Cercavo il significato del vocabolo "Papunciello" riportato nel modo di dire "Nun è cchiú ‘nu treno, ma ‘nu papunciello." e mi son trovato difronte alla storia delle tranvie nel napoletano.Avevo intuito che il vocabolo adombrava il significato di vaporetto, ma fino ad oggi non ero mai venuto a conoscenza di mezzi di trasporto in città e fuori azionati con macchine a vapore (tram a vapore)
La nota la voglio proporre ai miei visistatori che sicuramente la gradiranno.
Strade di Napoli : Papunciello
Vorrei con poche note narrare una breve storia del tram soprannominato Papunciello, il tutto si basa su reminescenze infantili e ricerche effettuate tra amici più anziani, interrogando appassionati e consultando internet da cui sono state tratte le foto pubblicate. Come già ho avuto modo di scrivere a proposito dell’Alifana, sono nato in Via Arenaccia e questa strada era quasi interamente percorsa appunto dai tram della Tranvia Provinciale di Napoli, i ” papuncielli”, appunto. Alcune notizie li ebbi da mio padre, che prima di passare nella tranvia comunale di Napoli (SATN, ATCN poi ATAN, oggi ANM), era stato dipendente della società Tranvie Provinciale di Napoli (SATP poi TPN, oggi CTP), ma all’epoca conosciuta come “la Belga“, infatti la nostra storia inizia a Bruxelles il giorno 11 giugno 1881quando Alfonso ed Eduardo Otlet fondano la Societé Anonyme des tramways à vapeur de Naples, concessionaria nell’area suburbana a nord di Napoli di servizi tramviari. Nel 1884 si ha lo scioglimento dellaSocieté Anonyme des tramways à vapeur de Naples e la contestuale costituzione della Societé Anonyme des tramways provinciaux de Naples.
I primi tram erano presumibilmente a vapore, del tipo di quelli illustrati nella prima foto, da qui il nome Papunciello, appunto da vapore. Tra il 1881 e il 1883 la società belga ovvero la Société Anonyme des Tramways à vapeur de Naples, costruisce due linee tranviarie che collegano Napoli con alcuni importanti comuni agricoli a Nord del capoluogo, tra cui Casoria, Afragola, Caivano, Giugliano, fino ad Aversa in provincia di Caserta, per un totale di 25 km. Da ognuno di questi comuni e dalla provincia di Napoli l’azienda ottiene una concessione per usare le strade di loro proprietà, dietro versamento di una cauzione. Dopo il fallimento della società nel 1884, le subentra la Société Anonyme des Tramways Provinciaux de Naples (SATP), nella quale negli anni successivi investiranno alcune grandi società finanziarie belghe e tedesche. La SATP gestisce le due linee e realizza alcune diramazioni nel giuglianese e, nel 1886, quella che trasferisce il terminale napoletano delle due linee da Capodichino a Porta Capuana. Negli anni novanta i chilometri di linea sono diventati più di 30; alla fine del secolo, grazie ad una propria centrale termoelettrica, alla Doganella, inizia l’elettrificazione, completata nel 1902. Il movimento passeggeri-traffico è notevole: 132 corse al giorno e circa tre milioni di passeggeri l’anno. Nel 1904 la SATP apre una terza linea, tutta elettrificata: da Napoli, dopo un tratto comune con le altre linee, vengono raggiunti paesi importanti come Arzano, Grumo Nevano e Frattamaggiore; nel 1909 viene realizzata una breve diramazione da Grumo a Casandrino. Nel 1912 è aperto un prolungamento della linea principale da Aversa a Casal di Principe, penetrando per diversi chilometri nella provincia di Caserta. In questo modo l’azienda arriva ad avere una rete di oltre 52 chilometri, di cui circa 42 in provincia di Napoli. Il numero dei passeggeri aumenta costantemente e notevolmente anno dopo anno, fino a superare i 10 milioni nel 1908 e a sfiorare i 13 milioni nel 1913. Questo così cospicuo movimento subirà un inarrestabile e progressivo crollo nel corso della prima guerra mondiale: nel 1918 solo 7,5 milioni di viaggiatori prenderanno i tram dell’azienda.
Nel 1957 impianti ed esercizi della società belga vengono acquisiti dalle Tramvie Provinciali di Napoli S.p.A. di proprietà esclusiva del Comune di Napoli.
Con il passaggio dalla gestione privata a quella pubblica inizia un””intensa attivitàdi rinnovamento ed espansione. In quegli anni la linee vengono ammodernate e potenziate e rinnovato parte del materiale rotabile, i “papuncielli” provenienti dallo stazionamento di piazza S. Francesco a Porta Capuana,attraversavano il Corso Garibaldi e proseguivano per via E. Bellini per immettersi su via Arenaccia, dopo aver percorso via Arenaccia, con una fermata al Tiro a Segno (dove hanno sede i vigili del fuoco) si diramavano in due percorsi, il primo passando per la strada che oggi prende il nome di “ex sede tranvia provinciale” raggiungeva viale Maddalena. Il secondo proseguiva diritto per la Calata Capodichino, per incontrarsi in piazza Capodichino (oggi Di Vittorio) per poi proseguire l’una verso San Pietro a Patierno e raggiungere Casoria, Casavatore Afraola e Caivano, a San Pietro c’era la diramazione della linea che conduceva verso Grumo per poi diramarsi ancora per Casandrino o per Frattamaggiore; l’altra, passando per corso Secondigliano raggiungeva gli altri paesi dell’interland quali, per citarne qualcuno, Melito, Giugliano (Colonne), S.Antimo, Aversa fino a Casale di Principe.
Con il passaggio dalla gestione privata a quella pubblica inizia un””intensa attivitàdi rinnovamento ed espansione. In quegli anni la linee vengono ammodernate e potenziate e rinnovato parte del materiale rotabile, i “papuncielli” provenienti dallo stazionamento di piazza S. Francesco a Porta Capuana,attraversavano il Corso Garibaldi e proseguivano per via E. Bellini per immettersi su via Arenaccia, dopo aver percorso via Arenaccia, con una fermata al Tiro a Segno (dove hanno sede i vigili del fuoco) si diramavano in due percorsi, il primo passando per la strada che oggi prende il nome di “ex sede tranvia provinciale” raggiungeva viale Maddalena. Il secondo proseguiva diritto per la Calata Capodichino, per incontrarsi in piazza Capodichino (oggi Di Vittorio) per poi proseguire l’una verso San Pietro a Patierno e raggiungere Casoria, Casavatore Afraola e Caivano, a San Pietro c’era la diramazione della linea che conduceva verso Grumo per poi diramarsi ancora per Casandrino o per Frattamaggiore; l’altra, passando per corso Secondigliano raggiungeva gli altri paesi dell’interland quali, per citarne qualcuno, Melito, Giugliano (Colonne), S.Antimo, Aversa fino a Casale di Principe.
Negli anni che vanno al 1957 al 1976 oltre l’ammodernamento del vetusto servizio tramviario viene realizzata l’istituzione della filolinea Aversa-Napoli poi con l’acquisizione di gran parte delle autolinee private della provincia di Napoli e Caserta e l’assorbimento delle attività ferroviarie ed automobilistiche della Compagnia Ferroviaria del Mezzogiorno di Italia (CFMI) la linea tranviaria del vecchio papunciello va man mano in disuso fino a scomparire verso la fine del 1977 e nel 1978 la Società per Azioni viene liquidata ed al suo posto si costituisce un Consorzio aperto tra il Comune e la Provincia di Napoli, con quote al 50% , l’Azienda assume la denominazione di Consorzio Trasporti Pubblici di Napoli (C.T.P) ed è l’addio definitivo al PAPUNCIELLO.
Galario Gennaro ©
fonti: sito mondo tram, sito del Consorzio trasporti provinciali, sito clamfer, sito della Provincia di Napoli;
le foto sono tratte da internet e su ognuna è impressa la fonte e collezione
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