lunedì 31 luglio 2017

il Valdese riapre i battenti



Il taglio del nastro

Da ospedale a Casa della Salute, dopo cinque anni il Valdese riapre i battenti LE FOTO

Il nosocomio di via Silvio Pellico aveva chiuso i battenti nel 2012. Questa mattina l'inaugurazione dei primi servizi. Saitta: "Saniamo ferita città"
L'assessore Saitta all'inaugurazione della Casa di Cura (foto Facebook)
E’ operativa da oggi, dove fino al 2012 c’era l’Ospedale Valdese, la prima Casa della Salute di Torino destinata ad integrare il servizio sanitariocon laboratori di analisi, quattro sale per piccola chirurgia, uno sportello di Servizio Sociale e diversi servizi di accoglienza, cura psico-oncologica, valutazione geriatrica.
LA CERIMONIA DEL TAGLIO DEL NASTRO
Al taglio del nastro della struttura di via Silvio Pellico c’erano l’assessore regionale alla Sanità Antonio Saitta, che ha parlato di “una giornata importante per la città che segna il passo della trasformazione in atto del sistema sanitario sempre più di prossimità”, l’assessore alla Sanità del Comune di TorinoSonia Schellino, il direttore generale Valerio Fabio Alberti, il pastore Eugenio Bernadini. “La chiusura del Valdese – ha detto Saitta – segnò una ferita per Torino, e appena insediatomi ho cominciato a lavorare per la riapertura. Questo non è più un ospedale, ma una struttura innovativa, per la ‘presa a carico del paziente’, concetto caro ai valdesi, ma anche cardine del nuovo piano sanitario”.
BOETI: RIAPERTURA E’ SEGNALE DI SPERANZA
“La riapertura dell’ex ospedale Valdese, trasformato ora in Casa della Salute, rappresenta un segnale di speranza per gli abitanti del quartiere e per tutti i torinesi. La decisione della Giunta Cota di chiudere il Valdese costituì un vulnus per la città, una scelta sbagliata ed irragionevole” ha dichiarato Nino Boeti, vice presidente del Consiglio regionale del Piemonte. “Grazie alla giunta di centrosinistra – ha affermato Boeti – si restituisce alla comunità una struttura che ospita servizi significativi. Certamente si tratta di un primo passo, altri dovranno essere fatti affinché il Valdese diventi una vera e propria Casa della Salute: in particolare, bisognerà collocare letti di post-acuzie in collegamento con le Molinette cosi’ da riuscire a decongestionarne il Pronto soccorso”.
PASSO AVANTI PER RISOLVERE PROBLEMA LISTE ATTESE
Boeti conclude sottolineando come “il sistema sanitario regionale negli ultimi anni abbia chiuso diverse sale operatorie, strutture che in taluni casi, come il Valdese, possono essere recuperate per una chirurgia a bassa intensità. Il problema delle liste di attesa è figlio anche di queste scelte, e la riapertura di queste sale operatorie rappresenterà un ulteriore passo in avanti”.

La pioggia mette in ginocchio Torino e provincia.

Disagi anche in corso Regina Margherita. Caduti alberi a Borgaro

MALTEMPO. La pioggia mette in ginocchio Torino e provincia. Due anziani salvati per un soffio LE FOTO

Erano rimasti bloccati in auto nel sotto passo di Caselle: provvidenziali i sommozzatori dei vigili del fuoco
Un terribile temporale estivo si è abbattuto su Torino e Provincia intorno alle 19. Vari sono stati i disagi nei quali i cittadini sono incappati.
Due anziani sono rimasti bloccati a bordo delle loro auto nel sottopasso di Caselle, che si era completamente allagato.
I due sono stati soccorsi dai sommozzatori dei vigili del fuoco. Allagamenti che stanno rendendo il traffico impossibile anche in corso Regina Margherita.
A causa del vento sono invece caduti diversi alberi tra Borgaro e Caselle.

GENITORI IMPAVIDI






GENITORI IMPAVIDI

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Ancora una volta nella Cattedrale di Sorrento sono stati impartiti cinque battesimi per immersione. Il battesimo per immersione veniva impartito a persone adulte e non ad ignari neonati, le foto dei maschietti nudi venivano scattate lo scorso secolo … quando dei rapporti incestuosi e degli abusi sui minori si taceva per vergogna o per idiozia. Negli anni duemila la Chiesa non tollera più i  diffusi reati di pedofilia commessi dai sacerdoti e la società civile condanna unanimemente i pedofili … ma frequentemente dimentica che è necessario proteggere i bambini … evitando anche di  esporli nudi agli sguardi di parenti, amici ed estranei tra i quali potrebbero esserci soggetti con la disposizione ad una intemperante sensualità che  si manifesta o si esprime in forme compiaciute nel comportamento, negli atti, nelle parole, negli sguardi. La prudenza è una virtù che non alberga nella nostra penisola!

Commento.
In tema di libertà di espressione e in tempo dove ognuno dimostra di sapere quel che dice, anche quando va a sbattere contro i suoi illuminati pensieri del giorno prima, quello che racconta l'articolista fa solamente pensare ai tempi bui della nostra storia quando eravamo sottoposti con la forza alla volontà di chi approfittava dell'ignoranza altrui per dominarlo, utilizzarlo,schiavizzarlo ed annientarlo se ne era il caso, vedi la storia della chiesa.
Di pervertiti ce ne saranno anche a Sorrento ma o le cronache tacciono sul fenomeno o sono tutti compiacenti perchè un nudo di un neonato che si consuma tutti i giorni all'interno di una famiglia dovrebbe diventare preoccupante agli occhi di gente abituata al nudismo da che mondo è mondo ?
Forse ha dimenticato quando aveva una decina d'anni e i genitori lo spingevano in acqua nudo e crudo dicendo tanto sei un ragazzino, non scadalizzi nessuno.  
Gioacchino Ruocco

venerdì 28 luglio 2017

Francesco Nicodemo presenta “Disinformazia” con Vincenzo Iurillo de Il Fatto





Piano di Sorrento Francesco Nicodemo presenta “Disinformazia” con Vincenzo Iurillo de Il Fatto


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Sarà presentato a Piano di Sorrento ( Napoli ) il 3 agosto, una delle prime tappe, in Campania fra le primissime, il libro ‘Disinformazia – la comunicazione al tempo dei social media’ (ed. Marsilio) di Francesco Nicodemo, esperto di comunicazione e innovazione digitale, già consigliere di Matteo Renzi e ora nello staff del premier Gentiloni a Palazzo Chigi. A discutere del libro ci sarà Vincenzo Iurillo giornalista de Il Fatto Quotidiano e sarà un confronto interessante tenendo anche conto dei rapporti con Il Fatto non idilliaci di Nicodemo.
‘Disinformazia’ nasce per svelare le alterazioni subite dall’informazione in rete che condizionano in maniera inconsapevole e profonda la nostra visione del mondo. Una vera e propria ‘navigazione’, che parte dalle principali vicende di politica internazionale che hanno contraddistinto gli ultimi mesi a partire dal 2016, per arrivare a una serie di riflessioni non procrastinabili sulla comunicazione e sulla politica: l’obiettivo del testo è quello di destare la consapevolezza che sulla rete non siamo utenti passivi davanti a uno schermo ma soggetti attivi e partecipi che devono solo riappropriarsi del proprio ruolo.
Uno strumento per comprendere “perché l’uomo deve pretendere informazione di qualità e perché è preferibile una comunicazione empatica e divulgativa in luogo di quella che mira solo a impressionare”. In gioco, per l’autore, ci sono il recupero della fiducia nel progresso, nella scienza, nella ragione e la costruzione di un civismo che ci rende davvero parte attiva di una società. Francesco Nicodemo, classe 1978, è stato il responsabile nazionale della comunicazione del Pd tra il 2013 e il 2014, collabora con l’Università̀ Luiss Guido Carli di Roma alla cattedra di Diritto del Web. Scrive per l’Unità, Rivista Studio e Mondoperaio.

Paolo Nespoli è in orbita

  • SCIENZA 
  • VENERDÌ 28 LUGLIO 2017

Paolo Nespoli è in orbita

di Emanuele Menietti – @emenietti

L'astronauta italiano è partito oggi dal cosmodromo di Baikonur, in Kazakistan: vivrà a bordo della Stazione Spaziale Internazionale per i prossimi 5 mesi

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 Paolo Nespoli (AP Photo/Shamil Zhumatov, Pool)
Oggi l’astronauta italiano Paolo Nespoli è partito per la sua terza missione in orbita, raggiungendo la Stazione Spaziale Internazionale (ISS), il più grande laboratorio mai costruito dall’uomo intorno alla Terra. Il viaggio di Nespoli è iniziato alle 17:41 dalla base spaziale di Baikonur in Kazakistan, a bordo della capsula da trasporto Soyuz di Roscosmos, l’Agenzia Spaziale Russa. Con Nespoli, che fa parte dell’Agenzia Spaziale Europea, ci sono l’astronauta statunitense Randy Bresnik della NASA e il cosmonauta russo Sergej Rjazanskij (Roscosmos). In nove turbolenti minuti, Nespoli e il resto dei membri dell’Expedition 52/53 hanno raggiunto l’orbita terrestre e intorno all’1 di notte di sabato attraccheranno alla ISS.
Chi è Paolo Nespoli
Paolo NespoliMilanese, 60 anni, Paolo Nespoli è entrato nell’esercito italiano nel 1977, dove è diventato sottoufficiale e ha lavorato come istruttore di paracadutismo presso la Scuola Militare di Paracadutismo di Pisa. Ha poi prestato servizio nei primi anni Ottanta a Beirut, in Libano, con il contingente italiano della Forza multinazionale di pace. Tornato in Italia e diventato ufficiale, Nespoli ha iniziato a maturare interessi per l’aviazione e in seguito per l’ingegneria spaziale.
Come ha raccontato Piero Angela nel suo recente libro autobiografico, nel 1984 fu contattato da Nespoli, su consiglio della giornalista Oriana Fallaci che aveva una relazione con lui, per avere un appuntamento:
Ci vedemmo nel mio ufficio. “Mi dica” lo incoraggiai. “Vorrei fare l’astronauta…” disse lui. Gli spiegai che non era così semplice: conoscevo un aspirante astronauta e sapevo quanto la selezione fosse difficile. “Lei ha esperienza come pilota collaudatore, o cose simili?” “No.” “Ha una laurea in una materia scientifica, come ingegneria o fisica?” “No.” “Parla inglese e russo?” “Il russo no, l’inglese abbastanza”. Lo vidi motivato e pieno di volontà e gli diedi alcuni consigli per non deluderlo, sapendo però che era un caso disperato”.
Nespoli si mise a studiare sodo, riprendendo l’Università e conseguendo un Master di Scienza all’estero e iniziando le prime collaborazioni con l’ESA in qualità di formatore degli astronauti. Dopo un’esperienza presso i centri di sviluppo della NASA, negli Stati Uniti, nel 1998 è stato selezionato come astronauta e ha iniziato l’addestramento, compreso quello necessario per essere assegnato alle missioni a bordo degli Shuttle, le astronavi che decollavano in verticale come un razzo e tornavano sulla Terra planando come un aeroplano, pensionate dalla NASA sei anni fa. Per dirla come Piero Angela nel suo libro, quello di Nespoli è “veramente un esempio eccezionale di impegno e perseveranza”.
Le missioni di Nespoli
Paolo Nespoli ha viaggiato per la prima volta nello Spazio nel 2007, a bordo dello Space Shuttle Discovery, in un’importante missione per consegnare e assemblare il Nodo 2 della Stazione Spaziale Internazionale, all’epoca in costruzione. Nel dicembre del 2010 Nespoli è nuovamente partito verso la ISS, questa volta nell’ambito della missione italiana MagISStra, per condurre esperimenti e dimostrazioni nello Spazio. È rimasto in orbita per 159 giorni, tornando sulla Terra nel maggio del 2011.
Paolo Nespoli
L’Expedition 52/53 che inizia oggi prevede che Nespoli e i suoi tre compagni di viaggio restino a bordo della ISS per cinque mesi. Insieme ai suoi colleghi (tre sono già sulla Stazione), nell’ambito della Missione Vita Nespoli si occuperà della manutenzione degli strumenti di bordo e parteciperà a esperimenti di vario tipo, molti dei quali dedicati a valutare gli effetti sull’organismo della permanenza in condizioni di microgravità per lungo tempo. Come tra il 2010 e il 2011, Nespoli avrà anche l’occasione di raccontare la sua esperienza tramite i suoi account sui social network.
Come si viaggia verso la ISS
Il cosmodromo di Baikonur è nel mezzo delle steppe del Kazakistan, a 200 chilometri dal lago d’Aral: fu costruito ai tempi dell’Unione Sovietica ed è la base di lancio più antica del mondo, piena di storia e storie dell’esplorazione spaziale. Da Baikonur partirono nel 1957 lo Sputnik 1, il primo satellite artificiale, e nel 1961 Yuri Gagarin, il primo uomo a volare nello Spazio, seguito due anni dopo da Valentina Tereškova, la prima donna di una missione spaziale. La base ospita edifici e infrastrutture di vario tipo, dai grandi hangar per preparare i razzi lanciatori alle aree con i tecnici, gli ingegneri e gli astronauti, che di solito arrivano a Baikonur un paio di settimane prima della partenza e sono tenuti in parziale isolamento (per ridurre il rischio di malanni dell’ultimo minuto).
Baikonur
Soyuz
L’astronave che porta gli astronauti sulla ISS si chiama Soyuz, ed è uno dei sistemi più rodati e utilizzati per il trasporto di esseri umani nella storia delle esplorazioni spaziali. Soyuz in russo vuol dire “unione”: il nome fa riferimento sia al lanciatore (l’insieme dei razzi per il lancio) sia alla navetta, la parte che ospita l’equipaggio e che attracca alla ISS. Gli astronauti seguono un addestramento molto scrupoloso per imparare a utilizzare i sistemi di bordo: anche se molte manovre sono eseguite automaticamente dal computer, l’equipaggio deve potere intervenire manualmente nel caso in cui qualcosa vada storto.
Soyuz
Il razzo che vince la forza di gravità terrestre e spinge la navetta in orbita è lungo circa 50 metri, con un diametro massimo di 10 metri e una massa di 310 tonnellate. È formato da tre parti (“stadi”) ognuna dotata di motori: al momento della partenza si attiva la sezione inferiore, il primo stadio, poi si stacca e si attiva il secondo stadio e infine il terzo. Questo sistema consente di mantenere una costante spinta e al tempo stesso di non portarsi dietro le parti più pesanti del razzo man mano che si prende quota. I motori del lanciatore usano una miscela di kerosene e ossigeno liquido, che bruciando insieme producono un’enorme potenza. Seduti sulla punta di questo focoso gigante ci sono i tre astronauti nella Soyuz vera e propria, racchiusa all’interno di un involucro protettivo, che si apre una volta superato il turbolento attraversamento dell’atmosfera.
La navicella è formata da tre parti: il modulo orbitale, a forma di sfera, in cui si trovano le strumentazioni e i materiali da portare sulla ISS; il modulo di rientro, che ospita gli astronauti sia per il viaggio di andata sia per quello di ritorno; il modulo di servizio, che contiene altre strumentazioni, i serbatoi e i motori per le manovre spaziali e quelle di rientro.
soyuz-moduli
Sulla rampa di lancio
Terminata la preparazione del lanciatore e della navetta, la Soyuz lascia il suo hangar e viene trasportata su binari verso la rampa di lancio, dove con l’aiuto di grandi bracci meccanici viene messa in posizione verticale. Gli astronauti di solito raggiungono la rampa di lancio un paio d’ore prima della partenza, già con le tute addosso (servono per protezione, ma sono meno solide e ingombranti rispetto a quelle usate per le attività extraveicolari, quando gli astronauti lavorano all’esterno della ISS). Un ascensore porta l’equipaggio a 50 metri di altezza, fino alla navetta spaziale che li ospiterà per il viaggio.
Partenza
Eseguiti tutti i controlli, viene dato il via libera per spedire tre esseri umani seduti su 300 tonnellate di propellente oltre l’atmosfera, quella piccola ed evanescente buccia intorno al nostro pianeta senza la quale non potremmo esistere. Finito il classico conto alla rovescia, i quattro razzi ausiliari (booster) laterali e quelli del blocco centrale si accendono, mentre i bracci che tenevano ferma la Soyuz sulla rampa si aprono svincolando il lanciatore. La grande spinta verticale fa staccare la Soyuz dal suolo e avvia l’ascesa che in pochi minuti porterà gli astronauti in orbita. L’accelerazione subita dall’equipaggio nei primi secondi è di 1,5 g, pari quindi a una volta e mezzo l’accelerazione di gravita media al suolo.
Dopo 45 secondi, il lanciatore ha ormai raggiunto la velocità di 1.600 chilometri orari e un’altitudine di 11 chilometri: la Soyuz vibra e dà scossoni come se stesse percorrendo una strada accidentata, l’equipaggio intanto deve fare i conti con i 2 g che lo schiacciano verso i sedili. Passano due minuti e l’altitudine è di oltre 40 chilometri: i booster del primo stadio hanno bruciato tutto il propellente, si spengono e la sezione si separa automaticamente dal resto del lanciatore, essendo ormai diventata un’inutile zavorra: precipiterà al suolo, finendo in un’area disabitata del Kazakistan. Intanto si attiva il secondo stadio con una repentina spinta che porta a 3,5 g (per qualche secondo gli astronauti pesano tre volte e mezzo quanto pesano normalmente sulla Terra).
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Il secondo stadio continua a spingere verso l’orbita il resto della Soyuz, che intanto si libera dell’involucro che mantiene al riparo la navetta. Per la prima volta dal lancio, il veicolo è totalmente esposto all’ambiente spaziale e la luce può entrare all’interno dell’abitacolo dagli oblò. È un momento di tregua per gli astronauti che dura poco, perché indica che sta per arrivare l’ultima grande spinta. Il secondo stadio si stacca e si attiva il terzo, che resta acceso per 4 minuti, portando la Soyuz a un’altitudine di 220 chilometri, mentre la velocità raggiunge progressivamente i 13.250 chilometri orari. Sono ormai passati 9 minuti dalla fine del conto alla rovescia a Baikonur, la Soyuz è nell’orbita desiderata e può quindi staccarsi dal terzo e ultimo stadio, che le ha dato una mano ad arrivare fino a lì.
Spazi angusti e stretti della navetta a parte, il viaggio per gli astronauti diventa molto più confortevole e tranquillo. Iniziano a sperimentare la microgravità, cioè l’assenza quasi totale di peso con cui dovranno convivere per i loro mesi di permanenza sulla ISS. Mentre l’equipaggio si guarda intorno, i sistemi di bordo della Soyuz fanno aprire i pannelli solari per dare energia aggiuntiva ed estendere le antenne per le comunicazioni.
Infine, la Stazione
Un tempo per raggiungere la ISS dalla Terra erano necessari in media due giorni di viaggio, poi le agenzie spaziali hanno rivisto procedure e sistemi per fare in modo che la Soyuz si sposti in minor tempo tra le varie orbite per raggiungere quella della Stazione, cosa che ha permesso di ridurre notevolmente gli stress per l’equipaggio e i rischi. In media un viaggio con il nuovo sistema richiede sei ore per essere completato. La ISS viaggia nella sua orbita a una velocità di 27.600 chilometri orari e, per poter compiere l’attracco, la Soyuz raggiunge la stessa velocità quando si colloca nella medesima orbita. Sulla Stazione ci sono diversi punti di attracco: nei momenti di massimo affollamento ci sono due Soyuz e dai due ai tre moduli di trasporto merci attaccati alla ISS.
docking-soyuz
La Soyuz si allinea a uno dei punti di attracco e si avvicina, molto delicatamente, utilizzando la sonda (una sorta di staffa) sulla sommità del modulo orbitale (quello sferico). Questa s’infila all’interno del sistema di attracco della ISS con una procedura automatica: la cavità non è cilindrica ma a forma di cono, in modo da compensare un eventuale disallineamento. La staffa viene agganciata all’interno del cono e inizia poi a ritrarsi, in modo da permettere al resto del “naso” della Soyuz di incastrarsi nella cavità. Quando l’allineamento è completo e i portelli della navetta e della ISS combaciano, è possibile aprire una via di comunicazione tra le due parti, pressurizzarla e infine permettere agli astronauti di salire a bordo della Stazione Spaziale Internazionale.
Stazione Spaziale Internazionale
Sicurezza
Con la fine del programma spaziale degli Shuttle della NASA nel 2011, le Soyuz russe sono rimaste l’unico sistema per trasportare gli equipaggi sulla Stazione Spaziale Internazionale. Le cose cambieranno nei prossimi anni, grazie ad alcune aziende private (SpaceX e Boeing) che hanno ricevuto l’incarico dalla NASA di realizzare nuovi sistemi per viaggiare verso la ISS.
Grazie a decine di voli, il sistema delle Soyuz è molto collaudato ed efficiente, ma con la scienza dei razzi c’è sempre il rischio che qualcosa vada storto. Il momento più pericoloso è quando si attivano i razzi del primo stadio: i serbatoi sono pieni di propellente e nel caso di un malfunzionamento si potrebbe produrre un’enorme esplosione. Per questo motivo sulla punta del razzo c’è la “torre di espulsione”, un piccolo razzo aggiuntivo che ha la capacità di separare la parte finale della Soyuz con l’equipaggio, proiettandola in pochi secondi lontano dalla rampa di lancio dove si sta verificando l’esplosione. L’espulsione di sicurezza può essere impostata per essere automatica o manuale. Il sistema è stato usato una sola volta nel 1983 e permise di portare al sicuro i due cosmonauti che si trovavano a bordo, che subirono un’accelerazione tra i 14 e i 17 g per qualche istante, ma riuscirono a ristabilirsi e a partecipare ad altre missioni spaziali.

Il capotreno si era inventato tutto

  • ITALIA 
  • GIOVEDÌ 27 LUGLIO 2017

Il capotreno che aveva denunciato di essere stato 

aggredito sul regionale Trenord si era inventato tutto

trenord
La procura di Lodi ha stabilito che il capotreno Davide Feltri, che il 19 luglio aveva denunciato di essere stato accoltellato da un uomo su un treno regionale Trenord sulla tratta Piacenza-Milano, ha mentito sull’aggressione che avrebbe subito e in realtà si era ferito da solo. La notizia è importante soprattutto perché in seguito alla denuncia di Feltri i dipendenti di Trenord avevano scioperato per quattro ore lunedì 24 luglio, per chiedere maggiore sicurezza sul posto di lavoro.
Il treno su cui Feltri aveva detto di essere stato aggredito è quello che parte da Piacenza alle 7.06 e arriva a Milano Greco Pirelli alle 8.10. Feltri era stato soccorso dai carabinieri con un coltello conficcato nella mano destra, aveva detto che il suo aggressore era «scuro di pelle, alto, magro, con le treccine ai capelli» e che dopo l’aggressione, avvenuta durante il controllo dei biglietti, l’uomo era scappato forzando le porte del treno in corrispondenza della stazione di Santo Stefano Lodigiano. La descrizione corrispondeva in effetti a un giovane che si trovava sul treno. La polizia ha tuttavia provato che Feltri avesse mentito grazie ai video delle telecamere di sorveglianza del treno. Ora è accusato di calunnia e simulazione di reato.
(ANSA/ MOURAD BALTI TOUATI)

Niente razionamento dell'acqua a Roma,

Niente razionamento dell'acqua a Roma, intervengono Governo e Regione: "Raggi è un'irresponsabile"

Niente razionamento dell'acqua a Roma, intervengono Governo e Regione: "Raggi è un'irresponsabile"

Nuova ordinanza da parte della Regione: i prelievi da Bracciano caleranno progressivamente. Durissimo attacco di Zingaretti a Raggi: "Conferma di essere abituata a scaricare responsabilità su altri. Roma rischia di morire"
Il razionamento dell'acqua a Roma non ci sarà. La Regione Lazio, in accordo con il Governo, ha fatto un mezzo passo indietro rispetto all'ordinanza di una settimana fa che vietava i prelievi dal lago di Bracciano. Il divieto permane, ma entrerà di fatto in vigore in maniera progressiva. La decisione è emersa nel corso di due conferenze stampa praticamente contemporanee del ministro dell'ambiente Galletti e del Governatore della Regione Lazio Nicola Zingaretti. 

La soluzione tampone

Fino al 10 agosto i prelievi saranno pari a 400 litri al secondo. Dopo il 10 agosto e fino al 1 settembre i prelievi scenderanno a 200. "Ora però Acea e Comune debbono fare quello che gli spetta, e cioè gli interventi di manutenzione sulle reti e realizzare le nuove infrastrutture", ha spiegato il ministro Galletti. In contemporanea il presidente della Regione Nicola Zingaretti non ha usato mezze misure con la sindaca: "Lei è anche azionista di maggioranza di Acea ed è sindaco della Città Metropolitana: ho letto le sue dichiarazioni e anche in questa occasione ha confermato di essere troppo abituata a scaricare le responsabilità su altri e non assumersi le proprie. Attenzione che con questo atteggiamento Roma rischia di morire".

Roma senz'acqua e con l'incubo razionamento: le posizioni di Regione, Acea e Campidoglio

Il contropiede della sindaca Raggi

Poco prima infatti la sindaca Raggi, nel tentativo di bruciare il temuto attacco aveva convocato una conferenza stampa in cui ha provato ad incalzare il Governo, disegnando interventi, come l'ordinanza anti spreco dell'acqua (emanata ogni anno da tutti i sindaci), secondo lei centrali per affrontare l'emergenza: "Bisogna intervenire subito, non tra qualche giorno. La situazione è intollerabile, non si può staccare l'acqua ai romani, sono estremamente preoccupata per i miei concittadini. Sono allarmata per quello che può accadere agli ospedali e ai vigili del fuoco se staccano l'acqua. Il governo deve prendere provvedimenti necessari: poco meno di un mese fa con la dichiarazione di emergenza fatta per Parma e Piacenza è stata scongiurata una crisi idrica come aveva richiesto la cittadinanza. Devono fare lo stesso per Roma. Parliamo di oltre un milione e mezzo di cittadini". 

Raggi: "Ecco quello che abbiamo fatto"

"Noi già abbiamo fatto la nostra parte- ha aggiunto Raggi- Il 22 giugno ho emanato un'ordinanza per tutelare l'acqua di Bracciano e per razionare l'utilizzo dell'acqua. Tutto questo e' stato anche oggetto di derisione proprio da parte di quelli che oggi si lamentano. Forse non eravamo lontano dalla soluzione e non avevamo preso un provvedimento sbagliato. Anche Acea ha fatto la sua parte perchè si è immediatamente adeguata a quelle che erano le richieste di intervenire prioritariamente sulle reti. Sugli oltre 5mila km di reti, sono andati in riparazione 2.500/3.000 km. Hanno riparato e sostituito già 50 km di tubature, hanno ridotto le perdite e ridotto le captazioni dal lago di Bracciano da circa 1.800 litri al secondo a circa 1.100. Stanno intervendo su cose che non erano mai state fatte. Io sono intervenuta anche come sindaco della Città Metropolitana per verificare e fare una immediata ricognizione su tutti i piccoli prelievi che sono stati autorizzati dalla Provincia negli anni precedenti. Questo è quello che abbiamo fatto, ciascuno di noi ha fatto la propria parte".

Zingaretti: "Da Raggi atteggiamento inspiegabile e irresponsabile"

Nel corso della conferenza stampa in Regione, pochi minuti dopo il "blitz" con i cronisti della sindaca, Zingaretti non ha mancato di sottolineare il rammarico per l'atteggiamento della prima cittadina: "Non posso che dire che sono davvero addolorato di questo continuo, e a questo punto inspiegabile e irresponsabile, atteggiamento da parte della sindaca di Roma e proprietario dell'ente gestore (Acea, ndr) e sindaco della Città metropolitana, di scaricare le responsabilità su tutti i temi dell'agenda di governo della Capitale del Paese". 
Secondo il Governatore "non assumersi le proprie responsabilità spesso rappresenta la radice dei problemi che si creano. Noi abbiamo anche in questo caso segnalato da giorni un problema non creato da noi ma da questa assenza di responsabilità e anche con questo atto tentiamo di risolverlo tutelando il lago di Bracciano, su cui irresponsabilmente l'amministrazione comunale ha spinto per poter sospendere totalmente l'ordinanza che vieta le captazioni. Al tempo stesso ci siamo fatti carico dell'ammissione dell'ente gestore delle risorse idriche di non poter garantire l'approvigionamento idrico della rete ospedaliera della Capitale".


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