venerdì 26 ottobre 2018

“Vivere, senza grandi pretese, ma vivere”


L’ultimo messaggio di Sara Anzanello: “Vivere, senza grandi pretese, ma vivere”
La campionessa azzurra Sara Anzanello si è spenta a soli 38 anni dopo una lunga battaglia lasciandoci in eredità un messaggio d'amore e di speranza.

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26 ottobre 2018 - “Vivere, senza grandi pretese, ma vivere”. Parlava così Sara Anzanello prima della sua ultima battaglia, quella più dura, fuori dal campo di pallavolo. È morta poche ore fa.
Una lotta difficile da cui è uscita, purtroppo, sconfitta, ma lanciando un messaggio importante e diventando un simbolo per tante persone che non accettano di arrendersi nemmeno di fronte al destino più crudele. 38 anni, un sorriso dolce e tanta grinta, Sara Anzanello aveva la stoffa della campionessa, sotto rete, ma anche nella vita.
La passione per il volley, l’oro nel 2002 con le Azzurre, poi il trasferimento, fatale, in Azerbaigian, l’epatite e alla fine la morte, arrivata dopo una battaglia durata 5 anni, in cui si era divisa, coraggiosamente, fra gli ospedali e il campo di pallavolo.
Classe 1980, aveva iniziato la sua carriera in A2 giocando con il Volley Latisana e nel 1998 aveva esordito nella nazionale. Con indosso la maglia azzurra aveva vinto nel 2002 l’unico oro mondiale dell’Italia femminile, in seguito aveva conquistato due Coppe del Mondo, due argenti al World Grand Prix e un argento europeo. Poi era arrivata la svolta nella sua carriera, con l’ingaggio, nel 2011, nell’Azerreyl Voleybol Klubu, il club più prestigioso dell’Azerbaigian. Un salto di qualità che le era costato caro quando, il 14 marzo 2013 era stata costretta ad uscire dal campo.
Ricoverata d’urgenza a Milano era stata sottoposta ad un trapianto di fegato. La diagnosi era stata feroce: una grave forma di epatite. Dopo l’operazione, delicatissima, si era sottoposta ad una lunga e faticosa riabilitazione, da cui era uscita con determinazione. Forte, determinata e bellissima, Sara Anzanello aveva lottato con tutte le sue forze ed era riuscita, alla fine, a tornare in campo. Un ritorno coraggioso il suo, che aveva commosso tutti, arrivato nel 2015, quando aveva ripreso a giocarecon il Novara in B1.
“Il mio sogno è vivere – aveva scritto nel suo ultimo messaggio pubblicato su Facebook, in cui appariva al mare, debilitata, ma sorridente, mentre passeggiava sulla spiaggia -. Semplicemente vivere, passeggiare, stare all’aria aperta, un bel bagno in un mare limpido, la sabbia sotto i piedi, la neve candida che mi circonda in una giornata invernale di sole, i miei quadri, la mia cucina, il mio piccolo orto sinergico, una serata con la mia famiglia e con le persone a cui voglio bene. Vivere, senza grandi pretese, ma vivere”.
Sara se n’è andata, ma ci ha lasciato un’eredità preziosa, che tutti noi dovremmo custodire.

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