GIUSEPPE GIAQUINTO:
UN VIAGGIO TRA ARTE E POESIA
a cura di
ANNA IOZZINO
a cura di
ANNA IOZZINO
Giuseppe Giaquinto: Estate campana 1998 - Olio su tavola, cm 40 x cm 50
Dedica
A
chi ha voglia di arte,
di poesia e di amore…
L’UNIVERSO POETICO DI GIUSEPPE
GIAQUINTO
La poesia di Giuseppe Giaquinto è fatta di ricordi vicini o lontani, di
sentimenti di gioia o di dolore, di emozioni, ma anche di contenuti e di una
costante presa di coscienza dei propri vissuti, della propria essenza di uomo e
di artista lacerato dall'insanabile dicotomia tra illusione e realtà, tra
determinismo e libertà, tra passato e presente, tra coscienza individuale ed
inconscio collettivo in un’esplorazione costante dello spazio interiore e del
lancinante mistero di vita e di morte che da sempre accompagna il nostro
cammino.
In tutte le liriche di Giuseppe Giaquinto emergono la sua vocazione a
rappresentare con un ritmo ( ...ecco che in sogno odo felice/ una
voce/ a me cara./ Spazza via ogni cosa,/ rassicura, infiamma,/ è la voce di mamma.) a quello fraterno, da quello per la natura che ci circonda ( Neve di primavera/ dona respiro/ alle
rosee cromie/ fonte di vite infantili./ E fa che anche noi,/ delicati esseri
dell'amata natura/ di vita felice, alfin/ possiam gioire.) a quello di solidarietà
verso gli altri, da quello per la propria arte ( Corre sulla bianca tela/ la mano tremula./ Un alito di vento la
sorregge,/ un inebriante profumo l'avvolge/ mentre la nave della mia fantasia/
attraversa immensi oceani di felicità.) alla propria vocazione dedicata
alla ricerca esistenziale, dalla tenerezza
( Tu, innocente frutto/ di un sincero amore/ che dal seno materno/ hai schiuso
i teneri occhietti/ al nuovo mondo..) alla devozione ( Madonna di Lourdes/ volgi il tuo sguardo ai pellegrini/ che a te son
vicini/ bramando con speranza e con amore/ ad un battito del tuo cuore.),
dalla benevolenza allo struggimento
d’amore verso la propria donna, la sua amatissima moglie Pasqualina Elefante,
come testimoniano questi versi scritti in occasione delle loro nozze d'argento: “Sono liberi/, sì, liberi e gioiosi/ di
far cornice a due morosi, che uniti,/ cavalcano le ali dorate dell'amor./
Nell'azzurro infinito è gran festa/ che scaccia lontano turbine e tempesta....”
o in dialetto napoletano ( Io tengo affianco
a me una mugliera/ ca tene ll’uocchie comme a na pupata….)
fluido e pausato il suo mondo affettivo, i legami
antichi ed ancestrali come quelli che legano un figlio alla propria madre e la
coscienza dell’immateriale, cioè dell’invisibile oltre il visibile, talvolta
anche in maniera gioiosa o ironica in particolar modo nelle poesie con gli
accenti vivaci del dialetto napoletano. Nei suoi versi dominano i ricordi ed i
sentimenti declinati in tutte le loro più sottili gradazioni: da quello filiale
Nella certezza affettiva che gli è
dato vivere, cogliendone appieno il potere taumaturgico, il suo partner è un
sole, il centro di gravità della sua vita. Ogni istante della sua vita è vissuto
nella proiezione che fa dei suoi sentimenti per l’amata, vera ed unica
protagonista del suo sentire. Le cadenze del ritmo compositivo sembrano
corrispondere ai battiti del suo cuore che palpita all'unisono col cosmo e
rincorre costantemente un messaggio di verità, una rinnovata speranza di
relazioni sincere e vitali.
Giuseppe Giaquinto – scomparso il 30
aprile del 2013 – era un poeta discreto, silenzioso e con un lato un po’
misterioso, perché era un uomo coltissimo, conosceva bene, oltre l’italiano, l’inglese
ed il francese, ma nelle conversazioni cercava di non sovrastare mai gli altri.
Lo spessore evocativo della sua poesia rinnova un tema antico e sempre nuovo,
quello dell’amore autentico, che ha una forza tale da essere nella sua
globalità, talmente universale da accogliere e filtrare tutto ciò che viviamo,
pensiamo e sentiamo. Le poesie di questa raccolta attingono alla memoria, alla
ricchezza delle sue risorse interiori, ai tormenti che agitavano il suo animo
dopo la morte della sua mamma, alla ricerca di un approdo sicuro: l’Assoluto o
il Nulla. Spesso i suoi versi si dispiegano nelle splendore di una
trasfigurazione interiore, di una presa di coscienza spirituale.
Poesie come “Barca solitaria”,
“Napule mio”, “Pensieri”, “Sogno” ed altre mettono in evidenza come per lui, poeta-pittore-navigatore, il mare non era solo una grande massa di acqua
salata con le sue onde, le sue correnti e le sue maree, ma era anche il simbolo
più calzante dell’ansia e del vario percorso esistenziale di ogni uomo con le sue
calme, le sue tempeste e le sue bonacce, con
spunti ed analogie che alludono alla struggente metafora della vita con
i suoi segreti, le sue gioie, i suoi terrori ed i suoi dolori. Inoltre il mare
si collega al ruolo della madre come fonte di vita e di nutrimento. Nei sogni e
nei pensieri il mare è l’inconscio, espressione di profondità misteriose ed
ineluttabili che lavorano dentro di noi. In questi versi dialettali della
poesia “Napule mio” (‘O
Vesuvio tu tieni pe compagno./T’’o tieni stritto, bello caro caro,/ ca chianu
chianu scenne fin’’o mare,/ cu tanta voglia doce ‘e te vasà./ Sti varche ca tu
tieni tutt’attuorno/ c’’o viento dint’’e vele fin’a sera…) il
mare è sentito come simbolo di gioia e l’intera poesia è una boccata di aria
fresca, un momento di apertura rispetto al tono più intimistico e di
riflessione della sua abituale produzione. Questi versi colpiscono per la loro
efficacia luministica e cromatica. L’ariosità e la luce del paesaggio accecano
il lettore. Gli ultimi versi della
stessa poesia ( ‘E braccia aperte tieni ‘a chistu mare / alle tre isole il
cuore tuo apri/ le tue bellezze:
Procida, Ischia e Capri /ca’ te danno tanta gioia pe’ campà. ) sono uno
omaggio a Procida dove è nato, una terra fertile di religiosità, di
poesia creativa e di fantasia che per le sue origini vulcaniche si ricollega
alla regione flegrea, posta nella parte occidentale del golfo di Napoli, tra
Ischia ed il continente.
Anna IOZZINO
Giuseppe Giaquinto |
POESIE IN ITALIANO
A SYRIA
Dolce attesa.
Lieto evento.
Tu, innocente
frutto
di un sincero
amore,
che dal
seno materno
hai schiuso i
teneri occhietti
al nuovo
mondo,
vieni a noi,
che,
con immensa
gioia
leviamo a te
i nostri cuori.
Creature
celesti
dolcemente
ti hanno
accompagnata,
come per
incanto
su bianca
nuvola
sorretta da
piacevoli
aliti di
vento,
verso lidi
terreni.
Luminosa
stella,
indirizzo
sicuro dei marinai,
ti ha guidata
verso
l’ineguagliabile amore
dei tuoi cari.
Medesima
stella
del cui nome
portatrice sei,
in quel
meraviglioso giorno,
ha donato a te
tutti i suoi
raggi.
Ha donato a te
tutta la sua
luce;
perché tu
luce sei.
Stellina fra
le stelle.
Fiore
profumato.
Perla delle
perle.
Sì, sei
venuta a noi
per colmare
di gioia
i nostri
cuori.
Quale
felicità maggiore
se non quella
di poter accarezzare
il tuo roseo
derma,
di poter
baciare
la tua tenera
fronte
e poterti
augurare
lungo e
radioso cammino
sulla
iridescente strada della felicità.
Sia tu
benvenuta fra noi
Luce dei
nostri occhi,
Amore dei
nostri cuori,
Tesoro dei
tuoi genitori.
Benvenuta,
Syria, benvenuta!!!!
AI NOSTRI
FIGLI
Quanta
felicità tracima dai nostri cuori
al pronunciar
la parola “FIGLI”
Voi, creature
tenere e innocenti
al par
di luccicanti monili
adagiati in
uno scrigno d’oro,
accarezzati
dai tiepidi raggi solari,
cullati
dall’argentea luce lunare,
avete acceso
d’amor i nostri cuori
nel mostrar
le vostre tenere fattezze ai nostri occhi.
Simpatiche
smorfiette
ci hanno
allietati.
Gioiosi
sorriseti
ci
hanno appagati
mentre la
vostra fiamma
alimentava ed
alimenta strenuamente
l’ardore dei
nostri cuori.
Insieme ci
siamo incamminati
lungo la
strada della vita,
irta e
tortuosa;
talvolta
piana e speranzosa
ma sempre
alfin vincitori
perché
avvolti da alone protettivo
degli amati
genitori.
Sì,
pronunciar la parola “FIGLI”
È come essere
rapiti da tenera mano
e
catapultati in un luminoso prato
ove ci si
rincorre
avvolti in
una nuvola di felicità.
Si
accavallano i giorni.
Si rincorrono
i mesi.
Gli anni si
susseguono e voi,
avete varcato
la soglia della gioventù.
Gran sollievo
ci appaga
nel vedere i
nostri pargoli liberi,
capelli al
vento, ilari e spensierati
al par di
augelli che si librano nell’aria
tersa e
profumata.
“Mamma, Papà
siete il nostro bene”
e ci
conducono in un mondo
ove
ipocrisia,tristezza e avversità
svaniscono al
cospetto
di turbinii
d’amore
che plasmano
i nostri sogni.
Voi, adorati
figli che percorrete
la
strada delle promesse,
giammai
smettete di sognare.
Non
permettete che le avversità della vita
abbiano
a sopraffare la vostra innocenza.
Non lasciate
che i vostri desideri
vengano
annientati da devianti propositi
ma fate sì
che i vostri sogni
diventino un
dì realtà.
ALLA MIA CARA
MAMMA
Quante volte
ho pronunciato il nome “Mamma”
e per sempre
ancor lo pronuncerò.
Si accende in
cor mio una gran fiamma
che mai e poi
mai la spegnerò.
Lieto il tuo
volto, sorridente e ilare,
faro per me
di sicuro indirizzo,
sei una
stella venuta dal mare
che mi rende
giulivo con le tue carezze.
Tu che sei
della casa la regina
sei del mio
cuore la speranza.
Io ti penso,
ti chiamo sera e mattina
finché non
svanirà la tua mancanza.
Tu mi hai
sempre donato il tuo calore
nei momenti
tristi e di sconforto.
Sei stata
fonte di immenso amore
guida serena
in sicuro porto.
Ogni dove
colmava la tua presenza
era armonia
la gioia, la tua beltà.
Ora mi guardo
intorno, che possanza,
che il vuoto
intorno a me è realtà.
Ora che dal
ciel mi guardi, o mamma,
pargolo
ritorno a te, ridente.
Tendimi la
mano come gran fiamma
e guidami
sicura e suadente.
Con sincero
affetto
Tuo figlio
Giuseppe
MAMMA
Mamma,
sento intorno
a me il lieve ticchettio
dei tuoi
passi.
Apro gli occhi, ma non ti vedo.
Sento intorno
a me la tua voce soave.
Apro gli occhi, ma non ti vedo.
Vedo intorno
a me lo spazio
pieno di te.
Apro gli
occhi, ma non ti vedo.
Sento il tuo
grande amore
che nutri per
me
Apro il cuore
e gioisco per la tua
dolce ed
angelica presenza.
IL TUO PROFUMO
Mamma,
volendo Iddio
cogliere in terra
il più bel
fiore a Lui gradito,
ha posato le
sue candide mani
su di te.
Il tuo
profumo è stato e per sempre
resterà nei
nostri cuori
perché tu, lo
sai,
giammai
appassirai…..
Tuo
amatissimo figlio Giuseppe
UN SORRISO
RASSENERANTE
Mamma,
dai sempreverdi luminosi, profumati
ed eterei pascoli
in cui ti bei delle gioie divine,
volgi a noi lo sguardo materno;
diffondi in noi quella serenità
a cui aneliamo tanto
affinché il dolore che ci avvolge
svanisca in un sorriso rasserenante.
Tuo carissimo figlio Giuseppe
IL LENTO FRUSCIO DEI TUOI STANCHI PASSI
Mamma, odo intorno a me
ancora il lento fruscio dei tuoi stanchi passi
e sento intorno a me la tua voce soave.
In ogni angolo della casa vedo te
e ancora avverto il grande affetto
che nutrivi per me.
La tua dolce ed angelica presenza
tesse spazi d’amore intorno a sé.
Un anno è già
passato
da quando il
buon Fattor
in cielo ti
ha chiamato
lasciandoci
nel dolor.
E’ così lungo
un anno
lontan da te
restando.
Tra lacrime
ed affanno
ci consoliam
pregando.
Lo sai ? E’
tanto triste
l’assenza tua
quaggiù
perciò i tuoi
figli mesti
proteggi da
lassù.
Comprendo, o
madre mia
Che or tu sei
tra i Santi,
sei in cielo
con Maria
a pregar per
tutti quanti.
Ma cogliere
non posso
la lieta
comprensione,
il velo che
ho addosso
è velo di
passione.
Nell’anima lo
sento
che consolar
mi vuoi
è giusto
sentimento
ma fallo
finché puoi.
O mamma mia
diletta
ti ho dato
sempre il bene
ti tengo
sempre stretta
allevia le
mie pene.
L’eterna tua
presenza
é sempre
accanto a me
non farmi
restar senza
e tu lo sai
perché.
L’amore che
m’hai dato
lo serbo nel
mio cuore
da sempre
illuminato
dal tuo soave
ardore.
Per sempre a
noi celavi
le tue
materne pene
e mentre tu
pregavi
per noi
invocavi il bene.
Sai, mamma,
son sicuro
che santa sei
lassù.
Tu guidi il
mio futuro
per non
lasciarmi più.
O mamma
benedetta
eterno è il
tuo sorriso
lo so che tu
mi aspetti
contenta in
Paradiso.
E quando,
alfin, sarò
per sempre a
te vicino
allor
contemplerò
il volto del
Divino.
Tu
affezionatissimo figlio
Geppino
ALLA NOSTRA
MAMMA IMMACOLATA
Alba silente,
profumo celestiale.
Mentre gli
uccelli si apprestano a svettare
il primo volo
giornaliero
e i fiori a
dischiudersi come per incanto
a
formar meraviglioso manto,
noi
siam qui riuniti, o madre santa.
Siam venuti
da lidi lontani
per ammirar
la tua beltà,
il tuo dolce
sorriso che sa di paradiso.
Tu sei fonte
di luce eterna,
di pace, di
speranza per tanta gente
che da ogni
dove avanza.
Il tuo amore
é porto sicuro fin da quel dì oscuro
in cui ti
rivelasti così bella
all’umile
pastorella.
Noi ti
invochiamo !!!
Volgi il tuo
sguardo ai pellegrini
che a te son
vicini
bramando con
speranza e con amore,
un pezzo del
tuo cuore.
Accompagnati
dal dolce mormorio del Gave
noi figli
inermi
porgiamo a te
i nostri affanni,
o regina
degli infermi !
E tu, tu
Ancella divina
che per prima
patisti di tuo figlio il dolor,
non ci
abbandonar alla deriva di una meta schiva d’amor.
Tocca i cuori
dei tuoi figli.
Fortifica la
nostra fede,
rinsavisci il
dettar del prepotente
e fa che per
sempre il pugnar tace
o Regina
della pace.
Ogni tua
creatura serba per te un invoco,
umile e fioco.
Ogni dolor
innanzi a te finisce,
ogni affanno
in tua presenza svanisce perché tu,
o Mamma di
tutte le mamme
accogli nel
tuo manto ogni cuore infranto.
Siam tornati
speranzosi qui da te
per pregarti,
invocarti, ringraziarti.
Respirare il
celestial profumo
che dal tuo
cuore sgorga innocente,
soave,
divino, ammaliante.
E come
l’amato tuo Figlio
ha eretto su
di una pietra la sua chiesa,
così Tu,
Vergine santa,
spiana sui
nostri affanni la giusta via
che un giorno
ci condurrà a te
e Tu, con
dolce e materno sorriso,
ci
accoglierai in paradiso.
Celestiale astro nascente
che dalle
fosche colline
ti levi
silente, puntualmente,
libera ancor
dal buio torpor
il creato.
Spandi le tue
iridescenze
in ogni dove.
Accarezza
dolcemente
le
verdeggianti piane
invase da
candida rugiada
che, nell’aer
cheta e serena
cela ogni
muta creatura.
Proietta la
tua luce
su monti e
valli.
Accarezza il
soave sciabordio
delle tremule
acque che dolcemente
si adagiano
alle umide e salmastre rive
mentre si ode
il rinnovar
del marin
ritornello.
Tu che al
potente creator ti proni
e da cui
ricevesti immane dono,
sciogli ogni
recondita tenebra
e fa che il
tuo riverbero
lambisca e
risvegli le inermi creature
assopite
nell’uggiosa oscurità.
Tu salubre
fonte di felicità terrena
che dal
riposo ti sei destata appena,
dipingi con
vigorosi rai
ineguagliabili
cromatismi là
dove colui
agogna
e con
dolcezza e possanza ardita
dona vita
alla vita.
E a noi, del
mortal creato
non
tralasciar di far gradito dono.
Dissolvi la
buia coltre che ci avvinghia,
penetra nei
nostri cuori
e fa che in
noi, desiosi di cotanta brama,
regni tanta
fraternità.
BARCA
SOLITARIA
Rifletti la
tua ombra
sulla calma
distesa azzurra
mentre le tue
stanche braccia
invano
attendono vigoroso aiuto.
Sei sola,
cullata e accarezzata
da lieve
brezza
che
dolcemente ti porta non sai dove.
L’ondulato
crespar di piccole onde
scivola lungo
le tue tenere guance
che
amorevolmente ti accarezzano
a guisa di
materna mano.
Gl’innocenti
esseri che ti circondano
forman
giuliva corona al tuo cospetto
e, danzando,
ti accompagnano là
dove ti
spinge il vento.
E tu, inerme
creatura,
porgi i tuoi
fianchi stanchi,
sbiaditi dal
tempo trascorso.
Quanti
ricordi affiorano in te:
onde
minacciose solcate,
vento
impetuoso sfidato
ma sempre
pronta a condurre in porto
colui che ti
ha tanto amato.
Ora sei sola,
lassa e abbandonata
confortata
dalla tua stessa ombra
che
fedelmente ancor ti segue.
Ora sei sola
mentre il mio sguardo impotente,
proiettato lontano,
scivola nei
tuoi lieti ricordi.
Sono solo
ricordi.
Vorrei
stendere la mano per fermarti,
per condurti
dolcemente verso un lido sicuro;
ma tutto è
vano,
tutto è come
un sogno
che
lentamente svanisce e si nasconde
nell’immensità
dell’orizzonte.
IL MIO AMORE
Tra gli alti
ed oscuri alberi
che dai
margini della solitaria via
si stagliano
giganteschi
verso
l’oscuro manto,
trapuntato da
flebili scintillii,
scorgo una
pallida luce.
Fa capolino
tra le foglie incolori
accarezzate
da brezza marina che sa di salsedine.
Tra i teneri
tralci tende i suoi raggi.
Mi
raggiungono come a formare
intorno a me
iridescente alone.
Sento la
delicatezza di carezzevoli mani
che mi
sollevano come candida piuma.
Mi adagiano
su di un fresco
alito di
vento e,
mentre
l’estasi avvolge
i miei
solitari pensieri,
mi lascio
dolcemente trasportare.
Si, mi lascio
trasportare verso di te.
Mi avvicino.
Tento di
indirizzarti il mio debole sguardo;
ma la tua
celestiale luminescenza
mi pervade.
Avvolge i
miei sentimenti.
Solca i
sentieri del mio animo
e giunge per
incanto al mio cuore.
Chi sei tu
dolce e ammaliante luce?
Sei il mio
AMORE.
Dolce evento,
maternità suprema,
messaggio di
speranza,
di luce
universale.
Fonte di
pace, di amor,
eterna brace
che arde
viva in ogni
cor.
Nascesti Tu,
o Bambinello caro
da donna
santa, pura, immacolata.
Di Lei sei
figlio e Lei
figlia di Te.
Rivolgi a noi
il Tuo sguardo glorioso,
generoso.
Fa che il tuo
vagito solchi
come canto
l’infinito,
il tuo profumo
ammaliante,
travolgente
invada ed
allevi quelle pene
di cui noi
tutti prigionieri siamo.
Cielo teso….
Si ode
nell’aer mattutino
una dolce
melodia
che invade e
ammalia ogni dove.
Attraversa
monti e valli
e si proietta
nell’infinito orizzonte.
E’ la dolce
armonia degli uccelli
che si libran
felici,
liberi amici
che porgon le ali
al lieto e
profumato zefiro.
Che
meraviglia !
Come guidati
da suprema mano
vederli
volteggiare,
decollare,
planare.
Son liberi…
Si, liberi e
gioiosi
Di far
cornice a due morosi che uniti
cavalcano le
ali dorate dell’amor.
Nell’azzurro
infinito è gran festa
che scaccia
lontano turbine e tempesta
porgendo la
candida mano
ai tremuli
raggi solari.
E’ la nostra
festa
che ilari a
celebrar ci si appresta.
Gli uccelli
che per noi festosi
svettano al
par di strali innocenti
segnando con
composto volteggiare
la parola
amore.
E, mentre il
tempo scandisce
i suoi
precisi istanti
noi siamo
qui, ora, impavidi e tenaci
a celebrare
l’agognato evento…
A celebrare
le nostre nozze d’argento.
Giuseppe Giaquinto e sua moglie Pasqualina Elefante –
Firenze - 1981
PENSIERI
Spazi infiniti,confini inesistenti
varcano le
onde dell’umana vita.
Si rincorrono
si avvinghiano
si dileguano
nei meandri
semibui del nostro io.
Come ombre
benevoli li rincorriamo
li possediamo.
Poi,
come per
incanto,
svaniscono
nel nulla
lasciandoci
alla deriva.
Come barche
prive di nocchieri.
sono i nostri
pensieri.
Il sole con i
suoi pallidi raggi,
circondato da
vermiglio velo,
si è già
adagiato dietro i grigi monti
che fan da
cornice all’orizzonte.
L’argenteo
disco riflette il fresco chiaror
sulle tremule
acque
accarezzate
da lieve brezza marina,
mentre tutto
intorno tace.
E’ notte.
Prima notte
di primavera calma e silenziosa
che avvolge
nel suo manto ogni cosa.
Sprazzi di
luce fioca si proiettano qua e là
sulle
solitarie strade.
I grilli, dai
cupi alberi,
con ripetuti
versi stridenti,
accompagnano
il menar delle lenti ore
e, mentre un
fragoroso profumo di salsedine
si leva
dall’immensità marina,
un raggio di
luce,
proiettato da
luminosa stella,
attraversando
l’infinito etere
si adagia qui
accanto a me.
Si trasforma
il suo luminar;
si
materializza quasi ad assumere
umana
sembianza.
Si, si adagia
accanto a me.
Mi sfiora
dolcemente con morbida mano.
Mi trasmette
il materno vibrar del suo cuore.
Mi cullano i
suoi battiti
mentre vengo
trasportato come piuma
su candida
nuvola.
Mi guarda,
mi sussurra
dolci e rassicuranti parole
accompagnandomi
in un mondo
di agognata
felicità.
Vibra il suo
sorriso
sulle onde di
angelica musica.
Indicibile il
suo profumo
intenso e
penetrante
e, mentre si
avvera il lieto evento,
io son là,
immobile, catapultato in uno stato onirico,
a gustare il
suo noto sorriso.
Sogno!
Vorrei che
questo sogno durasse all’infinito.
Vorrei che
questi istanti fermassero la mia vita.
Sogno? No é
realtà
perché
dolcemente circondato
da tangibile
e materna fiamma.
E’ un gran
dono avere accanto la mia MAMMA.
Sempre acceso,
rispetto il tuo volere,
sto sul desco
illuminato
sempre pronto
a darti il mio sapere
con parole
senza sprecare fiato.
Digiti coi
tasti dolcemente
e la
freccetta sposti dove vuoi
poi scrivi
una parola lentamente
e mi domandi
tutto ciò che puoi.
Son pronto
per servirti all’istante,
ti dò tutto
il mio contributo:
conosco le
parole tutte quante
anche se non
parlo. Sono astuto.
Mi giri e mi
rigiri allegramente,
il mio sapere
sempre metti in prova.
Non
dimenticare che ho una mente
e tutto ciò
che chiedi te lo trovo.
Se scrivi una
lettera son pronto
a mettere in
memoria tutto ciò
e poi quando
mi chiederai il conto
all’istante
te lo ridarò.
Comunque e
sempre faccio il mio dovere
per tal
ragione non ti chiedo niente.
Stò qui a
lavorar tutte le sere
mettendo a
repentaglio la mia mente.
Se vuoi una
foto memorizzare
o rivedere
quanto già m’hai dato
una piccola
operazione dovrai fare,
magari ti
correggo se hai sbagliato.
Basta darmi
qualche indicazione,
e il mio
cervello subito si presta.
In un istante
faccio l’operazione
e la
richiesta allor diventa vista.
La mano seguo
dell’operatore,
ma non per
vizio, non per vanità.
Mi dicono che
sono un gran testone
e ho tutto
conservato dentro qua.
Se qualche
volta faccio confusione
non è un
difetto, caro mio fratello.
Non farti
prendere dalla disperazione
é un disguido
momentaneo del cervello.
Ti voglio
dare io tutto il mio aiuto,
di
accontentarti sempre tanto tanto.
Io sono un
genio anche se son muto
e verrà un giorno che mi fari santo.
Giuseppe
Giaquinto - Biografia
Giuseppe Giaquinto : capitano di lungo corso della marina mercantile. |
Nasce il 31 agosto 1943 a Procida. Studia come
capitano di lungo corso, perché ama molto il mare con le sue calme e le sue tempeste.
Dopo il diploma ed il servizio militare, s'imbarca su ogni tipo di nave,
percorrendo i mari sotto ogni cielo ed ogni latitudine.
Fin da ragazzo, nei momenti liberi, comincia a
dipingere, ma ben presto i suoi lavori richiamano l'attenzione di alcuni
critici che lo incoraggiano ed in un certo senso lo obbligano a proseguire con
impegno e professionalità la strada intrapresa, fino al punto da raggiungere
in breve tempo un buon livello artistico ed espressivo che lo segnalano come
protagonista all'attenzione del mercato e della critica ufficiale.
Nel 1981 si trasferisce a Roma. Partecipa attivamente
alla vita artistica con mostre collettive e personali in Italia ed all'estero
ricevendo giudizi positivi dalla critica e dal pubblico e numerosi premi e
riconoscimenti.
Scrivono di lui molti critici, tra cui: A.Bonomo, M.Cumani
Quasimodo, C.D'Aiello, P.Crisostomi, C.Franciosa, A.lozzino, P. Maresca, M.
Murzi, R. Palandri, A. Profeta, O. Ribelli, F. Ruinetti, G.Ruocco, M.T. Ruocco,
R. Souvage.
Le sue opere si trovano in collezioni private e pubbliche
come la Pinacoteca Comunale e la Pinacoteca-Cantina Sociale di Montaldo Bormida
(Alessandria), Città del Vaticano, ecc.
La sua documentazione artistica è depositata presso l’Archivio
storico della Biennale di Venezia.
00168 ROMA, Via Giovanni D'andrea 30, telefono 06.62.74.343
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