martedì 9 giugno 2015

GIUSEPPE GIAQUINTO: UN VIAGGIO TRA ARTE E POESIA - Italiana





GIUSEPPE GIAQUINTO:
UN VIAGGIO TRA ARTE E  POESIA

a cura di

ANNA IOZZINO




Giuseppe Giaquinto: Estate campana  1998 - Olio su tavola, cm 40 x cm 50




Dedica

A chi ha voglia di arte,
di poesia e di  amore…








L’UNIVERSO POETICO DI GIUSEPPE GIAQUINTO
  
La poesia di Giuseppe Giaquinto è fatta di ricordi vicini o lontani, di sentimenti di gioia o di dolore, di emozioni, ma anche di contenuti e di una costante presa di coscienza dei propri vissuti, della propria essenza di uomo e di artista lacerato dall'insanabile dicotomia tra illusione e realtà, tra determinismo e libertà, tra passato e presente, tra coscienza individuale ed inconscio collettivo in un’esplorazione costante dello spazio interiore e del lancinante mistero di vita e di morte che da sempre accompagna il nostro cammino.
In tutte le liriche di Giuseppe Giaquinto emergono la sua vocazione a rappresentare con un ritmo ( ...ecco che in sogno odo felice/ una voce/ a me cara./ Spazza via ogni cosa,/ rassicura, infiamma,/ è la voce di mamma.)  a quello fraterno,  da quello per la natura che ci circonda ( Neve di primavera/ dona respiro/ alle rosee cromie/ fonte di vite infantili./ E fa che anche noi,/ delicati esseri dell'amata natura/ di vita felice, alfin/ possiam gioire.) a quello di solidarietà verso gli altri, da quello per la propria arte ( Corre sulla bianca tela/ la mano tremula./ Un alito di vento la sorregge,/ un inebriante profumo l'avvolge/ mentre la nave della mia fantasia/ attraversa immensi oceani di felicità.) alla propria vocazione dedicata alla ricerca esistenziale, dalla tenerezza ( Tu, innocente frutto/ di un sincero amore/ che dal seno materno/ hai schiuso i teneri occhietti/ al nuovo mondo..) alla devozione ( Madonna di Lourdes/ volgi il tuo sguardo ai pellegrini/ che a te son vicini/ bramando con speranza e con amore/ ad un battito del tuo cuore.), dalla benevolenza  allo struggimento d’amore verso la propria donna, la sua amatissima moglie Pasqualina Elefante, come testimoniano questi versi scritti in occasione delle loro nozze d'argento: “Sono liberi/, sì, liberi e gioiosi/ di far cornice a due morosi, che uniti,/ cavalcano le ali dorate dell'amor./ Nell'azzurro infinito è gran festa/ che scaccia lontano turbine e tempesta....” o in dialetto napoletano ( Io tengo affianco a me una mugliera/ ca tene ll’uocchie comme a na pupata….)
fluido e pausato il suo mondo affettivo, i legami antichi ed ancestrali come quelli che legano un figlio alla propria madre e la coscienza dell’immateriale, cioè dell’invisibile oltre il visibile, talvolta anche in maniera gioiosa o ironica in particolar modo nelle poesie con gli accenti vivaci del dialetto napoletano. Nei suoi versi dominano i ricordi ed i sentimenti declinati in tutte le loro più sottili gradazioni: da quello filiale
            Nella certezza affettiva che gli è dato vivere, cogliendone appieno il potere taumaturgico, il suo partner è un sole, il centro di gravità della sua vita. Ogni istante della sua vita è vissuto nella proiezione che fa dei suoi sentimenti per l’amata, vera ed unica protagonista del suo sentire. Le cadenze del ritmo compositivo sembrano corrispondere ai battiti del suo cuore che palpita all'unisono col cosmo e rincorre costantemente un messaggio di verità, una rinnovata speranza di relazioni sincere e vitali.
            Giuseppe Giaquinto – scomparso il 30 aprile del 2013 – era un poeta discreto, silenzioso e con un lato un po’ misterioso, perché era un uomo coltissimo, conosceva bene, oltre l’italiano, l’inglese ed il francese, ma nelle conversazioni cercava di non sovrastare mai gli altri. Lo spessore evocativo della sua poesia rinnova un tema antico e sempre nuovo, quello dell’amore autentico, che ha una forza tale da essere nella sua globalità, talmente universale da accogliere e filtrare tutto ciò che viviamo, pensiamo e sentiamo. Le poesie di questa raccolta attingono alla memoria, alla ricchezza delle sue risorse interiori, ai tormenti che agitavano il suo animo dopo la morte della sua mamma, alla ricerca di un approdo sicuro: l’Assoluto o il Nulla. Spesso i suoi versi si dispiegano nelle splendore di una trasfigurazione interiore, di una presa di coscienza spirituale.
 Poesie come “Barca solitaria”, “Napule mio”, “Pensieri”, “Sogno” ed altre mettono in evidenza come per lui, poeta-pittore-navigatore, il mare non era solo una grande massa di acqua salata con le sue onde, le sue correnti e le sue maree, ma era anche il simbolo più calzante dell’ansia e del vario percorso esistenziale di ogni uomo con le sue calme, le sue tempeste e le sue bonacce, con  spunti ed analogie che alludono alla struggente metafora della vita con i suoi segreti, le sue gioie, i suoi terrori ed i suoi dolori. Inoltre il mare si collega al ruolo della madre come fonte di vita e di nutrimento. Nei sogni e nei pensieri il mare è l’inconscio, espressione di profondità misteriose ed ineluttabili che lavorano dentro di noi. In questi versi dialettali della poesia “Napule mio” (‘O Vesuvio tu tieni pe compagno./T’’o tieni stritto, bello caro caro,/ ca chianu chianu scenne fin’’o mare,/ cu tanta voglia doce ‘e te vasà./ Sti varche ca tu tieni tutt’attuorno/ c’’o viento dint’’e vele fin’a sera…)  il mare è sentito come simbolo di gioia e l’intera poesia è una boccata di aria fresca, un momento di apertura rispetto al tono più intimistico e di riflessione della sua abituale produzione. Questi versi colpiscono per la loro efficacia luministica e cromatica. L’ariosità e la luce del paesaggio accecano il lettore. Gli ultimi  versi della stessa poesia ( ‘E braccia aperte tieni ‘a chistu mare / alle tre isole il cuore tuo apri/  le tue bellezze: Procida, Ischia e Capri /ca’ te danno tanta gioia pe’ campà. ) sono uno omaggio a Procida dove è nato, una terra fertile di religiosità, di poesia creativa e di fantasia che per le sue origini vulcaniche si ricollega alla regione flegrea, posta nella parte occidentale del golfo di Napoli, tra Ischia ed il continente.
                                                                                                               

                                                                                                              Anna IOZZINO 




Giuseppe Giaquinto


POESIE  IN  ITALIANO


A  SYRIA

Dolce attesa.
Lieto evento.
Tu, innocente frutto
di un sincero amore,
che dal  seno materno
hai schiuso i teneri occhietti
al nuovo mondo,
vieni a noi, che,
con immensa gioia
leviamo a te i nostri cuori.
Creature celesti
dolcemente
ti hanno accompagnata,
come per incanto
su bianca nuvola
sorretta da piacevoli
aliti di vento,
verso lidi terreni.
Luminosa stella,
indirizzo sicuro dei marinai,
ti ha guidata
verso l’ineguagliabile amore
dei tuoi cari.
Medesima stella
del cui nome portatrice sei,
in quel meraviglioso giorno,
ha donato a te
tutti i suoi raggi.
Ha donato a te
tutta la sua luce;
perché tu luce sei.
Stellina fra le stelle.
Fiore profumato.
Perla delle perle.
Sì, sei venuta a noi
per colmare di gioia
i nostri cuori.

Quale felicità maggiore
se non quella di poter accarezzare
il tuo roseo derma,
di poter baciare
la tua tenera fronte
e poterti augurare
lungo e radioso cammino
sulla iridescente strada  della felicità.
Sia tu benvenuta fra noi
Luce dei nostri occhi,
Amore dei nostri cuori,
Tesoro dei tuoi genitori.
Benvenuta, Syria, benvenuta!!!!






AI NOSTRI FIGLI

Quanta felicità tracima dai nostri cuori
al pronunciar la parola “FIGLI”
Voi, creature tenere e innocenti
al  par di luccicanti monili
adagiati in uno scrigno d’oro,
accarezzati dai tiepidi raggi solari,
cullati dall’argentea luce lunare,
avete acceso d’amor i nostri cuori
nel mostrar le vostre tenere fattezze ai nostri occhi.
Simpatiche smorfiette
ci hanno allietati.
Gioiosi sorriseti
ci  hanno appagati
mentre la vostra fiamma
alimentava ed alimenta strenuamente
l’ardore dei nostri cuori.
Insieme ci siamo incamminati
lungo la strada della vita,
irta e tortuosa;
talvolta piana e speranzosa
ma sempre alfin vincitori
perché avvolti da alone protettivo
degli amati genitori.
Sì, pronunciar la parola “FIGLI”
È come essere rapiti  da tenera mano
e  catapultati in un luminoso prato
ove ci si rincorre
avvolti in una nuvola di felicità.
Si accavallano i giorni.
Si rincorrono i mesi.
Gli anni si susseguono e voi,
avete varcato la soglia della gioventù.
Gran sollievo ci appaga
nel vedere i nostri pargoli liberi,
capelli al vento, ilari e spensierati
al par di augelli che si librano nell’aria
tersa e profumata.
 Inspiegabili sensazioni
ci rapiscono al suon delle parole
“Mamma, Papà siete il nostro bene”
e ci conducono in un mondo
ove ipocrisia,tristezza e avversità
svaniscono al cospetto
di turbinii d’amore
che plasmano i nostri sogni.
Voi, adorati figli che percorrete
la  strada delle promesse,
giammai smettete di sognare.
Non permettete che le avversità della vita
abbiano  a sopraffare la vostra innocenza.
Non lasciate che i vostri desideri
vengano  annientati da devianti propositi
ma fate sì che i vostri sogni
diventino un dì realtà.


  




ALLA MIA CARA MAMMA


Quante volte ho pronunciato il nome “Mamma”
e per sempre ancor lo pronuncerò.
Si accende in cor mio una gran fiamma
che mai e poi mai la spegnerò.

Lieto il tuo volto, sorridente e ilare,
faro per me di sicuro indirizzo,
sei una stella venuta dal mare
che mi rende giulivo con le tue carezze.

Tu che sei della casa la regina
sei del mio cuore la speranza.
Io ti penso, ti chiamo sera e mattina
finché non svanirà la tua mancanza.

Tu mi hai sempre donato il tuo calore
nei momenti tristi e di sconforto.
Sei stata fonte di immenso amore
guida serena in sicuro porto.

Ogni dove colmava la tua presenza
era armonia la gioia, la tua beltà.
Ora mi guardo intorno, che possanza,
che il vuoto intorno a me è realtà.

Ora che dal ciel mi guardi, o mamma,
pargolo ritorno a te, ridente.
Tendimi la mano come gran fiamma
e guidami sicura e suadente. 

Con sincero affetto
Tuo figlio Giuseppe






MAMMA

Mamma,
sento intorno a me il lieve ticchettio
dei tuoi passi.
Apro gli occhi, ma non ti vedo.

Sento intorno a me la tua voce soave.
Apro gli occhi, ma non ti vedo.

Vedo intorno a me lo spazio
pieno di te.
Apro gli occhi, ma non ti vedo.

Sento il tuo grande amore
che nutri per me
Apro il cuore e gioisco per la tua
dolce ed angelica presenza.






  
IL TUO PROFUMO

Mamma,
volendo Iddio cogliere in terra
il più bel fiore a Lui gradito,
ha posato le sue candide mani
su di te.

Il tuo profumo è stato e per sempre
resterà nei nostri cuori
perché tu, lo sai,
giammai appassirai…..


Tuo amatissimo figlio Giuseppe






UN SORRISO RASSENERANTE

Mamma,
dai sempreverdi luminosi, profumati
ed eterei pascoli
in cui ti bei delle gioie divine,
volgi a noi lo sguardo materno;
diffondi in noi quella serenità
a cui aneliamo tanto
affinché il dolore che ci avvolge
svanisca in un sorriso rasserenante.

Tuo carissimo figlio Giuseppe





  

IL LENTO FRUSCIO DEI TUOI STANCHI PASSI

Mamma, odo intorno a me
ancora il lento fruscio dei tuoi stanchi passi
e sento intorno a me la tua voce soave.
In ogni angolo della casa vedo te
e ancora avverto il grande affetto
che nutrivi per me.
La tua dolce ed angelica presenza
tesse spazi d’amore intorno a sé.







 A MIA MADRE

Un anno è già passato
da quando il buon Fattor
in cielo ti ha chiamato
lasciandoci nel dolor.

E’ così lungo un anno
lontan da te restando.
Tra lacrime ed affanno
ci consoliam pregando.

Lo sai ? E’ tanto triste
l’assenza tua quaggiù
perciò i tuoi figli mesti
proteggi da lassù.

Comprendo, o madre mia
Che or tu sei tra i Santi,
sei in cielo con Maria
a pregar per tutti quanti.

Ma cogliere non posso
la lieta comprensione,
il velo che ho addosso
è velo di passione.

Nell’anima lo sento
che consolar mi vuoi
è giusto sentimento
ma fallo finché puoi.

O mamma mia diletta
ti ho dato sempre il bene
ti tengo sempre stretta
allevia le mie pene.

L’eterna tua presenza
é sempre accanto a me
non farmi restar senza
e tu lo sai perché.

L’amore che m’hai dato
lo serbo nel mio cuore
da sempre illuminato
dal tuo soave ardore.

Per sempre a noi celavi
le tue materne pene
e mentre tu pregavi
per noi invocavi il bene.

Sai, mamma, son sicuro
che santa sei lassù.
Tu guidi il mio futuro
per non lasciarmi più.

O mamma benedetta
eterno è il tuo sorriso
lo so che tu mi aspetti
contenta in Paradiso.

E quando, alfin, sarò 
per sempre a te vicino
allor contemplerò
il volto del Divino.

Tu affezionatissimo figlio
Geppino







ALLA NOSTRA MAMMA IMMACOLATA
DI LOURDES

Alba silente, profumo celestiale.
Mentre gli uccelli si apprestano a svettare
il primo volo giornaliero
e i fiori a dischiudersi come per incanto
a formar  meraviglioso manto,
noi  siam qui riuniti, o madre santa.

Siam venuti da lidi lontani
per ammirar la tua beltà,
il tuo dolce sorriso che sa di paradiso.

Tu sei fonte di luce eterna,
di pace, di speranza per tanta gente
che da ogni dove avanza.

Il tuo amore é porto sicuro fin da quel dì oscuro
in cui ti rivelasti così bella
all’umile pastorella.

Noi ti invochiamo !!!

Volgi il tuo sguardo ai pellegrini
che a te son vicini
bramando con speranza e con amore,
un pezzo del tuo cuore.

Accompagnati dal dolce mormorio del Gave
noi figli inermi
porgiamo a te i nostri affanni,
o regina degli infermi !

E tu, tu Ancella divina
che per prima patisti di tuo figlio il dolor,
non ci abbandonar alla deriva di una meta schiva d’amor.

Tocca i cuori dei tuoi figli.
Fortifica la nostra fede,
rinsavisci il dettar del prepotente
e fa che per sempre il pugnar tace
o Regina della pace.

Ogni tua creatura serba per te un invoco,
umile e fioco.

Ogni dolor innanzi a te finisce,
ogni affanno in tua presenza svanisce perché tu,
o Mamma di tutte le mamme
accogli nel tuo manto ogni cuore infranto.
Siam tornati speranzosi qui da te
per pregarti, invocarti, ringraziarti.

Respirare il celestial profumo
che dal tuo cuore sgorga innocente,
soave, divino, ammaliante.

E come l’amato tuo Figlio
ha eretto su di una pietra la sua chiesa,
così Tu, Vergine santa,
spiana sui nostri affanni la giusta via
che un giorno ci condurrà a te

e Tu, con dolce e materno sorriso,
ci accoglierai in paradiso.







 ASTRO NASCENTE

Celestiale astro nascente
che dalle fosche colline
ti levi silente, puntualmente,
libera ancor dal buio torpor
il creato.
Spandi le tue iridescenze
in ogni dove.
Accarezza dolcemente
le verdeggianti piane
invase da candida rugiada
che, nell’aer cheta e serena
cela ogni muta creatura.
Proietta la tua luce
su monti e valli.
Accarezza il soave sciabordio
delle tremule acque che dolcemente
si adagiano alle umide e salmastre rive
mentre si ode il rinnovar
del marin ritornello.
Tu che al potente creator ti proni
e da cui ricevesti immane dono,
sciogli ogni recondita tenebra
e fa che il tuo riverbero
lambisca e risvegli le inermi creature
assopite nell’uggiosa oscurità.
Tu salubre fonte di felicità terrena
che dal riposo ti sei destata appena,
dipingi con vigorosi rai
ineguagliabili cromatismi là
dove colui agogna
e con dolcezza e possanza ardita
dona vita alla vita.
E a noi, del mortal creato
non tralasciar di far gradito dono.
Dissolvi la buia coltre che ci avvinghia,
penetra nei nostri cuori
e fa che in noi, desiosi di cotanta brama,
regni tanta fraternità.







BARCA SOLITARIA

Rifletti la tua ombra
sulla calma distesa azzurra
mentre le tue stanche braccia
invano attendono vigoroso aiuto.
Sei sola, cullata e accarezzata
da lieve brezza
che dolcemente ti porta non sai dove.
L’ondulato crespar di piccole onde
scivola lungo le tue tenere guance
che amorevolmente ti accarezzano
a guisa di materna mano.
Gl’innocenti esseri che ti circondano
forman giuliva corona al tuo cospetto
e, danzando, ti accompagnano là
dove ti spinge il vento.
E tu, inerme creatura,
porgi i tuoi fianchi stanchi,
sbiaditi dal tempo trascorso.
Quanti ricordi affiorano in te:
onde minacciose solcate,
vento impetuoso sfidato
ma sempre pronta a condurre in porto
colui che ti ha tanto amato.
Ora sei sola, lassa e abbandonata
confortata dalla tua stessa ombra
che fedelmente ancor ti segue.
Ora sei sola mentre il mio sguardo impotente,
proiettato lontano,
scivola nei tuoi lieti ricordi.
Sono solo ricordi.
Vorrei stendere la mano per fermarti,
per condurti dolcemente verso un lido sicuro;
ma tutto è vano,
tutto è come un sogno
che lentamente svanisce e si nasconde
nell’immensità dell’orizzonte.







IL MIO AMORE

Tra gli alti ed oscuri alberi
che dai margini della solitaria via
si stagliano giganteschi
verso l’oscuro manto,
trapuntato da flebili scintillii,
scorgo una pallida luce.
Fa capolino tra le foglie incolori
accarezzate da brezza marina che sa di salsedine.
Tra i teneri tralci tende i suoi raggi.
Mi raggiungono come a formare
intorno a me iridescente alone.
Sento la delicatezza di carezzevoli mani
che mi sollevano come candida piuma.
Mi adagiano su di un fresco
alito di vento e,
mentre l’estasi avvolge
i miei solitari pensieri,
mi lascio dolcemente trasportare.
Si, mi lascio trasportare verso di te.
Mi avvicino.
Tento di indirizzarti il mio debole sguardo;
ma la tua celestiale luminescenza
mi pervade.
Avvolge i miei sentimenti.
Solca i sentieri del mio animo
e giunge per incanto al mio cuore.
Chi sei tu dolce e ammaliante luce?
Sei il mio AMORE.







 NATALE

Dolce evento, maternità suprema,
messaggio di speranza,
di luce universale.
Fonte di pace, di amor,
eterna brace che arde
viva in ogni cor.
Nascesti Tu, o Bambinello caro
da donna santa, pura, immacolata.
Di Lei sei figlio e Lei
figlia di Te.
Rivolgi a noi il Tuo sguardo glorioso,
generoso.
Fa che il tuo vagito solchi
come canto l’infinito,
il tuo profumo ammaliante,
travolgente
invada ed allevi quelle pene
di cui noi tutti prigionieri siamo.







 NOZZE D’ARGENTO

Cielo teso….
Si ode nell’aer mattutino
una dolce melodia
che invade e ammalia ogni dove.

Attraversa monti e valli
e si proietta nell’infinito orizzonte.

E’ la dolce armonia degli uccelli
che si libran felici,
liberi amici che porgon le ali
al lieto e profumato zefiro.

Che meraviglia !
Come guidati da suprema mano
vederli volteggiare,
decollare, planare.

Son liberi…
Si, liberi e gioiosi
Di far cornice a due morosi che uniti
cavalcano le ali dorate dell’amor.

Nell’azzurro infinito è gran festa
che scaccia lontano turbine e tempesta
porgendo la candida mano
ai tremuli raggi solari.

E’ la nostra festa
che ilari a celebrar ci si appresta.

Gli uccelli che per noi festosi
svettano al par di strali innocenti
segnando con composto volteggiare
la parola amore.

E, mentre il tempo scandisce
i suoi precisi istanti
noi siamo qui, ora, impavidi e tenaci
a celebrare l’agognato evento…

A celebrare le nostre nozze d’argento.





Giuseppe Giaquinto e sua moglie Pasqualina Elefante – Firenze - 1981


 PENSIERI

Spazi infiniti,confini inesistenti
varcano le onde dell’umana vita.
Si rincorrono
si avvinghiano
si dileguano
nei meandri semibui del nostro io.
Come ombre benevoli li rincorriamo
li possediamo.
Poi,
come per incanto,
svaniscono nel nulla
lasciandoci alla deriva.
Come barche prive di nocchieri.
sono i nostri pensieri.

  





 SOGNO

Il sole con i suoi pallidi raggi,
circondato da vermiglio velo,
si è già adagiato dietro i grigi monti
che fan da cornice all’orizzonte.
L’argenteo disco riflette il fresco chiaror
sulle tremule acque
accarezzate da lieve brezza marina,
mentre tutto intorno tace.
E’ notte.
Prima notte di primavera calma e silenziosa
che avvolge nel suo manto ogni cosa.
Sprazzi di luce fioca si proiettano qua e là
sulle solitarie strade.
I grilli, dai cupi alberi,
con ripetuti versi stridenti,
accompagnano il menar delle lenti ore
e, mentre un fragoroso profumo di salsedine
si leva dall’immensità marina,
un raggio di luce,
proiettato da luminosa stella,
attraversando l’infinito etere
si adagia qui accanto a me.
Si trasforma il suo luminar;
si materializza quasi ad assumere
umana sembianza.
Si, si adagia accanto a me.
Mi sfiora dolcemente con morbida mano.
Mi trasmette il materno vibrar del suo cuore.
Mi cullano i suoi battiti
mentre vengo trasportato come piuma
su candida nuvola.
Mi guarda,
mi sussurra dolci e rassicuranti parole
accompagnandomi in un mondo
di agognata felicità.
Vibra il suo sorriso
sulle onde di angelica musica.
Indicibile il suo profumo
intenso e penetrante
e, mentre si avvera il lieto evento,
io son là, immobile, catapultato in uno stato onirico,
a gustare il suo noto sorriso.
Sogno!
Vorrei che questo sogno durasse all’infinito.
Vorrei che questi istanti fermassero la mia vita.
Sogno? No é realtà
perché dolcemente circondato
da tangibile e materna fiamma.
E’ un gran dono avere accanto la mia MAMMA.







 IL COMPUTER

Sempre acceso, rispetto il tuo volere,
sto sul desco illuminato
sempre pronto a darti il mio sapere 
con parole senza sprecare fiato.

Digiti coi tasti dolcemente
e la freccetta sposti dove vuoi
poi scrivi una parola lentamente
e mi domandi tutto ciò che puoi.

Son pronto per servirti all’istante,
ti dò tutto il mio contributo:
conosco le parole tutte quante
anche se non parlo. Sono astuto.

Mi giri e mi rigiri allegramente,
il mio sapere sempre metti in prova.
Non dimenticare che ho una mente
e tutto ciò che chiedi te lo trovo.

Se scrivi una lettera son pronto
a mettere in memoria tutto ciò
e poi quando mi chiederai il conto
all’istante te lo ridarò.

Comunque e sempre faccio il mio dovere
per tal ragione non ti chiedo niente.
Stò qui a lavorar tutte le sere
mettendo a repentaglio la mia mente.

Se vuoi una foto memorizzare
o rivedere quanto già m’hai dato
una piccola operazione dovrai fare,
magari ti correggo se hai sbagliato.

Basta darmi qualche indicazione,
e il mio cervello subito si presta.
In un istante faccio l’operazione
e la richiesta allor diventa vista.

La mano seguo dell’operatore,
ma non per vizio, non per vanità.
Mi dicono che sono un gran testone
e ho tutto conservato dentro qua.

Se qualche volta faccio confusione
non è un difetto, caro mio fratello.
Non farti prendere dalla disperazione
é un disguido momentaneo del cervello.

Ti voglio dare io tutto il mio aiuto,
di accontentarti sempre tanto tanto.
Io sono un genio anche se son muto
e verrà un giorno che mi fari santo.









 Giuseppe Giaquinto - Biografia

Giuseppe Giaquinto : capitano di lungo corso
della marina mercantile.

Nasce il 31 agosto 1943 a Procida. Studia come capitano di lungo corso, perché ama molto il mare con le sue calme e le sue tem­peste. 

Dopo il diploma ed il servizio militare, s'imbarca su ogni tipo di nave, percorrendo i mari sotto ogni cielo ed ogni latitudine.

Fin da ragazzo, nei momenti liberi, comincia a dipingere, ma ben presto i suoi lavori richiamano l'attenzione di alcuni critici che lo incoraggiano ed in un certo senso lo obbligano a proseguire con impegno e professio­nalità la strada intrapresa, fino al punto da raggiungere in breve tempo un buon livello artistico ed espressivo che lo segnalano come protagonista all'attenzione del mercato e della critica ufficiale.

Nel 1981 si trasferisce a Roma. Partecipa attivamente alla vita artistica con mostre collettive e personali in Italia ed all'estero rice­vendo giudizi positivi dalla critica e dal pubblico e numerosi premi e riconoscimenti.
Scrivono di lui molti critici, tra cui: A.Bonomo, M.Cumani Quasimodo, C.D'Aiello, P.Crisostomi, C.Franciosa, A.lozzino, P. Maresca, M. Murzi, R. Palandri, A. Profeta, O. Ribelli, F. Ruinetti, G.Ruocco, M.T. Ruocco, R. Souvage.

Le sue opere si trovano in collezioni private e pub­bliche come la Pinacoteca Comunale e la Pinacoteca-Cantina Sociale di Montaldo Bormida (Alessandria), Città del Vaticano, ecc.

La sua documentazione artistica è depositata presso l’Archivio storico della Biennale di Venezia.

00168 ROMA, Via Giovanni D'andrea 30, telefono 06.62.74.343




















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