giovedì 31 marzo 2016

Assistenza sanitaria internazionale nei paesi dell’Unione Europea

1) Cos’è la TEAM ?
La Tessera Europea di Assicurazione Malattia (TEAM) è entrata in vigore, anche in Italia, dal 2004 e permette di usufruire delle cure medicalmente necessarie, e quindi non solo urgenti, nei 27 paesi dell’Unione Europea, nei paesi appartenenti allo Spazio Economico Europeo (Islanda, Liechtenstein e Norvegia) ed in Svizzera.
La tessera sanitaria sostituisce inoltre il codice fiscale e può essere utilizzata anche in farmacia per il rilascio dello “scontrino parlante”.
2) Come e dove utilizzarla
Il cittadino per ottenere le prestazioni sanitarie, può recarsi direttamente presso un medico o una struttura sanitaria pubblica o convenzionata ed esibire la TEAM, che da diritto a ricevere le cure alle stesse condizioni degli assistiti del Paese in cui ci si trova. L’assistenza è in forma diretta e pertanto nulla è dovuto, eccetto il pagamento di un eventuale ticket che è a diretto carico dell’assistito e quindi non rimborsabile.
Attenzione!! In alcuni paese come la Svizzera e la Francia (dove vige un sistema basato sull’assistenza in forma indiretta), il più delle volte viene richiesto il pagamento delle prestazioni. E’ bene sapere che il rimborso può essere richiesto direttamente sul posto all’istituzione competente (alla LAMal per la Svizzera ed alla CPAM competente per la Francia). In caso contrario il rimborso dovrà essere richiesto alla ASL al rientro in Italia, presentando le ricevute e la documentazione sanitaria.

Si sottolinea che la TEAM non può essere utilizzata per il trasferimento all’estero per cure di alta specializzazione (cure programmate), per le quali è necessaria l’autorizzazione preventiva da parte della propria ASL (modulo E 112)
3) A chi è rilasciata la tessera sanitaria assistenza europea?
  • A tutti i soggetti titolari di codice fiscale ed aventi diritto all'assistenza sanitaria da parte del Servizio Sanitario Nazionale.
  • A tutti i nuovi nati ai quali è stato attribuito il codice fiscale. 
La Tessera Sanitaria è prodotta automaticamente e viene recapitata all'indirizzo di residenza dell’assistito.
4) Cosa fare se non si è mai ricevuta la tessera sanitaria?  
  • Ci si deve rivolgere alla propria ASL, affinché questa regolarizzi in via definitiva la posizione attraverso la comunicazione dei dati al Sistema TS e consentire così l’emissione della Tessera Sanitaria.
  • Se non si ha il codice fiscale correttamente rilasciato, ci si deve prima rivolgere prima ad un qualunque ufficio dell’Agenzia delle entrate, per chiederne l’attribuzione. Bisogna presentare un documento d’identità valido.
  • A questo punto i cittadini, muniti di codice fiscale, dovranno successivamente recarsi presso la ASL di residenza per richiedere l’emissione della Tessera Sanitaria.

5)  Cosa fare in caso di furto, smarrimento, deterioramento della Tessera Sanitaria
Se la Tessera Sanitaria viene smarrita o rubata oppure è deteriorata o illeggibile, è possibile chiederne un duplicato presso la ASL o un qualunque ufficio dell’Agenzia delle entrate.
Nei casi di furto o smarrimento l’attuale normativa non prevede un obbligo di denuncia, tuttavia, è un atto cautelativo che consigliamo.

6) Cosa fare quando scade la Tessera Sanitaria 
La Tessera Sanitaria ha normalmente una validità di 6 anni dal rilascio. Prima della scadenza viene automaticamente prodotta e spedita una nuova Tessera per tutti i soggetti con assistenza sanitaria attiva.

Per i nuovi nati, al momento dell’attribuzione del codice fiscale, viene inviata una Tessera Sanitaria con validità di un anno; alla sua scadenza, previo invio dei dati di assistenza da parte della ASL al Sistema TS, viene inviata automaticamente una nuova Tessera.
7) Cosa fare se, alla scadenza, non si è ancora ricevuta la nuova Tessera Sanitaria? 
Prima della scadenza viene automaticamente prodotta e spedita una nuova Tessera per tutti i soggetti con assistenza sanitaria attiva.
Se non si riceve in tempo la nuova Tessera Sanitaria non è necessario rivolgersi immediatamente alla Aziende Sanitarie o agli Uffici dell’Agenzia delle entrate: di norma, la nuova carta arriverà automaticamente al completamento del piano di riemissione.

Attenzione!!! Nel caso in cui il cittadino debba recarsi all’estero e non abbia ricevuto in tempo la nuova Tessera Sanitaria, prima della scadenza di quella in suo possesso, deve rivolgersi alla propria Azienda Sanitaria la quale rilascerà a vista il certificato sostitutivo della TEAM (Tessera Europea Assicurazione Malattia).
8) Se non presento la tessera sanitaria in farmacia ho comunque diritto all’erogazione dello scontrino parlante?
Per le prestazioni sanitarie a carico del Servizio Sanitario Nazionale, la farmacia può acquisire il codice fiscale prelevandolo dall'apposito spazio previsto nella "ricetta rossa".
Per le prestazioni non a carico del Servizio Sanitario Nazionale, per le quali è previsto il rilascio del così detto "scontrino parlante", la farmacia può acquisire il codice fiscale dichiarato dal cittadino.
9) A chi rivolgersi
numero verde: 800 030 070
sito Sistema TS
sito Agenzia delle entrate, pagina dedicata alla Tessera Sanitaria
Assistenza sanitaria negli stati che hanno stipulato una convenzione con l’Italia
10) Se mi reco in un paese extraeuropeo ho comunque diritto all’assistenza sanitaria?Se si ha intenzione di andare in vacanza in un Paese extraeuropeo è bene informarsi se lo Stato che vi ospiterà ha stipulato degli accordi bilaterali con L’Italia che consentono di usufruire dell’assistenza sanitaria, nei limiti previsti da ogni singola convenzione.
A tal proposito prima di partire visita sempre il sito del ministero della salute.
11) Quali sono i paesi con cui l’italia ha stipulato accordi bilaterali?
I Paesi con cui l’Italia ha stipulato le convenzioni bilaterali sono: Argentina, Australia, Brasile, Capoverde, Ex Jugoslavia (Serbia, Montenegro, Vojvodina, Kossovo), Croazia Macedonia,Bosnia, Erzegovina, Principato di Monaco, San Marino, Slovenia, Svizzera e Tunisia.

Attenzione!!! Non tutti i paesi garantiscono cure urgenti per temporaneo soggiorno. Gli accordi spesso  forniscono assistenza gratuita a particolari categorie sociali, (lavoratori e gli studenti, ecc).
Consigliamo pertanto di recarsi presso la propria ASL per conoscere le caratteristiche della convenzione stessa ed eventualmente ricevere un apposito modulo che vi consentirà di ottenere l’ assistenza per cure urgenti, se prevista nell’accordo.
Assistenza sanitaria negli stati NON in convenzione
12) Nei paese extraeuropei con cui l’Italia non ha stipulato alcun accordo bilaterale, che tipo di assistenza sanitaria mi sarà garantita? 
In questo caso è sempre bene stipulare una buona assicurazione sanitaria privata poiché potrebbe non essere garantita alcuna forma di assistenza sanitaria a carico del ssn.
Massima attenzione prima di partire!!! Sono frequenti richieste di pagamento per prestazioni sanitarie molto molto elevate!!!!
A tal proposito prima di partire visita sempre il sito del ministero della salute
ultimo aggiornamento: gennaio 2012)
FAQ realizzate grazie a "Tutela Online", con il contributo non condizionato di Celgene

martedì 29 marzo 2016

UMBRIA RESIDENZE ARTE_URA



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UMBRIA RESIDENZE ARTE _ URA
URA è un progetto ideato dal Centro Teatrale Umbro, sostenuto  dal MiBACT, dalla Regione Umbria e dal Comune di Gubbio, finalizzato alla divulgazione e promozione del teatro, della danza e della nuova creatività.
Umbria Residenze Arte dà forma ad attività e appuntamenti tesi a nutrire la cultura teatrale del territorio, ospitando artisti in residenza, organizzando una rassegna di spettacoli dal vivo ed un festival di formazione teatrale.
I progetti URA saranno divulgati sotto forma di bandi pubblici e saranno così suddivisi:
URA  _  Residenze
URA  _  Rassegna
URA _  Formazione

URA_Rassegna
BANDO DI PARTECIPAZIONE RASSEGNA TEATRO RAGAZZI
scadenza 23 dicembre 2015
URA_ Rassegna è un bando nazionale indetto dal Centro Teatrale Umbro, sostenuto dal MiBACT, dalla Regione Umbria e dal Comune di Gubbio, che promuove il teatro contemporaneo e la nuova creatività.
Ura_Rassegna ospiterà sei spettacoli, tre di teatro per adulti realizzati nelle residenze presso Il Centro Teatrale Umbro e tre selezionati da bando per un pubblico dai 4 ai 14 anni.
Il bando alla sua prima edizione, si rivolge a tutte le compagnie e ai singoli artisti presenti sul territorio nazionale offrendo la possibilità di presentare a cachet il proprio spettacolo di teatro ragazzi a Gubbio (PG).

URA_Residenze
BANDO DI PARTECIPAZIONE RESIDENZE TEATRALI
scaduto il 17 novembre 2015
URA _ Residenze è un bando nazionale che promuove il teatro contemporaneo e la nuova creatività. Si rivolge a compagnie o a singoli artisti,  presenti sul territorio nazionale,  che stiano avviando o portando a compimento un nuovo allestimento. Offre una residenza creativa della durata di quindici giorni, un contributo di produzione e l’inserimento della creazione ultimata nel programma URA _ Rassegna.

Il Clown-Attore






[ITA] [ENG]
V EDIZIONE
Laboratorio internazionale e permanente di alta formazione
il CLOWN-ATTORE
diretto da
VLADIMIR OLSHANSKY dal Cirque du Soleil
ALLA SCOPERTA DELLA FORZA DELLA CREATIVITA’

dal 1 al 21 Agosto 2016
Bando di selezione: scadenza 15 aprile 2016
In questi 21 giorni di laboratorio intensivo e residenziale, a numero chiuso, gli allievi apprenderanno e svilupperanno i principi e i metodi delle tecniche di un clown-attore, formeranno il carattere del proprio clown e creeranno un repertorio individuale.
Per partecipare è necessario inviare la propria candidatura entro il 15 aprile allegando il curriculum vitae e due foto. Successivamente è previsto un colloquio con Vladimir Olshansky.
L’arte della clownerie si basa su un elemento fondamentale: il clown-attore.
Figura eccentrica, spesso grottesca, il clown spazia dalla pantomima al teatro di parola, fondendo tecniche e stili diversi. Il nostro laboratorio ha lo scopo di far avvicinare gli attori a questa affascinante disciplina, di far scoprire e comprendere, attraverso una metodologia originale e di alto spessore tecnico le proprie risorse e il proprio talento comico. Si articolerà in tre settimane e terminerà con la presentazione dei lavori migliori emersi durante il percorso sotto forma di classe aperta, uno spettacolo-clown.
Spesso mi chiedono : a cosa serva l’arte del clown e come è possibile approfondirla?
La clownerie ci permette di stimolare la nostra creatività, di “trovare” inusuali soluzioni drammaturgiche, di ampliare il nostro repertorio e di arricchirlo di nuove idee e materiali originali.
Una master class intensiva e prolungata nel tempo è un’occasione unica per poter assaporare e comprendere profondamente quest’arte antica, sorprendente e dinamica.
“Alla fine degli anni Settanta, quando vinsi un premio a Mosca per le Arti dello Spettacolo, il mio sogno era quello di fondare un Teatro di Clown. Mi sono laureato alla Scuola del Circo di Mosca. Le mie idee sulla clownérie nascono dai Maestri del cinema muto: Charlie Chaplin, Max Linder e Buster Keaton, oltre ai leggendari registi russi Mejerchol’d e Vachtangov. Mentre studiavo arti circensi ho avuto modo di incontrare lo straordinario clown russo Leonid Engibarov, dal cui talento sono stato completamente sedotto. E’ stato il primo clown a combinare insieme l’Arte del Circo e il teatro. Me ne tornai, allora, a Pietroburgo con l’idea di un Teatro di Clown, con un clown-attore come protagonista. Insieme a un clown ora conosciutissimo e molto dotato, Slava Polunin, fondammo il Gruppo Clown “Lizidei”. Nel frattempo io misi in piedi il mio primo “one man show”, uno spettacolo con me unico attore clown, in cui possono riconoscersi le influenze artistiche sia di Beckett che di Robert Wilson. Nel 1997 sono stato invitato da Slava a recitare la parte del principale “clown giallo” nel suo “Snow show” al teatro Old Vic di Londra. I nostri rapporti non si sono mai interrotti. Alla fine degli anni 1990 con mio fratello Yury, regista ed attore, e Caterina Turi-Bicocchi, abbiamo fondato “Soccorso Clown”, un’organizzazione no-profit per attività artistiche e sociali. Abbiamo fatto esperienza come “hospital-clown” e lanciato questa nuova professione in Italia. Ho cominciato a lavorare al Cirque du Soleil come “guest -actor” in “Allegria” nel 2000. Ho lavorato con loro nelle tournées in Australia e Nuova Zelanda. Dopo una pausa la collaborazione è ripresa nel 2004 a New York, Philadelphia e Toronto. Il lavoro insieme al Cirque du Soleil mi ha indotto a inventarmi un nuovo spettacolo come clown-attore, “Strange Games”, in cui ho potuto in parte mettere in pratica alcune mie idee sulla clownérie. Poesia e commedia filosofica, comédie humaine e gioia della vita ne sono le fonti ispiratrici.”
Vladimir Olshansky

STRUTTURA DEL LABORATORIO
Sezione A:
  1. L’arte del clown le sue origini e il suo utilizzo nel processo creativo personale.
  2. Il significato dell’essere comico.
  3. Slapstic, Buffonata, Excentrica, ecc…
  4. Scoprire in se stessi le sorgenti nascoste della creatività:
    • L’Ego.
    • I Tre centri del corpo umano.
    • Le Cinque fasi del lavoro.
  5. Cosa significa il Conflitto Comico e come crearlo.
  6. Creazione del proprio carattere di clown.
  7. Tre tipi di caratteri di clown: bianco, augusto, hobo. Il costume e il trucco
Sezione B:
  1. Creazione del repertorio personale.
  2. Utilizzo della commedia fisica: linguaggio del corpo e emozioni.
  3. La sorgente della improvvisazione e il suo utilizzo: lavoro sull’impulso.
  4. I principi del lavoro con un oggetto.
  5. Lavoro solo.
  6. “Offerta”(comunicazione con il partner).

Vladimir Olshansky
Ha ricevuto vari riconoscimenti per la sua attività tra i quali il Raul Wallemberg Humanitarian Award, New York ,USA; il Michelangelo Award, Firenze, Italia; l’Award come miglior show ed artista dall’Entratainment Festival di Mosca, Russia.
Info e Iscrizioni:
CENTRO TEATRALE UMBRO
Fraz. Goregge, 4 | 06024 Gubbio (PG)
Tel. 075 9258072 | Cell. 338 9788533
www.vladimirolshansky.com | vladimir@centroteatraleumbro.it

“LA STRADA DI UN CLOWN”

lunedì 28 marzo 2016

IL DONO DI LETIZIA PER UNA CITTÀ DIVERSA


    
 

IL DONO DI LETIZIA PER UNA CITTÀ DIVERSA

   
 La mostra di Letizia Battaglia a Palermo è un gesto di pietas per la sua città. Accovacciata nell’indifferenza, abbrutita dal cinismo, e ancora bella. Che lei non riscatta, ma osserva  
 
pubblicato 

Sospese in una nuvola di ricordi in bianco e nero, le foto di Letizia Battaglia allo ZAC (Zisa zone Arti Contemporanee), sono la testimonianza di anni di lotta appassionata per una città diversa. Sono scatti fatti da un occhio pietoso che senza distacco antropologico ha documentato le conseguenze dei vizi ferali di una realtà degradata e degradante, eppure bella. Miseria e nobiltà, verrebbe da dire, parafrasando semplicisticamente. Una nobiltà decaduta e deformata dalla maschera grottesca dell’indifferenza e dal fatalismo cronico, un’umanità stolida e stordita dentro la sfarzosa cornice cadente di una pantomima umana apparentemente intangibile da crimini e disperazione. L’ignoranza e la gravità dell’abitudine all’illegalità che trasudano dalla Palermo della Battaglia gli dà il volto di provincia micidiale, sacca dello stivale italiano penzolante di dolore dove comprimere la cattiva coscienza di un intero Paese. 
Questo scarto, questa spazzatura è carpita dall’obiettivo dietro i nomi di eroi che hanno tentato di eliminarla insieme agli stereotipi, in una lotta che ha generato l’alternanza di accecanti luci di speranza e oscuri meandri del malaffare. Queste scene di Letizia Battaglia sono proprio così, ombre risentite e lame di luce, caravaggesche violenze disvelate da tagli baluginanti, crudeltà sfacciatamente teatrali, sacrifici e riti. Sono quelle di una Palermo che un quadro del Merisi l’aveva veramente, ma gliel’hanno rubato il 17 ottobre 1969. un furto, quasi una tragica celia che diventa genere letterario, un ossessione, un rimprovero raccontato al Teatro Massimo il 5 e il 6 Marzo in un opera scritta e diretta da Giovanni Sollima con le fotografie di Letizia e i testi del giornalista Attilio Bolzoni. 

L'allestimento allo Zac della mostra di Letizia Battaglia copyright: Olimpia Cavriani
L’autonomo territorio siciliano, che si burla delle regole e si fregia dell’impunità di un crimine, è ritratto Nelle foto della Battaglia in frammenti che indicano un modo per sanare la distanza dal Paese cosiddetto "normale”, lo indica ricordando episodi d’innegabile bellezza che sboccia talvolta come rarofiore: una biondissima Franca Rame alla casina liberty per esempio, il ritratto di Pasolini, i volti dei bimbi che portano futuro. 
Palermo, quindi, e per sineddoche, la Sicilia è il tema di questa mostra militante di Letizia Battaglia che, pur presentando scene abitate da figure, sembra fatta di soggetti che evitano il carattere transitorio ed emendabile delle immagini digitali. Queste foto, infatti, sono qualcos’altro, per non dire qualcosa di più. La natura quasi plastica dell’immagine analogica trasforma le figure impressionate in materia, e la materia in gesti di compassione capaci di trasferire dall’altrove a qui, dal passato al bruciante presente la cattiva coscienza del mondo contemporaneo, mostrando quelle contraddizioni spesso sedate da un oblio confortante e dal forzato rinnovamento. Il disagio della convivenza che spinge nell’ombra la miseria, la fotocamera analogica della Battaglia lo smaschera, lo colpevolizza. Questa in sostanza è la mostra antologica della fotografa ottantenne che gli americani hanno premiato con The W. Eugene Smith Award a New York nel 1985.  

L'allestimento allo Zac della mostra di Letizia Battaglia copyright: Olimpia Cavriani
La mostra è anche, e direi soprattutto, una lezione per le giovani generazioni, un monito a non distogliere lo sguardo dalla commedia umana per continuare a scovare il male che in essa si annida. Proprio quest’aspetto umano, in questa mostra si arricchisce di quaranta scatti inediti che Letizia ha sviluppato per quest’occasione, scatti che esulano dal dovere di cronaca per l’intransigente posizione morale che assume innanzi alle azioni umane. Ritratti questi rigorosamente in pellicola colti col desiderio di carpire l’autentica fragranza dei caratteri, cancellando ogni traccia d’ironica, tragicomica labilità. Letizia non è, infatti, quasi mai ironica, tantomeno tragicomica, è semmai ostinata e testarda al limite del paradosso, ma di ostinazione che muta, di scatto in scatto, in una dolcezza trasgressiva. 
La sua storia, infine, raccontata in un video chiude il percorso espositivo iniziato, per l’appunto, con gli eroi, indimenticabili e immortali cui, nonostante il subbuglio mediatico di oggi, resistono ancora come esempi di civiltà, come un tragitto dominato da un amore spiazzante, rivoluzionario. Dopotutto "nomen omen” latinamente "Battaglia” è il presagio di un’inarrestabile combattimento per la legalità e un mondo migliore. Ma entrando nel novero della fotografia, c’è da dire che lo stile di Letizia Battaglia supera spesso quello del fotogiornalismo risultando persino neo oggettivo dove la carica emotiva, esaltata dal dettaglio, sfrutta il portato simbolico per intitolare l’intero episodio. Questa intitolazione avviene sia per analogie, sia per assimilazione dello spazio come campo della rappresentazione. Elementi come la targa dell’automobile palesemente visibile nel reportage di un delitto sono, quindi, simultaneamente notazioni connotative sia quinte prospettiche, sia commento che struttura. Altrettanto avviene in uno straordinario scatto del morto ammazzato che mostra sotto la maglietta impietosamente alzata il volto piangente di Cristo, sicché quel "Povero Cristo” è nello stesso tempo vittima sacrificale e artefice della propria sventura. 

Letizia Battaglia, Festa del giorno dei morti. I bambini giocano con le armi. Palermo, 1986
Il rapporto tra scena e soggetto è, come ho rilevato parlando della foto della ragazza con la palla recentemente da queste colonne, sfrutta i contrasti per cui un nudo femminile che si staglia su un muro degradato sfida lo sguardo con la sua grazia disinvolta. Letizia Battaglia sembra spesso riattivare il portato simbolico della verità con il nudo così come fa utilizzando le atmosfere delle celebrazioni religiose per sottolineare quanto il potere del rito possa condizionare i comportamenti e scandire il tempo. E il tempo rilevato cronologicamente nei particolari, che costellano i fatti, non è mai però quello della celebrazione del passato e nemmeno il dato filologicamente inconfutabile con cui nutrire la storiografia, il tempo è realmente sospeso nello scatto. In questo modo Letizia Battaglia arriva persino a una sorta di catechesi laica tanto alcune immagini assomigliano a sacre rappresentazioni. La mostra in tal caso assume l’aspetto di un percorso di cui gli episodi sono stazioni di meditazione. 

Marcello Carriero

L'INTERVISTA/MAURIZIO CECCATO


     
 

L'INTERVISTA/MAURIZIO CECCATO

   
 L'ALTERNATIVA NELL'EDITORIA
Incontro con un personaggio che ha fatto delle pagine un vero e proprio luogo dell'arte, tra sperimentazione e ricerca
  
 
pubblicato 

Le sue copertine sono riconoscibili nel mondo dell’editoria: portano il segno della ricerca e del raffinato pensiero. Collabora con Del Vecchio, Hacca, Playground, Gaffi e dal 2010 ha dato avvio a Roma allo studio IFIX insieme a Lina Monaco. Il suo nome è Maurizio Ceccato, art director, graphic designer, illustratore. E come ricorda sempre, parafrasando Albe Steiner, mettere un segno su un foglio bianco è una grande responsabilità. A noi di Exibart ha raccontato dei suoi progetti WATT • Senza alternativa e Gnam!, libro uscito nella collana B comics • Fucilate a strisce
Gnam!: l’onomatopea che sintetizza il tuo ultimo lavoro. Un titolo che fa gola
«In verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia me vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno». —Gv 6,53-58

Maurizio Ceccato, B Comics, GMAM!
Come le precedenti produzioni uscite nella collana B comics, anche Gnam! dà voce al fumetto. Perché questa scelta?
«B comics è un magazzino di segni senza paratesti. Segni che vengono scovati nelle vene dello stivale e portati alla luce secondo un criterio di selezione dettato non solo dall’originalità ma dal tipo di narrazione che viene costruita dall’autore insieme al nostro staff. Il compito, mio e di Lina Monaco dello studio IFIX, è di far dialogare questi segni, anche quelli più acerbi e apparentemente diversi tra loro e metterli in evidenza nel migliore dei modi possibili, sia nei contenuti sia nella forma tipografica che nel packaging. Noi cerchiamo delle storie da pubblicare che siano ben costruite e che siano appropriate al segno al quale vengono affidate, senza preconcetti sull’età anagrafica o di provenienza geografica. Il mondo del fumetto o meglio, gli autori di fumetto non godono di fiducia più che di visibilità all’interno dell’editoria e di conseguenza trovano poco spazio sugli scaffali delle librerie se non in alcuni sparuti spazi e in quelle  specializzate».
Dai tuoi lavori si evince una raffinata estetica basata sul segno. Come scegli gli autori?
«Usiamo gli strumenti come la grafica, il packaging e il concept per ogni volume cambiando sia il tema che gli autori, ogni volta diversi e nuovi. Cerchiamo di ossigenare tutto il progetto con delle forme sia nei racconti sia nelle immagini che nella comunicazione tutta, per evitare la retorica del "temino” e concentrarci sulla fluidità della narrazione e sul segno applicato. Nello stretto poi, gli autori vengono scelti pescando dai canali telematici come i blog e i social network ma anche live con delle serate dedicate allo scouting: B comics Unplugged è un appuntamento che si svolge in locali come gallerie d’arte - ONO a Bologna -, librerie - Open a Milano - e pub - HulaHoop a Roma - senza palette e senza voti ma con la partecipazione del pubblico».

Maurizio Ceccato, Non capisco un'acca
Un vero libro d’arte - verrebbe da dire - ma che preferisci chiamare "fanzine”
«Fanzine è una parola inglese che nasce negli anni Quaranta dalla crasi di due parole: fanatic- appassionato - e magazine - rivista - che in italiano, come suggerisce Wikipedia, può essere tradotto come rivista amatoriale. La parola autoproduzione, più appropriata, ha un suono con un appeal minore. Chiamarla rivista, magazine o libro è altrettanto appropriato, ma se devo dare una definizione preferisco la passione che suggerisce questo sostantivo con, allo stesso tempo, un accento esotico e nostalgico. Ma uno dei cardini fondanti attorno ai quali giravano questi mezzi di comunicazione cartacei era la circolarità, la diffusione che le fanzine avevano sul territorio. Senza una distribuzione vera e propria ma affidata a luoghi cosiddetti alternativi alle librerie e un dialogo con gli stessi basati sul conto vendita. Noi, da subito, nel 2011, non abbiamo fatto altro che ricalcare questo rapporto basato sul conto vendita o come si dice oggi a chilometro zero o filiera corta, dove il rapporto è costituito dalle sole parti interessate - editore e libraio - escludendo gli intermediari: distributori e promotori».

Maurizio Ceccato, Robert Johnson, I got the blues
IFIX è la tua casa editrice: in essa convivono WATT • Senza alternativa e B comics • Fucilate a strisce. 
«Siedo dietro un tavolo da disegno da quasi sei lustri. In tutte le esperienze che ho avuto, dal fumetto alle illustrazioni per i periodici, fino al design e alla direzione artistica di alcuni marchi editoriali ho sempre cercato il dialogo tra forma e contenuto, parola e immagine. Progettare dei prodotti editoriali fatti in casa, ovvero che potessimo controllare dalla nascita fino all’esecuzione e alla messa in libreria, era un’idea alla quale stavamo lavorando da anni. Come faro abbiamo avuto l’idea che fu di Aldo Manuzio sul perfezionamento continuo dell’oggetto libro come strumento di ricerca e comunicazione. Nel 2010, forti anche di un humus mediatico nel quale si contrapponevano oggetti di carta e materiali digitali, abbiamo deciso di varare WATT • Senza alternativa. Un’esperienza che ogni volta muta a seconda del tema che trattiamo. Una rivista-libro di narrazioni e illustrazioni italiane inedite, senza una cadenza periodica, con dei volumi che si presentano come un’ideale collana editoriale che va letta, guardata, sfogliata come un catalogo o come i libri illustrati d’inizio secolo. Utopisticamente popolari. Anche nel prezzo. B comics • Fucilate a strisce guarda ai vecchi "feuilleton”, ai rotocalchi come Omnibus di Longanesi virato al linguaggio del fumetto. In comune questi progetti hanno una ricerca di dialogo tra narrazione e illustrazione, di segni tutti italiani. Oggi abbiamo in cantiere un nuovo volume di B comics e una collana di libri illustrati, diretta da Lina Monaco, di favole per ragazzi disegnata da ragazzi che usciranno a fine anno».

Maurizio Ceccato è morto
Hai scelto l’indipendenza, dunque. Che valore ha, per te?
«Attualmente non posso fare a meno di esserlo. Credo fermamente nel dialogo con altre realtà, spesso diverse da noi ma, IFIX, vorrei continuasse ad essere un laboratorio di progettazioni anche utopiche, dove il motore però siano le idee senza freni e senza alternativa».
Centrare l’obiettivo: che cosa significa nel tuo "mondo”? 
«Il nostro modo di lavorare e collaborare con tante realtà diverse come gli editori, le librerie, gli artisti e gli artigiani, gli autori o aspiranti tali senza mai perdere il nostro baricentro credo sia una pratica che è cresciuta nel tempo e, con l’esperienza, ha fatto crescere noi e lo studio IFIX sia professionalmente, sia umanamente, che tradotto si avvicina all’idea di concimare le idee e portarle in superficie e, parafrasando Albe Steiner, ogni volta che mettiamo un segno su un foglio bianco abbiamo una grande responsabilità se il progetto è scadente e quindi può influire negativamente sulle persone e sullo sviluppo culturale di un Paese».

Alessandra Angelucci

ALL'ANIMA DELLA CAPITALE!


    
 

ALL'ANIMA DELLA CAPITALE!

   
 All'Accademia Americana di Roma i borsisti provano a unire i frammenti della città eterna, con molti sforzi e alcuni notevoli risultati. Ma alla fine ci riusciranno?  
 
pubblicato 

Come ogni anno, l'American Academy di Roma mostra i lavori dei suoi borsisti. Lavori eterogenei per medium, materiali, intenti e discipline (arti visive, architettura, musica, design), e distribuiti nei diversi ambienti dell'Accademia, ma che nonostante tutto riescono a trovare una certa coerenza comune, assicurata dalla unica e fluida, e scaltra, regia di Ilaria Gianni.

Cinque Mostre 2016 - Across the Board: Parts of a Whole

Il frammento è il fil rouge da seguire attraverso questa, si perdoni il bisticcio di parole, deframmentazione centripeta verso una sorta di complessa ricomposizione. Ma esiste anche la chiave di lettura del gioco, che vede lo «spettatore-giocatore» muoversi su una ipotetica scacchiera oppure sul piano di un puzzle, per «interagire con le opere».
"Cinque Mostre 2016 - Across the Board: Parts of a Whole" parte già dalla facciata, dove le bandiere di The Middle Future – che in realtà compongono un libro, "pubblicato" quando vengono esposte – sono risemantizzate da alcuni artisti sotto la direzione della designerLauren Mackler. Seguono nella galleria al piano terreno riflessioni sull'ambiguità di materiali e di oggetti, e alcune interrogazioni sulla visibilità.
Namsal Siedlecki, per esempio, ha creato un cappello di pelle di fungo o dipinto di marmo una tela, mentre Helena Hladilová ha intrecciato un quadro poverista pensando alle classiche sedie di paglia italiche. Maaike Schoorel Jinn Bronwen Lee invece giocano con la pittura, per lasciare i loro lavori proprio sul filo sospeso tra visibile e invisibile, dove il vedere diventa più un processo immaginativo che fisico. Ma anche qui nulla di nuovissimo.Si parte già dalla facciata, dove le bandiere di The Middle Future – che in realtà compongono un libro, "pubblicato" quando vengono esposte – sono risemantizzate da alcuni artisti sotto la direzione della designer Lauren Mackler. Seguono nella galleria al piano terreno riflessioni sull'ambiguità di materiali e di oggetti, e alcune interrogazioni sulla visibilità.

Cinque Mostre 2016 - Across the Board: Parts of a Whole  Cinque Mostre 2016 - Across the Board: Parts of a Whole

Le parti che però suscitano le riflessioni più scomode e interessanti sono quelle in cui gli artisti si nutrono di Roma e la digeriscono alla loro maniera, pratica da secoli diffusa tra gli artisti stranieri di passaggio nella capitale (come ci ricorda Spolia, di David Schutter, opera meditata sui disegni degli artisti-viaggiatori che passavano a Roma nel XVII secolo, conservati all'ICG).
Alcune opere risultano più fresche e suggestive, come ad esempio la rilettura del pavimento dell'atrio, il cui motivo geometrico è stato alterato da Bryony Roberts (foto in alto) applicando forme di vinile adesivo nere e lilla: un discorso che allude alla sterminata casistica dei pavimenti romani, dai mosaici antichi ai cosmateschi, ai complessi ritmi rinascimentali e barocchi, reinterpretandoli dal punto della moderna grafica industriale.
Marc Boulos, d'altra parte, microproietta su foglia d'oro i filmati di una donna che si denuda, e tramite titoli da film muto rievoca confessioni di amore e sesso, trasfigurandoli in icone bizantine grazie al corrusco bagliore dell'oro (bizantinità richiamata anche dalla versione del volto di Cristo, stampata in 3d da John Lansdowne, e esposta nel piano seminterrato).
Storia e contemporaneo si incontrano anche al bar, quello dell'Academy, dove The Picture Club, vera e propria mostra nella mostra curata con la partecipazione di Gianni Politi, gioca a inserire nella fitta quadreria storica di ritratti (composta da disegni e oli di piccolo formato realizzati da pensionanti e ospiti lungo tutto il XX secolo) alcune opere di intrusi, ovvero borsisti contemporanei.

Cinque Mostre 2016 - Across the Board: Parts of a Whole

Scendendo nel criptoportico, e attraversando lo scalone, ancora viene affrontato il discorso del passato, della memoria, elemento che a Roma si palesa in mille forme e qui riletto (bisogna dire in modo un po' banale) prevalentemente attraverso i linguaggi dei rilievi archeologici e architettonici. Si passa dalle sagome delle anfore romane della Academy, estetizzate da Woody Pirtle, alla pasta dalle forme studiate sulle cupole Borrominiane realizzata (e divorata avidamente!) dall'architetto Karl Daubmann; dall'ipotesi giocosa di riaprire il Porto di Ripetta, illustrata da Alexander Robinson attraverso un plastico stratificato, al progetto di Mali Annika Skotheim, che chiama artisti e visitatori a reinterpretare dal loro punto di vista particolari, frammenti direi, di un kylix (antica coppa per il vino, in ceramica, usata nell'Antica Grecia) della collezione dell'Accademia. E si finisce con l'apoteosi del frammento − decine e decine di statuette classiche  per turisti, frantumate dai visitatori e ammucchiate in una teca, quasi evocando i processi di calcinazione con cui migliaia e migliaia di statue vennero trasformate in calce e così riusate per costruire − nello spirito più pieno della storia romana.

Cinque Mostre 2016 - Across the Board: Parts of a Whole

A un primo pensiero questi percorsi potrebbero essere salutati come un positivo tentativo di applicare il contemporaneo su quella materia storica e archeologica che costituisce molta parte della città di Roma - ma che spesso, come un incantesimo, sembra tenere questa città imprigionata in un immobile passato, vanificando ogni occasione di novità. Ma poi ci accorgiamo che molti di questi artisti incorrono nello stesso errore, riprendono i cliché della città delle rovine, delle cupole delle chiese, della storia stratificata, e via dicendo, proprio come fecero altri artisti stranieri prima di loro, per secoli e secoli, non riuscendo a vedere, e a esprimere, la vera anima pulsante, viva e, in definitiva, contemporanea di Roma. Quale? Oggi forse proprio quella che non riesce a essere al passo con i tempi, e decadente. 

LA TRUFFA DELL’ANNO




























     
 

LA TRUFFA DELL’ANNO

   
   
 
pubblicato 

49 facchini e 6 battitori sono stati in tribunale pochi giorni fa perché coinvolti in un caso di furto che ha scosso casa d'aste Drouot di Parigi. Il gruppo è accusato di aver rubato un valore di opere d'arte e altri tesori che erano dispersi, valutandoli, e poi li vendendoli all’asta per un totale di 2.5 milioni di dollari. Tra le opere vendute un paesaggio di Gustave Courbet e alcune litografie di Marc Chagall e Matisse oltre a un diamante di 2,08 carati. La casa d’aste francese, secondo Forbes, vende circa 600.000 oggetti all'anno, e coinvolge fino a 5.000 visitatori al giorno sul suo sito web.
Le cose non sono state semplici durante questi anni di interrogatori e indagini: la maggior parte dei 49 facchini sotto processo ammettono le accuse di cospirazione, furto e gestione di beni rubati, mentre alcuni negano le accuse. I quattro banditori coinvolti si dicono non consapevoli di aver venduto opere rubate e la stessa Drouot ha negato qualsiasi conoscenza dei presunti furti.
In un mercato in cui il nero e le opere non autentiche sono parte del gioco, questa notizia non sconvolge nessuno, ma certamente coinvolge una delle case storiche tra le più attive d’Europa.
Le pene per i colpevoli potrebbero essere esemplari: sette anni da scontare in carcere e multe di 195.000 ciascuno. (Roberta Pucci)

Elisabetta Braghetto - Statuto 13 - Milano



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Le tele dipinte da Elisabetta Braghetto su lino trattato e su tele in cotone, godono di una texture piacevole...Piccole sculture di “ominidi” bianchi, sono posizionate ai bordi delle tele, fuoriescono dall'interno, ci osservano lateralmente. Le sculture sono plasmate dalla mano dell'artista ..
orario: martedì-sabato ore 11/19
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biglietti: ingresso libero
vernissage: 23 marzo 2016. dalle ore 18 30 alle ore 21
curatori: Massimiliano Bisazza
autori: Elisabetta Braghetto
genere: arte contemporanea, personale