lunedì 2 settembre 2013

Mostra personale ad Approdo alla lettura - Ostia Lido - RM









Mostra Personale di Toscanaccio ad APPRODO ALLA LETTURA fino a domenica 8 settembre
SETTE GRANDI OPERE …..e se fossero capolavori?

Come storica dell’arte anch’io sono tra i firmatari della petizione a favore di APPRODO ALLA LETTURA per evitarne la chiusura. Questo spazio polifunzionale  ogni estate, da 14 anni, presenta a Piazza dei Ravennati ad Ostia un programma ricco di iniziative per promuovere la cultura e, senza mai perdere di vista la divulgazione dei libri, fornisce gratuitamente spettacoli, concerti, incontri, dibattiti e un Giocanido, un asilo autorizzato per i bambini, mentre i loro genitori con tranquillità possono scegliere e consultare i volumi degli autori che più amano. Inoltre APPRODO ALLA LETTURA mette a disposizione degli artisti uno stand spazioso e ben illuminato anche di sera per le loro mostre collettive e personali. Attualmente è in corso fino a domenica 8 settembre la mostra personale del Maestro Giuseppe Vittorio Scapigliati, detto Toscanaccio – nato  a Piancastagnaio in provincia di Siena, ma residente da più di trenta anni ad Ostia – un artista maledetto e visionario che presenta 7 opere di grande formato, polimateriche con note espressioniste, surreali, sconfinamenti nell’informale e nel collage che in un certo senso allarga i confini della pittura fornendo a chi guarda stimoli nuovi ed  inesplorate associazioni mentali.
 Toscanaccio, un artista mai banale e scontato, tormentato e gioioso, libero e solitario, provocatorio e delicato al tempo stesso, spesso è vittima delle sue contraddizioni: ora si esalta come autore di opere eclatanti, ora considera esercizi inutili tutto il suo universo creativo. Con un linguaggio originale e con la sua solita carica di poesia e di sfida Toscanaccio  con questa mostra si pone e ci pone un interrogativo: …..e se fossero dei capolavori?  Sarebbe semplice rispondere che saranno le generazioni future a dargli una risposta esaustiva e provata, ma voglio assumermi la responsabilità di una risposta diretta ed immediata: sì, questi suoi quadri sono dei capolavori perché la sua  materia pittorica delicata ed intensa sa trasfigurare un mondo brulicante di vita in un tessuto cromatico denso di suggestioni, dove il gioco sapiente delle luci e delle ombre impregna di sé i colori ed i materiali usati come frammenti di ogni tipo, pezzi di carta o l’idroglass con le sue gioiose luminescenze, li decanta, li esalta e trasforma ogni sua visione in uno spazio senza tempo, denso di contenuti e di significati. In una sua nota scrive:”Presunzione o provocazione? Lascio questo interrogativo a voi! Quello che posso dire in mia difesa è che ho sempre amato quella donna bellissima che è l’arte. Per me e con me si è comportata da spietata matrigna, ma il mio sentimento è stato di grande fedeltà e rispetto. Occhi ciechi ed orecchie sorde mi hanno costretto a ballare da solo. Sciocchezze….ho goduto da matti per questa passione”.
Da anni quest’artista condensa la sua ricerca oltre i confini dell’arte figurativa, in una condizione dove il mistero della vita ed i suoi archetipi si manifestano con un linguaggio analogico e metaforico che si ricollega alla natura che lo circonda, alla vita dell’uomo e ai suoi sogni, ai miti, alla storia delle religioni e della filosofia, all’astrologia, agli avvenimenti che si sviluppano intorno a lui e che diventano motivo ispiratore delle sue creazioni. Sono lavori improntati ad un approccio interdisciplinare perché sono portatori di valori etici, estetici, spirituali, temporali, eterni, comunque legati alle radici sociali della nostra epoca. Alla base di ogni opera c’è una domanda sulla vita, sull’amore, sulla morte, sull’universo, sul significato del dolore e sul valore della propria arte della quale Toscanaccio afferma con convinzione: "Io non cito, mi cito" rivendicando l’autonomia del proprio linguaggio creativo che attinge energia dalle radici profonde della sua individualità nella consapevolezza che, come diceva Michelangelo: “Chi va dietro ad altri, non gli va dinanzi”. Il quadro più denso di pietas è quello che porta l’invocazione:”Dio mio, a questi non li vedi?” Sulla tela si snoda una lunga serie di volti stravolti e sofferenti, emaciati, senza denti  e con i segni evidenti di chi patisce la fame da lungo tempo. Per Toscanaccio dipingere significa viaggiare dentro di sé e rappresentare in maniera nuova per concezione ed impostazione non luoghi fisici, ma stati mentali e dello spirito, evocando con grande padronanza dei mezzi tecnici  i processi formativi della materia-colore in una gamma cromatica ambigua, pluristratificata, brillante e sapiente, capaci di rendere visibili metafore ed archetipi in bilico tra la coscienza individuale e l’inconscio collettivo.

                                                                                                                              Anna IOZZINO


Nota: L'articolo è stato pubblicato su "La Gazzetta del Litorale" del 31/08/2013 (anno VII, n. 34) pag, 10. 











La signora Colonnello, Toscanaccio


Da sinistra: Anna Iozzino (storico e critico d'arte), Toscanacccio, la figlia, la moglie, 

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