lunedì 17 settembre 2012

Russia, scena aperta

Da Exibart

pubblicato domenica 16 settembre 2012


Vi proponiamo un'anticipazione dell'intervista esclusiva che ci ha rilasciato Anton Belov, direttore di Garage, il celebre centro moscovita per l'arte contemporanea. Che ci spiega come la scena artistica russa sia ricca di potenzialità. Proprio a partire da quelli che possono sembrare i suoi maggiori difetti. L'intervista completa la trovate sul prossimo Exibart Onpaper a giorni in uscita [di Anna Vassilenko]
pubblicato domenica 16 settembre 2012


 

Il Centro per la Cultura Contemporanea Garage è famoso non solo in Russia e non solo grazie a Dasha Zhukova, fondatrice della galleria e compagna del magnate Roman Abramovich. Garage ha creato il suo marchio riconosciuto nel mondo dell’arte grazie a un lavoro attento con gli artisti russi e internazionali d’avanguardia. A Mosca è diventato il punto di pellegrinaggio per tutti gli appassionati d’arte e un esempio di istituzione impegnata nella formazione: da centro educativo per tutte le età alle conferenze e lezioni tenute da esperti di fama internazionale e corsi post laurea nel campo delle arti e di art management. Ora, con l'ultima iniziativa, Garage incrementa ulteriormente il suo profilo innovativo, sponsorizzando un sistema di borse di studio per il sostegno dei giovani artisti, pratica fondamentalmente nuova per la Russia. Garage si è trasferito dalla periferia al centro di Mosca, a Gorkij Park. Ma una febbre di traslochi sembra averlo attaccato fino al raggiungimento della sede definitica presso l’edificio principale dell’ex ristorante Vremena Goda, ristrutturato dall’architetto olandese Rem Koolhaas in collaborazione con FORM bureau. Lo spazio si articolerà su due piani che includeranno sale espositive, centro creativo per i bambini, libreria, caffetteria e sala conferenze. Apertura prevista nel 2013.
Questa estate il lavoro di Garage si è svolto al Padiglione Estivo, costruito da cinque giovani architetti russi, ma a settembre è attesa l’apertura del Padiglione Temporaneo, progettato dall’architetto giapponese Shigeru Ban, noto per l’uso dei materiali poveri come carta e cartone. 
Mentre Dasha Zhukova è "il volto” di Garage, la sua struttura è gestita da un giovane art manager, Anton Belov. È a lui che chiediamo di darci la sua versione della scena artistica contemporanea in Russia.



Ultimamente si nota l’interesse crescente verso l’arte contemporanea e lo sviluppo costante delle attività private: Garage, Stella Art Foundation, Fondazione Victoria, Winzavod, Fondazione Artchronika sono tutti i soggetti della comunità formata delle organizzazioni private con una propria politica culturale. Come definisce il ruolo del capitale privato?
«Per l'arte contemporanea, nel nostro Paese il capitale, per fortuna o purtroppo, determina tutto. Istituisce premi, organizza concorsi e grandi mostre importanti. E si occupa anche dell'educazione: Institute for Problems of Contemporary Art, Strelka Institute nascono tutte come iniziative private. Fino a ora le attività dello Stato sono piuttosto scarse e insufficienti».



Questa situazione può motivare lo Stato ad essere più attivo? Forse possiamo leggere l'annuncio dell’istituzione del Museo Statale d’Arte Contemporanea, che sarà edificato a partire dalla collezione del National Center for Contemporary Art (NCCA) di Mosca, come una reazione a questo stato di cose?
«La creazione di un museo sulla base del NCCA era un processo indipendente e a lungo termine che ora sta guadagnando slancio, si formano i comitati. Con l’incarico di rappresentante del Garage sono entrato nel Consiglio Pubblico a fianco del Ministero della Cultura. Durante la prima riunione del comitato sull'arte contemporanea sono state individuate delle questioni importanti e, se si arriverà a una decisione in tempi brevi tempi, continueremo a lavorare insieme Lo Stato è interessato e sta cercando di comunicare con noi, ma quello che ci preme è capire che cosa accadrà e se le dichiarazioni non rimarranno solo parole. Sicuramente abbiamo bisogno di un supporto statale sistematico per gli artisti e per i critici, di incrementare l'importazione e l'esportazione dell'arte. Ed è più importante sostenere le istituzioni private ed efficienti, che quelle statali e inefficienti. In questo momento lo Stato può avere tanto da fare».




La situazione artistica russa contemporanea sembra realizzare i sogni degli anni Novanta, quando il desiderio degli artisti era di arrivare al mercato, di avere la possibilità di esporre e di viaggiare con le mostre all’estero. Ma non sarà che l’arte si è troppo focalizzata sul mercato, mentre i musei, dimenticando la loro funzione principale di intermediario indipendente, sono pronti a esporre ogni artista, purché di successo?
«Certamente, il mercato ha una sua influenza, controlla tutto e qualsiasi fiera oggi sarà più visitata della biennale. Il compito delle istituzioni, credo, è sostenere l’artista, pensando non tanto ai soldi quanto ai nuovi progetti e alle possibilità che gli può aprire. Per quanto riguarda l’attività espositiva, qualsiasi istituzione ha qualcosa che gli si può rimproverare, come per esempio dare in affitto le sale per le mostre promosse da gallerie o altro. Penso che questa sia una caratteristica della situazione russa: in primo luogo abbiamo pochi artisti, in secondo luogo tutti abbiamo finanziamenti limitati. Il budget del Moscow Museum of Modern Art, ad esempio, spesso non consente di realizzare grandi progetti e di alta qualità. D’altra parte, mentre i musei internazionali sono dipendenti dal Consiglio Direttivo, i cui membri determinano quali mostre vedranno la luce e quali no, in Russia, avendo la possibilità di esporre qualsiasi artista, si rivelano realtà che in altre situazioni rischiano di rimanere invisibili. Sarà una cosa buona o cattiva, non è questo il punto, ma è una differenza importante. Il fatto che ogni artista possa contare su una mostra al museo è fantastico, è proprio il sogno utopico realizzato. E qui c’è sempre anche la possibilità di aprire una galleria, che all’estero non sarebbe riconosciuta come tale. E che in Russia, invece, può tranquillamente funzionare».



Parlando delle gallerie, quale sviluppo vede per l’arte contemporanea, vista la chiusura delle tre realtà più attive del gallery business?
«Non posso dire che oggi ci siano problemi con le vendite, i collezionisti ci sono, gli artisti sanno bene come entrare nel mercato internazionale e hanno esperienza di lavoro con le istituzioni internazionali. Bisogna essere in grado di lavorare in qualsiasi situazione, anche in un momento di crisi come l'attuale. Se parliamo di cosa è cambiato, direi che negli ultimi anni le esigenze degli artisti e dei galleristi sono notevolmente cresciute. Aumentano le richieste e i bisogni, e questo non sempre corrisponde alle possibilità attuali. Ma tutto è in via di sviluppo, in futuro si vedrà».




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