GIORGIO LEVI

Il governo chiude la partita con i finanziamenti all’editoria. Saranno azzerati. Colpite le cooperative, 10 mila posti di lavoro a rischio

E anche questa è fatta. Convinto di aver svol- to un ottimo lavoro il governo Di Maio-Salvini, con il portavoce Conte, ha approvato l’azzeramento graduale ai finanziamenti pubblici all’editoria. Circa l’8% del mercato, più di 10 mila posti di lavoro. Che da oggi sono a ri- schio, come ha detto il segretario della Fnsi Raffaele Lorusso.
Il provvedimento però non riguarderà i grandi o medi gruppi editoriali, che dalla fi- nanziaria del 2007 non ricevono più proventi pubblici.  L’elenco delle testate, che si può leggere qui, riguarda soprattutto cooperative di giornalisti e tipografi. Piccoli giornali di provincia, molti di ispirazione cattolica, a diffusione limita- ta, che grazie agli introiti dello Stato hanno avuto fino ad oggi la possibilità di esistere. Nell’esatto spirito che aveva contraddistinto nel 1981 il senso di que- sta legge. Offrire a tutti, anche a chi ha modesti bilanci, l’opportunità, attraver- so un media, di far sentire la propria voce.
La miopia politica del governo, una insensata avversione all’informazione, l’idea di essere circondati da editori in guerra con l’esecutivo, l’assenza totale del si- gnificato di libertà di stampa, il desiderio di sbarazzarsi di voci contrarie, sono stati i punti guida di un provvedimento che porterà nelle casse dello Stato una cifra irrisoria e che non inciderà minimamente sul recupero del debito pubblico che sta inghiottendo il Paese.
Il ministro del Lavoro Di Maio, che dovrebbe preoccuparsi giorno e notte di sostenere le imprese e soprattutto far crescere posti di lavoro, condanna migliaia di perso ne e di famiglie a restare senza una occupazione. Si può anche far finta di nien- te, ma senza il finanziamento molti giornali, nella migliore delle ipotesi, taglie- ranno gli organici e altri chiuderanno.
La Stampa, l’odiatissima Repubblica, il mal tollerato Corriere della SeraIl Messaggero, il sospetto Sole 24 Ore, l’insopportabile Espresso continueranno a produrre notizie su carta, sulle webtv, in rete, nei social, in edicola. Con grande fatica e sacrifici economici dei giornalisti, ma ci saranno. E se chiuderanno non sarà perché privi del finanziamento statale.
Di Maio e Salvini dovranno inventarsi qualcosa d’altro per fermare l’informazione di questo Paese. O farsene una ragione. E accettare le critiche. Ma non succederà, la propaganda politica, e il terrore di essere presi a pedate dai propri elettori (quando rinsaviranno), illuminerà le loro menti con altri progetti. A cominciare dalla prospettata abolizione dell’Ordine dei giornalisti, il prossimo obiettivo.  Un’altra stupidaggine propagandistica, i giornalisti non spariranno finché la Costituzione permetterà loro di esprimere liberamente le proprie opinioni, con o senza Ordine professionale.
Così, alla fine non resterà che mettere mano alla Costituzione, ma questa è un’altra storia.