martedì 30 giugno 2015

Fincantieri Monfalcone: sequestro aree, produzione sospesa

Fincantieri Monfalcone: sequestro aree, produzione sospesa

MONFALCONE (GORIZIA) - Sequestrate alcune aree della Fincantieri di Monfalcone, in provincia di Gorizia. Per questo è stata sospesa l’attività produttiva dell’intero cantiere di Monfalcone. Il sequestro, di cui dà notizia anche Il Piccolo, rientra nell’ambito di un’indagine avviata nel maggio 2013 dalla procura di Gorizia. La richiesta di sequestro, scrive l’Ansa, era stata respinta dal Gip del Tribunale di Gorizia, nonché da quest’ultimo Tribunale in sede di appello. Un successivo ricorso per Cassazione presentato dal Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Gorizia era stato però accolto e dunque il Tribunale isontino era stato nuovamente investito della questione disponendo stavolta la misura cautelare.
Le aree sotto sequestro sono aree destinate alla selezione dei residui di lavorazione ”strategiche per il regolare svolgimento del ciclo produttivo” precisa la società definendo la misura ”particolarmente gravosa” e attivandosi per ottenere la sua revoca.
Il gruppo ha scritto una nota: “Fincantieri, ferma restando l’intenzione di assumere con urgenza tutte le opportune iniziative in sede giudiziaria al fine di ottenere la revoca di detta misura, che considera particolarmente gravosa anche in ragione dei danni che il permanere degli effetti della stessa potrebbe provocare, è costretta, in ottemperanza al predetto provvedimento del Tribunale, a disporre a far data da oggi la sospensione dell’attività lavorativa di tutto il personale coinvolto nel ciclo produttivo del cantiere di Monfalcone”.

lunedì 29 giugno 2015

Tre vincitori a Tirana




Tre vincitori a Tirana

Nico Angiuli, Giulia Morucchio e Irene Rossini stanno realizzando i loro progetti in Albania perchè sono tra i vincitori del bando Movin'Up 2014. Uno sviluppa la sua "danza degli attrezzi" con i coltivatori di tabacco, le altre raccolgono le tracce di dispositivi e strategie inventati dai cittadini per aggirare la censura del partito comunista fino al 1990. Oltre al luogo, i loro lavori sembrano avere in comune alcuni aspetti che emergono o si distinguono nelle loro parole in queste interviste.
Movin'Up è il programma di sostegno per giovani creativi italiani nel mondo dedicato ad autori tra i 18 e i 35 anni: la I sessione del 2015 scade il 6 luglio, c'è ancora tempo per candidarsi...


Movin'Up è il bando rivolto ai giovani creativi che cercano un sostegno economico ai propri progetti da realizzare su invito di istituzioni culturali estere. Il 6 luglio 2015 scade il termine per candidarsi alla I sessione 2015


Nico Angiuli, ex industria di tabacco a Scutari, nord dell'Albania. 2014. Foto Bujari


Nico Angiuli, giovane lavoratore di tabacco nel 1925


Nico Angiuli, il trapianto della scultura partigiana a Scutari


Nico Angiuli, preparazione sequenze gestuali del tabacco. 2014


Nico Angiuli, produttore di tabacco di Sheldjia


Giulia Morucchio e Irene Rossini, schema conversione segnale uhf in vhf


Giulia Morucchio e Irene Rossini, antenne Tirana


Giulia Morucchio e Irene Rossini, vignetta,da Drita


Giulia Morucchio e Irene Rossini, Uzina e Radio Televizoreve, Durazzo

NICO ANGIULI 

"La danza degli attrezzi" è un progetto che, a partire dal 2009, ha coinvolto comunità locali di agricoltori, migranti, etnografi, istituzioni e danzatori archiviando in forma video i gesti delle mondine Piemontesi, del lavoro magrebino nei vitigni spagnoli e degli ulivi.
Nico Angiuli ha avviato nell'aprile del 2014 un laboratorio partecipato nel nord dell'Albania con i coltivatori e lavoratori del tarabosh, il tabacco tipico albanese. Ora intende proseguire nell'indagine storico-architettonica sui tabacchifici di Stato oggi chiusi, convertiti e/o danneggiati, tutti luoghi che diventeranno, in termini video, lo sfondo scenografico su cui i lavoratori del tabacco danzeranno il loro lavoro.
 

"La danza degli attrezzi" è il titolo che ricorre nel tuo progetto; fa subito pensare a "Tempi moderni" di Charlie Chaplin, alla retorica positivista, al tentativo di identificazione tra uomo e macchina definito macchinismo... 

Nico:Ho dato questo nome al progetto su due piedi, mi piaceva l'idea che gli attrezzi potessero danzare e non asservire una funzione, che averessero un'attitudine coreutica e non economica. Oggi capisco che sono i lavoratori stessi ad essere degli attrezzi; la nostra cultura, basata sul piacere perpetuo, ha bisogno di muscoli-oggetto, calcolatori interstellari, macchine indefesse, ma questa maniera di pensare ha coseificato l'uomo. Da un lato vedo il tentativo di estendere all'infinito le possibilità dell'uomo e dall'altro la volontà di depotenziare la condizione umana. Lo stesso Enver Hoxha (ex leader albanese) con il suo uomo nuovo (Njeriu I Ri) voleva un popolo di ingegneri elettrici in grado di emancipare tecnologicamente l'Albania, un popolo di robot che agivano e pensavano all'unisono.
Mi sto concentrando quindi sulla comprensione dell'uomo-macchina, piuttosto che sul rapporto tra uomo e macchina, che mi sembra ormai cosa certa e comune.
L'uomo macchina opera nei campi agricoli del foggiano, nelle fabbriche di Parmigiano Reggiano,etc... non ha riconoscimento sociale cammina per strada e il suo datore di lavoro non lo saluta manco, non si saluta un'attrezzo. Una volta terminata l'archiviazione delle principali colture contemporanne (mancano I campi di caffè e le saline) ho intenzione di scrivere una piece di teatro-danza per dare spazio ai temi emersi in questi anni. 

Nel 2011 (su UnDo.Net) affermavi che "La danza degli attrezzi è una ricerca da sviluppare a contatto con la terra, per studiare, mappare e archiviare la gestualità di ieri e di oggi, cercando di capire, e trasmettere poi, come tale gestualità cambia con l'introduzione delle macchine".
Il tuo progetto è proseguito nel tempo sviluppandosi in diversi step, in quale di questi si è maggiormente evidenziato questo cambiamento?
 

Nico: Il gesto che studio è sempre applicato nello spazio agricolo, spazio che cambia con l'uso delle macchine: una mietitrebbia permette di moltiplicare ed estendere la produzione nel paesaggio; questa possibilità, figlia della retorica positivista e del macchinismo appunto, acceca gli agricoltori che non si può dire negli ultimi 50 anni abbiano considerato la biodiversità, la qualità dell'aria e del cibo, I ritmi stessi della terra, come qualcosa da tutelare. Faccio solo due esempi: gli uliveti super intensivi in Spagna e i meleti in Trentino. 

Hai scritto su Vessel: "La trasformazione del paesaggio (per mezzo della meccanizzazione) e la relativa mutazione del tessuto sociale, il nuovo ruolo dei migranti nei campi e il ruolo dell'agricoltura nella città, sono alcuni dei temi che emergono ogniqualvolta il progetto è ospite di un territorio."
Il postfordismo viene definito come un periodo nella storia delle economie più avanzate che si sviluppa tra la fine degli anni '70 e l'inizio degli '80. Nel postfordismo la produzione è un processo basato sulla comunicazione e caratterizzato dall'adozione di tecnologie evolute e criteri organizzativi flessibili che adeguano la propria offerta a una domanda.
Come incidono queste dinamiche lavorative sulla tua danza? 


Nico: Non mi piace fare arte replicando i modelli economici di monetizzazione del proprio corpo-tempo, premessa dei miei progetti è la sospensione dei suddetti modelli piuttosto che la loro riproposizione. Resta comunque un argomento delicato e ho redistribuito economie nel film "TRE TITOLI" girato a Foggia con la compagine ghanese di lavoratori stanziali, un film in lavorazione in questi mesi. Ma sono molto attento in generale alle forme con cui si partecipa ad un progetto collettivo. 

Nell'intervista sul diario web del GAI dici: "Il lavoro in Albania è stato uno dei principali strumenti di propaganda politica; Enver Hoxha aveva costruito un comunismo scientifico industriale basato sulla costruzione delle grandi opere pubbliche e sulla meccanizzazione del lavoro. In questo senso cerco di raccordare il gesto del singolo lavoratore (dell'uomo nuovo socialista) al gesto collettivo imposto dal leader."
Durante la tua ricerca con i lavoratori di tabacco sono emerse difformità o disaccordi nei modi di concepire la quotidianità e nel modo di ricordarla delle persone? 


Nico: Le difformità dal pensiero unico dell'Uomo-Partito Enver Hoxha, emersero già negli anni '60; il PPSH-Partito del Lavoro d' Albania venne vissuto non con il trasporto che la propaganda di Stato restituiva attraverso i media. 
Nel progetto sul tabacco appena concluso realizzato in collaborazione con il Tirana Art Lab, la comunità montana di Sheldjia racconta, tra le altre cose, dei tentativi di mantenere una parte del tabacco coltivato per rivenderlo privatamente in città a Scutari, questo perché lo Stato ritirava puntualmente la produzione di tabacco avendo collettivizzato i beni e rendendo di fatto i contadini semplici applicati. Nacquero così mercati illegali e paralleli che garantivano entrate extra, almeno in teoria.
Ci sono combinazioni a cui ho lavorato e su cui continuo a lavorare, cartine di tornasole della politica letta attraverso pratiche e tecniche agricole, un esempio: "Pese Heronjve të Vigut" è una scultura dedicata agli eroi della rivoluzione contro gli occupatori italo-tedeschi, sino a pochi anni fa era nel centro della città in un punto chiave, alcuni anni fa è iniziato il suo viaggio che coincide con il rifiuto della propria Storia recente: prima la scultura viene installata nella periferia est della città vicino gli incerenitori, poi spostata ancora nella parte ovest, appena prima dell'autostrada, domani chissà dove, ho visto le immagini in tv e mi ha immediatamente ricordato la prima scena de "La Dolce Vita" con il Gesù Cristo che sorvola Roma in elicottero.
In agricoltura c'è una tecnica simile al trapianto, quando la piantina è pronta la si sposta dalla serra al campo aperto, solo che il campo aperto in Albania rischia di coincidere con l'oblio. 

GIULIA MORUCCHIO - IRENE ROSSINI 

Il soggiorno è finalizzato alla raccolta di materiale, tramite interviste, ricerca d'archivio e sul campo, per creare una pubblicazione che raccolga le tracce dei dispositivi e delle strategie usati dai cittadini albanesi per aggirare il monopolio di programmi radio-televisivi gestiti dal partito comunista, al potere dal 1946 fino al 1990, e superare così, l'isolamento fisico e culturale in cui era tenuto il Paese.
Nel corso della nostra permanenza in Albania, della durata di circa un mese, saranno organizzati regolari incontri aperti ad artisti e alla comunità locale, per raccogliere testimonianze dirette di queste tecniche. Quanto emerso sarà poi raccolto in una pubblicazione, che racconti, in una sorta di storiografia minore, le forme di dissidenza domestica e clandestina attraverso i suoi oggetti-simbolo, come vinili e libri proibiti (e i metodi per farli circolare), antenne radio costruite in casa, canzoni dichiarate sovversive, etc.
 

Il vostro progetto di analisi parte da quando è iniziata la dittatura comunista, nessuno vi ha raccontato come furono le reazioni alla "fascistizzazione" che intrapresero gli italiani prima? 

Giulia e Irene: La nostra ricerca è circoscritta a un periodo che va dal 1960 fino ai primi anni ’90: un arco temporale ben preciso, complesso e vasto. Abbiamo, però, avuto modo di parlare con alcune persone della passata occupazione fascista dell’Albania in relazione all’architettura e all’urbanistica della città, tematiche che, anche se non direttamente inerenti al nostro lavoro, affascinano molto entrambe. 

Nell'intervista sul diario web del GAI affermate "Chi ci racconta della tv italiana ce ne parla come di una 'finestra sul mondo'. Mostrare questo 'altro', anche se deformato e parziale, è il ruolo che tv e radio possono aver giocato nel formarsi del progetto migratorio." Però questo vi sembra troppo semplice, perché? 

Giulia e Irene: La questione che tocchi è davvero troppo ampia per rispondere con poche righe e non essere fraintese. Quando diciamo che la relazione tra televisione e migrazione è troppo "semplice" abbiamo in mente la retorica creata dai media Italiani (sia giornali che televisioni) in occasione delle prime migrazioni - soprattutto quella del 1991.
Per un'analisi più approfondita rimandiamo alla lettura di 'La scoperta dell'Albania', di Ardian Vehbiu e Rando Devole che, attraverso un'analisi di testate giornalistiche e del montaggio di servizi trasmessi nei telegiornali, mostra come sia stato costruito uno stereotipo italiano dell'immigrato e dell'immigrazione albanese. 

Il vostro è un progetto che analizza anche il desiderio di conoscenza che spingeva le persone a inventarsi i modi per ascoltare e capire cosa accadeva fuori dall'Albania. Tra i vostri interlocutori c'è qualcuno che coglieva il conformismo e i gli aspetti dissonanti all'interno della cultura occidentale? 

Giulia e Irene: Boris Groys, in un testo pubblicato nel catalogo del Padiglione Albanese della Biennale di Venezia appena inaugurata, nota come l' "Occidente", nel periodo della Guerra Fredda, venisse considerato dai Paesi comunisti non solo come un nemico militare o politico, ma anche come uno spazio mitologico, in quanto sconosciuto e irraggiungibile. I nostri interlocutori hanno soprattutto sottolineato il fatto che la TV straniera mostrasse un'alternativa, un 'altro', ma questo non implica che il materiale proveniente dall'Ovest venisse consumato in modo passivo e acritico. 

Neo fordismo, call center, fast food, Agon channel e resort di lusso per stranieri; avete riscontrato in qualcuno quella che si definisce Ostalgia? 

Giulia e Irene: L'Albania ha avuto un percorso molto diverso rispetto agli altri paesi del Blocco Sovietico, e dopo 50 anni di dittatura la fase di transizione alla democrazia è stata caotica e dolorosa.
Non abbiamo riscontrato sentimenti di nostalgia per quel passato, ma questo ancora una volta non vuol dire che ci sia un accettazione entusiasta o apatica del Capitalismo nelle forme in cui è arrivato in Albania. 

Ma qual'è lo "strumento" di dissidenza più curioso che si sono inventati? 

Giulia e Irene: Ci stiamo interessando in particolare a un oggetto dalle "dimensioni piccole ma dalla grande importanza" come ci dicono in molti, che veniva realizzato tra gli anni '70 e la fine della dittatura, all'interno di una scatoletta di latta, il più delle volte in quella delle sardine.
In questo contenitore venivano inserite tutte le componenti elettriche che permettevano di integrare una banda mancante nei televisori Albanesi, su cui invece trasmettevano la tv italiana e quella jugoslava. 


Interviste a cura di Anna Stuart Tovini


17 ª EDIZIONE DI MOVIN’UP - programma di sostegno alla mobilità degli artisti italiani nel mondo 
Movin'Up è un bando è rivolto a creativi tra i 18 e i 35 anni che sono stati invitati all'estero da istituzioni culturali e cercano un sostegno economico ai loro progetti multidisciplinari. Creato nel 1999 dal GAI - Associazione per il Circuito dei Giovani Artisti Italiani -, dal 2003 il progetto è attuato con il Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo.
Il programma ha permesso di sostenere ad oggi 667 su 2.050 progetti presentati, per un totale di oltre 1.200 artisti. 

I SESSIONE 2015: INVIA LA TUA CANDIDATURA
La scadenza per partecipare è il 30 giugno 2015, ore 12.00
Le candidature 2015 dovranno essere presentate solo ed esclusivamente tramite procedura on-line
Leggi il regolamento completo del bando su:
http://www.giovaniartisti.it/iniziative/bando-movinup 

Puoi seguire il racconto live degli artisti italiani in viaggio su:
http://www.giovaniartisti.it/movinup

Missoni, l'arte, il colore


Missoni, l'arte, il colore

MUSEO D'ARTE DI GALLARATE MAGA


Missoni, l'arte, il colore. Dal 19 aprile all'8 novembre 2015, Museo MAGA via De Magri 1, Gallarate (VA 

La creatività di una grande Maison italiana e la straordinaria cultura e genialità dei due fondatori: Ottavio e Rosita Missoni. La mostra si svolge proprio nella citta' che scelsero nel 1953 come sede della loro casa e del loro primo laboratorio di maglieria. 

Per capire "Le radici" delle loro invenzioni sono esposte opere d'arte (molte della loro collezione) che vanno dal 1910 al 1950: Balla, Depero, Fontana... Poi un'installazione immersiva, tra colori e suoni, propone i tessuti archiviati nel corso del tempo. Il momento forte sono 100 abiti creati dagli anni '60 ad oggi che sono accostati per assonanza cromatica e non in modo cronologico. Si prosegue con dipinti ed arazzi di Ottavio Missoni che intrecciano "Dialoghi" con molti lavori di artisti del secondo 900... E qui troviamo Dorazio, Turcato, Burri e molte opere cinetiche. 

Le attività collaterali del Dipartimento educativo del MAGA sono pensate per tutte le età, prevedono diversi laboratori, conferenze e performance in collaborazione con diversi artisti. In questo video si può vedere qualche esempio: come il concerto fluxus (per carote e tuberi) di Gianni Emilio Simonetti, oppure le reinterpretazioni culinarie di alcune azioni storiche di autori come Marinetti, Duchamp o Cage. 

Il museo ospita anche #fine-anno, evento che riunisce tutti i progetti realizzati con gli studenti nei programmi di alternanza scuola lavoro.
Ed ecco grafica, poesia, design, nati a partire dalle opere d'arte esposte in mostra. Ma anche un progetto speciale dedicato ai colori urbani svolto insieme agli artisti Caretto e Spagna e una coreografia che ha messo in scena i movimenti di esultanza dei giocatori dell'NBA con Roberto Fassone. 

La mostra è curata da Luciano Caramel, Luca Missoni ed Emma Zanella. 

Maggiori informazioni sulla mostra 

Videoproduzione UnDo.Net per Museo MAGA, giugno 2015. Riprese e regia Domenico Palma

Teatri di Guerra

30/6/2015

Teatri di Guerra

IN ARS ART GALLERY ARION MONTECITORIO, ROMA

Quadri, sculture, ceramiche, fotografie e oggetti d'epoca che raccontano scene e paesaggi dei due conflitti mondiali, esprimendo la visione della guerra nelle sue varie forme. Con opere provenienti dalla Collezione Jacorossi; sono previsti alcuni progetti collaterali.

COMUNICATO STAMPA
a cura di Roberta Giulieni 

Al centro del progetto espositivo vi è il tema della Guerra, letta attraverso lo sguardo di artisti e fotografi del Novecento. Quadri, sculture, ceramiche, fotografie e oggetti d’epoca, che raccontano scene e paesaggi delle due Guerre mondiali ed esprimono la visione della guerra nelle sue varie forme. Guerra esaltata come forma di progresso (sola igiene del mondo) o descritta come teatro degli orrori e della violenza; Guerra espressione degli alti gradi dell’esercito e della politica combattuta da soldati semplici e dal popolo; Guerra pianificata dalle menti e condotta con le armi; Guerra nazionalista; Guerra colonialista; Guerra per la Vittoria; Guerra “Alla libertà”. 

La mostra 
La mostra è costituita da un corpo centrale con opere provenienti dalla Collezione Jacorossi (tra gli altri, sono esposti lavori di Amerigo Bartoli Natinguerra, Floriano Bodini, Giovanni Costantini, Bruno Croatto, Duilio Cambellotti, Giulio D’Anna, Gerardo Dottori, Gino Severini, H.H. Lim, Arturo Martini, Gian Marco Montesano, Giulio Turcato) e da due progetti fotografici collaterali, che si alterneranno nel corso dei mesi di programmazione e che saranno posti in dialogo con la serie di incisioni Gott mit uns, di Renato Guttuso. 

I progetti collaterali 
La mostra War Landscapes. Paesaggi di guerra del giornalista Alfredo Macchi - che propone una selezione di fotografie in bianco e nero, realizzate nelle più importanti zone di conflitto del mondo e contenute nell’omonimo libro fotografico edito da Tempesta Editore - sarà aperta fino al 12 settembre. 

Dal 14 settembre, invece, sarà visibile la mostra Ritratti di guerra di Pasquale De Antonis. Si tratta di una serie di fotografie di soldati americani, inglesi e tedeschi scattate dal fotografo nel suo studio, nel corso degli anni ’40. 

Sezione Memoria 
Chiude il percorso espositivo - intervallato dai volumi della libreria - la sezione Gli oggetti raccontano il ‘900, dedicata al tema della Memoria: fotografie, piccoli arredi, oggetti di design, arti applicate e curiosità che abbracciano l’intero secolo fino ai nostri giorni. Scelti per la loro particolarità o pregiata fattura, segnano la traccia di una storia vissuta e tramandata. 

Nel corso della mostra saranno organizzati alcuni incontri della serie “Accoppiamenti giudiziosi”, durante i quali di volta in volta scrittori, intellettuali, esperti di arte contemporanea o artisti approfondiranno le possibili connessioni tra un'opera d'arte e un libro, sempre legati al tema della mostra. 

La sera dell’inaugurazione verrà rappresentato Figlio Ritorna O Figlio, sogno iconografico di Vincenzo Mazzarella, con l’accompagnamento della fisarmonicista Desiree Infascelli e con l’allestimento e i costumi di Paolo Bielli ed Eros Renzetti. 

Il progetto Teatri di guerra s’inserisce nel programma di mostre di Inars Art Gallery del Gruppo Jacorossi nato con l’intento di sondare “le connessioni tra arte contemporanea e libri, nobili contenitori delle varie discipline” afferma Ovidio Jacorossi. 

War Landscapes. Paesaggi di guerra. Alfredo Macchi a cura di Stefania Lattanzio fino 12 settembre 2015 
Pasquale De Antonis. Ritratti di guerra a cura di Roberta Giulieni dal 14 settembre al 3 ottobre 2015 
Catalogo: introduzione di Fabio Pizzicannella, testo di Fabio Benzi e schede storico artistiche di Fabio Benzi, Roberta Giulieni e Giulia Tulino(€ 10) 

Ufficio stampa inARS Art Gallery 
Federica La Paglia 
338.9982553 / f.lapaglia@gmail.com 

Inaugurazione 30 giugno ore 18 

in ARS Art Gallery Arion Montecitorio 
piazza Montecitorio, 59 Roma 
lun 12-19, mar-sab 10-19 
ingresso libero

corso per: "ISPETTORI/VERIFICATORI per il CONTROLLO dello STATO DI MANUTENZIONE E DI ESERCIZIO degli IMPIANTI TERMICI"

Corso di Settembre 2015

Gas.it Ente di Formazione ACCREDITATO,su richiesta di un Organismo di Ispezione, organizza un corso per:
"ISPETTORI/VERIFICATORI per il CONTROLLO dello STATO DI MANUTENZIONE E DI ESERCIZIO degli IMPIANTI TERMICI"
Durante il corso saranno illustrate le disposizioni del DPR 74/2013 e quelli previsti all’art. 9 DGR Lombardia XI 2601/2011 così come modificato dalla Del X 1118/2013
Sono aperte le iscrizioni per la prossima edizione del corso.
Corso abilitante alla esecuzione dell'attività per conto di Comuni e Province della regione Lombardia e a livello nazionale.
Sono previsti 5 posti gratuiti riservati a Neolaureati e Neodiplomati agevolando l’inserimento nell’attività lavorativa.
Il corso intende formare i tecnici addetti alle ispezioni sugli impianti termici per conto di Comuni e Province, fornendo tutti gli elementi necessari per svolgere i compiti previsti dalla Legislazione nazionale (DPR 412/93 e DPR 551/99 D.Lgs 192/05 e DPR 74/2013, e da quella della Regione Lombardia (DGR Lombardia XI 2601/2011 secondo quanto espresso dalla D.D.U.O. n. 6104 del 18 giugno 2009 e DGR X_1118/2013 in recepimento del DPR 74/2013)
gli Organismi di Ispezione che ci hanno richiesto il corso sono in attesa dei nuovi ispettori da avviare alle attività operative ed organizzano una sessione dell'esame ENEA per i selezionati.
Per gli ispettori-verificatori già abilitati è previsto un modulo breve da 20 ore per l’aggiornamento alle nuove disposizioni riguardanti gli impianti di condizionamento, gli impianti a biomassa e le pompe di calore.
Il corso è a pagamento. L'esame potrà essere secondo le disposizioni nazionali previo superamento dell'esame ENEA.
Le selezioni sono aperte: inviare dettagliato curriculum e elementi comprovanti i requisiti a formazione@gas.it.
oppure
fax: 0236604495. Segreteria tecnica: 0236604434.
SCARICA LA LOCANDINA
SCARICA LA SCHEDA DI ADESIONE
SCARICA LA SCHEDA DI ADESIONE PER GLI ISPETTORI GIA' ABILITATI
Requisiti dei partecipanti
Per poter essere ammessi a partecipare al corso ed al successivo accertamento di idoneità tecnica gli aspiranti verificatori devono possedere i requisiti riportati dal DPR 74/2013:
a)    laurea in materia tecnica specifica conseguita presso un’università statale o legalmente riconosciuta: si ritengono lauree in materia tecnica specifica quelle in Ingegneria (qualsiasi specializzazione), Architettura, Fisica.;
b)      sono considerate valide le lauree brevi (diplomi di laurea; laurea di I livello) nelle stesse materie, nel cui piano di studi siano stati inseriti almeno uno dei seguenti esami come identificati dal codice MIUR riportati tra parentesi:
  • Sistemi per l’ingegneria e l’ambiente                   (ing-ind/09);
  • Fisica tecnica industriale                                     (ing-ind/10);
  • Fisica tecnica ambientale                                    (ing-ind/11);
  • Fisica teorica, modelli e metodi matematici           (fis/02);
  • Misure meccaniche e termiche                             (ing-ind/12);
  • Chimica industriale                                            (chim/04);
  • Principi di ingegneria chimica                              (ing-ind/24);
c)    Diploma di scuola secondaria superiore conseguito presso un Istituto Statale o legalmente riconosciuto, più un periodo di inserimento di almeno un anno continuativo alle dirette dipendenze o di collaborazione tecnica in una impresa del settore; si ritengono validi:
Si ritengono validi i Diplomi di Perito Industriale (rilasciati da Istituto Tecnico Industriale) in:
Costruzioni aeronautiche; Edilizia; Fisica industriale; Industria mineraria; Industria navalmeccanica;  Industrie metalmeccaniche; Meccanica; Meccanica di precisione;Metallurgia;Termotecnica.
d)     Il Diploma di maturità professionale (rilasciato da Istituto Professionale - corso quinquennale) in: Tecnico delle Industrie meccaniche;
e)     In mancanza della formazione tecnica e professionale di cui ai punti precedenti, il possesso di significativa esperienza professionale nel campo delle ispezioni degli impianti termici maturata precedentemente l'entrata in vigore del d.p.r. 74/2013, in applicazione del punto 11 dell'allegato C al d.p.r. 74/2013 e art. 14 comma 2 b) del DPGR 3 marzo 2015 n 25/R
Il possesso dei requisiti tecnico-professionali è condizione indispensabile per l’ammissione al corso ed al successivo accertamento di idoneità tecnica: non possono essere ammessi candidati che non siano in possesso dei documenti comprovanti il possesso dei requisiti.

L’accertamento è articolato in tre fasi: una prova scritta (durata circa 2 ore), una prova pratica di verifica del rendimento di combustione di una caldaia autonoma e/o centralizzata (durata circa 30 minuti) ed un colloquio orale (durata circa 30 minuti).
Solo coloro che superano la prova scritta sono ammessi a sostenere le successive due prove.
In caso di esito negativo l’accertamento di idoneità tecnica può essere ripetuto una sola volta.
Sede di realizzazione
Il corso si terrà presso il Centro di Formazione Gas.it di Assago (MI) via Garibaldi, 1.
Durata
Il corso è articolato in 64 ore di lezioni teoriche, esercitazioni in aula ed esercitazioni  pratiche sugli impianti. Le lezioni si terranno secondo il seguente calendario:
Settembre/Ottobre 2015
Il corso avrà inizio Martedì  04/09/2015 e il 05/09/2015 dalle 9:00-13:00  14:00-18:00  con cadenza ogni Martedì e Mercoledì. Le iscrizioni saranno effettuate entro il mese di luglio 2015.
Le lezioni successive saranno comunicate alla conclusione dell’iscrizione dei candidati e in successione saranno organizzate le sessioni d’esame.
Materiale didattico fornito
La quota di iscrizione al corso include il costo del seguente materiale didattico:
  • Corso on line con test per la verifica di apprendimento;
  • Linee guida per la regione Lombardia (Manuale) per il verificatore di impianti termici;
  • Normativa per il verificatore di impianti termici;
  • Esercizi e complementi per il verificatore di impianti termici;
  • Manuali e dispense appositamente predisposte per il corso.
Per moduli di iscrizione e locandine e per ulteriori informazioni visita il nostro sito.

Monte dei Cocci. 5 luglio apertura speciale


domenica 28 giugno 2015

Grecia: più ottimismo sull'accordo, ma servirà un altro Eurogruppo


Grecia: più ottimismo sull'accordo, ma servirà un altro Eurogruppo

Grecia: più ottimismo sull'accordo, ma servirà un altro Eurogruppo
Una donna imbraccia la bandiera greca durante le manifestazioni a supporto del governo di Syriza sotto il palazzo del Parlamento, ad Atene, la sera prima dei vertici decisivi per il destino della Grecia (reuters)
La giornata partita sotto i migliori auspici ha infiammato i mercati, ma in serata è arrivata la frenata di Lagarde (Fmi): "C'è ancora moltissimo da fare". Le proposte di Tsipras però sono giudicate una "buona base" dai creditori internazionali. Tra le altre, il blocco dei prepensionamenti dal 2016 e una sovrattassa per i redditi sopra i 30 mila euro. Le prossime 48 ore decisive

Le sessanta mete vietate ai turisti

Siti archeologici e piccoli musei. Le sessanta mete vietate ai turisti

Off limits dall'Ipogeo di via Livenza alla Casa dei Cavalieri di Rodi, per restauri lunghi e poco personale
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Ben 60 siti archeologici o musei della città sono chiusi perché in restauro (e restauro a Roma vuol dire anni di lavori e committenze), o "temporaneamente chiusi" - come il Mausoleo di Lucilio Peto, la casa protostorica di Fidene, la Cisterna romana di via Cristoforo Colombo, l'Acquedotto Vergine - oppure, semplicemente, non è possibile la visita perché non c'è il personale per aprirne l'accesso. Ventotto di questi siti sono in mano a Zètema, che gestisce i servizi di biglietteria e di accoglienza della Sovraintendenza, altri sono comunali, altri ancora Statali. Uno scandalo di cui in pochi si accorgono. In fondo che cos'è Roma se non Musei Vaticani e Pantheon?

Ci sono infatti pullman che sfornano a velocità supersonica, oltretutto in zone sulle quale c'è qualche dubbio che possano passare e tanto meno fermarsi quei mostruosi lombriconi di lamiera e gomma, turisti un tanto al chilo: Colosseo, San Pietro, Fontana di Trevi, piazza Navona, di Spagna, e via così, fino alla Galleria Borghese. I pullman li aspettano per portarli verso la prossima tappa circondando le mura archeologiche di tutta la città - ma tanto chi se ne accorge - mentre le guide trascinano i poveretti muniti di ombrellini colorati per ripararsi dal sole, scarpe da ginnastica, shorts, che gridano oh my God!! Unbelievable! , quando si affianca il centurione che spadone al fianco se mette in posa e se fa fà la foto coll'americano, sò cinquanta euro, daje!

Ma ci sono anche i viaggiatori che di Roma conoscono ognuna di quelle pietre da mordi e fuggi. Stranieri o anche italiani che vogliono vedere altro: Roma d'altronde è un mondo e da qui tutto il mondo è passato, lasciando una traccia di sé. È un magico, infinito, sorprendente, incantato racconto che non finisce mai. Se si volesse visitare l'Excubitorium della VII Coorte dei vigili, a Trastevere, una caserma minore di vigili, che doveva anche occuparsi di eventuali incendi e del servizio di pubblica sicurezza di notte, non si potrebbe: è temporaneamente chiusa.

Per l'Ipogeo di via Livenza, invece poco lontano dalle Mura Aureliane, anche questo sotterraneo, che doveva essere un tempio o un ninfeo, è invece necessario prenotare. Si deve però formare un gruppo di almeno 10 persone perché si apra il sito. Possono anche passare mesi prima che questo sia possibile. È così per il Museo del Teatro Argentina, la Casa dei cavalieri di Rodi, il Tempio di via delle Botteghe Oscure e molti altri.

"È una situazione intollerabile che si potrebbe risolvere con il volontariato" dice Athos De Luca, presidente della Commissione Ambiente. "Ma i
 sindacati non hanno voluto. Hanno chiesto altre assunzioni, pur sapendo che non è possibile. Ma cosa è meglio tenere chiuso questi siti o farli vedere con i volontari?". "Soluzioni per aumentare l'offerta culture noi le abbiamo sempre sottoscritte, come è già successo con l'apertura anche il lunedì dei musei" dice Natale Di Cola, segretario generale Fp Cgl Roma. "La cultura ha bisogno di investimenti e non di improvvisazioni".