Da Exibart
Vi proponiamo un'anticipazione
dell'intervista esclusiva che ci ha rilasciato Anton Belov, direttore di Garage,
il celebre centro moscovita per l'arte contemporanea. Che ci spiega come la
scena artistica russa sia ricca di potenzialità. Proprio a partire da quelli che
possono sembrare i suoi maggiori difetti. L'intervista completa la trovate sul
prossimo Exibart Onpaper a giorni in uscita [di Anna Vassilenko]
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pubblicato
domenica 16 settembre 2012
Il Centro per la Cultura Contemporanea Garage è famoso non solo in Russia e
non solo grazie a Dasha Zhukova, fondatrice della galleria e compagna del
magnate Roman Abramovich. Garage ha creato il suo marchio riconosciuto nel mondo
dell’arte grazie a un lavoro attento con gli artisti russi e internazionali
d’avanguardia. A Mosca è diventato il punto di pellegrinaggio per tutti gli
appassionati d’arte e un esempio di istituzione impegnata nella formazione: da
centro educativo per tutte le età alle conferenze e lezioni tenute da esperti di
fama internazionale e corsi post laurea nel campo delle arti e di art
management. Ora, con l'ultima iniziativa, Garage incrementa ulteriormente il suo
profilo innovativo, sponsorizzando un sistema di borse di studio per il sostegno
dei giovani artisti, pratica fondamentalmente nuova per la Russia. Garage si è
trasferito dalla periferia al centro di Mosca, a Gorkij Park. Ma una febbre di
traslochi sembra averlo attaccato fino al raggiungimento della sede definitica
presso l’edificio principale dell’ex ristorante Vremena Goda, ristrutturato
dall’architetto olandese Rem Koolhaas in collaborazione con FORM bureau. Lo
spazio si articolerà su due piani che includeranno sale espositive, centro
creativo per i bambini, libreria, caffetteria e sala conferenze. Apertura
prevista nel 2013.
Questa estate il lavoro di Garage si è svolto al Padiglione Estivo, costruito da cinque giovani architetti russi, ma a settembre è attesa l’apertura del Padiglione Temporaneo, progettato dall’architetto giapponese Shigeru Ban, noto per l’uso dei materiali poveri come carta e cartone.
Mentre Dasha Zhukova è "il volto” di Garage, la sua struttura è gestita da
un giovane art manager, Anton Belov. È a lui che chiediamo di darci la sua
versione della scena artistica contemporanea in Russia.
Ultimamente si nota l’interesse crescente
verso l’arte contemporanea e lo sviluppo costante delle attività private:
Garage, Stella Art Foundation, Fondazione Victoria, Winzavod, Fondazione
Artchronika sono tutti i soggetti della comunità formata delle organizzazioni
private con una propria politica culturale. Come definisce il ruolo del capitale
privato?
«Per l'arte contemporanea, nel nostro Paese il capitale, per fortuna o
purtroppo, determina tutto. Istituisce premi, organizza concorsi e grandi mostre
importanti. E si occupa anche dell'educazione: Institute for Problems of
Contemporary Art, Strelka Institute nascono tutte come iniziative private. Fino
a ora le attività dello Stato sono piuttosto scarse e insufficienti».
Questa situazione può motivare lo Stato ad
essere più attivo? Forse possiamo leggere l'annuncio dell’istituzione del Museo
Statale d’Arte Contemporanea, che sarà edificato a partire dalla collezione del
National Center for Contemporary Art (NCCA) di Mosca, come una reazione a questo
stato di cose?
«La creazione di un museo sulla base del NCCA era un processo indipendente
e a lungo termine che ora sta guadagnando slancio, si formano i comitati. Con
l’incarico di rappresentante del Garage sono entrato nel Consiglio Pubblico a
fianco del Ministero della Cultura. Durante la prima riunione del comitato
sull'arte contemporanea sono state individuate delle questioni importanti e, se
si arriverà a una decisione in tempi brevi tempi, continueremo a lavorare
insieme Lo Stato è interessato e sta cercando di comunicare con noi, ma quello
che ci preme è capire che cosa accadrà e se le dichiarazioni non rimarranno solo
parole. Sicuramente abbiamo bisogno di un supporto statale sistematico per gli
artisti e per i critici, di incrementare l'importazione e l'esportazione
dell'arte. Ed è più importante sostenere le istituzioni private ed efficienti,
che quelle statali e inefficienti. In questo momento lo Stato può avere tanto da
fare».
La situazione artistica russa contemporanea
sembra realizzare i sogni degli anni Novanta, quando il desiderio degli artisti
era di arrivare al mercato, di avere la possibilità di esporre e di viaggiare
con le mostre all’estero. Ma non sarà che l’arte si è troppo focalizzata sul
mercato, mentre i musei, dimenticando la loro funzione principale di
intermediario indipendente, sono pronti a esporre ogni artista, purché di
successo?
«Certamente, il mercato ha una sua influenza, controlla tutto e qualsiasi
fiera oggi sarà più visitata della biennale. Il compito delle istituzioni,
credo, è sostenere l’artista, pensando non tanto ai soldi quanto ai nuovi
progetti e alle possibilità che gli può aprire. Per quanto riguarda l’attività
espositiva, qualsiasi istituzione ha qualcosa che gli si può rimproverare, come
per esempio dare in affitto le sale per le mostre promosse da gallerie o altro.
Penso che questa sia una caratteristica della situazione russa: in primo luogo
abbiamo pochi artisti, in secondo luogo tutti abbiamo finanziamenti limitati. Il
budget del Moscow Museum of Modern Art, ad esempio, spesso non consente di
realizzare grandi progetti e di alta qualità. D’altra parte, mentre i musei
internazionali sono dipendenti dal Consiglio Direttivo, i cui membri determinano
quali mostre vedranno la luce e quali no, in Russia, avendo la possibilità di
esporre qualsiasi artista, si rivelano realtà che in altre situazioni rischiano
di rimanere invisibili. Sarà una cosa buona o cattiva, non è questo il punto, ma
è una differenza importante. Il fatto che ogni artista possa contare su una
mostra al museo è fantastico, è proprio il sogno utopico realizzato. E qui c’è
sempre anche la possibilità di aprire una galleria, che all’estero non sarebbe
riconosciuta come tale. E che in Russia, invece, può tranquillamente
funzionare».
Parlando delle gallerie, quale sviluppo
vede per l’arte contemporanea, vista la chiusura delle tre realtà più attive del
gallery business?
«Non posso dire che oggi ci siano problemi con le vendite, i collezionisti
ci sono, gli artisti sanno bene come entrare nel mercato internazionale e hanno
esperienza di lavoro con le istituzioni internazionali. Bisogna essere in grado
di lavorare in qualsiasi situazione, anche in un momento di crisi come
l'attuale. Se parliamo di cosa è cambiato, direi che negli ultimi anni le
esigenze degli artisti e dei galleristi sono notevolmente cresciute. Aumentano
le richieste e i bisogni, e questo non sempre corrisponde alle possibilità
attuali. Ma tutto è in via di sviluppo, in futuro si vedrà».
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lunedì 17 settembre 2012
Russia, scena aperta
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