IACOMUCCI, DAL SEGNO AI COLORI DEL SOGNO
di Paolo Biagetti
Restano sempre incerte le ragioni per cui una mostra d’arte
da rivelazione delle attualità culturali diventi luogo ideale di culto ricco di
suggestioni e fermenti immaginativi del livello più elevato. E’ indubbio come
apra a tale evento anche lo spazio espositivo. Come la suggestiva Sala
Consigliare del Comune di Massa Fermana, permeata di memorie, che accoglie
«Oltre lo spazio e il tempo», un’incantevole mostra di pittura di Carlo Iacomucci, il noto
incisore e pittore urbinate, maceratese d’adozione, tra i più celebrati usciti
dalla famosa «Scuola del Libro» della città feltresca, artista di spicco in sede nazionale
e internazionale (ha partecipato peraltro alla 54^ Biennale veneziana per
Regioni). La mostra che si inserisce all’interno della tradizionale “Festa
del Cappello”, promossa dal Centro Studi «Carlo Crivelli» in collaborazione con
il Comune di Massa Fermana - «sed magis cor» (ma il cuore di più), verrebbe da
dire, per il florilegio delle opere pittoriche esposte, una trentina tra olii
su tela o tavola e acquacrilici: un trionfo di segni e cromìe sapienti e
vivaci, pagine di trasognata fantasia in spazi affollati di cose come protette
da teche di fragile cristallo (talora indistinte, ma - dice l’autore -“piene di
molte altre cose segrete”), e dialoganti fantasmatiche forme vuote rivestite di
casacche e copricapi (ricerca del sé?), tra fiabe, miti, reminiscenze che aggallano
da una sorta di liquida motilità. E’ l’affiorare dei suoi disagi interiori, tra
cui la solitudine dell’anima - (confessata) condizione ineliminabile della sua
vita -, teatralizzata in uno spazio denso ed animato che si pone, oltre sipari
/finestre - teatro nel teatro - come patetico topos narrativo. Carlo è qui che coglie, come ogni vero
artista - tra falsità (lo stesso inganno dell’immagine?) e aneliti aletici,
veritativi - il pathos della distanza da quell’«Oltre lo spazio e il tempo» cui
accenna l’esergo della mostra, la sognata dimensione della plena veritas ove, paradossalmente, però, non avrebbero più ragion
d’essere ombre ed immagini. Quegli insistiti, flottanti «stormi» di lacrime - o
semi di vita? - che attraversano ogni sua opera, tessono per noi un luogo
poetico di tensiva adesione al reale, di redimibilità, d’inestinguibili
promesse di vita. E’ voglia di trascendenza che l’artista affida ad inquieti
aquiloni smaniosi di uscire dalla tela in cerca di possibili approdi, in
quell’Oltre, dove (chimericamente) far durare la poesia dell’immagine.
Ancona, SETTEMBRE 2012 PAOLO BIAGETTI
Mostra
patrocinata dalla Regione Marche, dalla Provincia di Fermo,
dalla Fondazione Cassa di
Risparmio di Fermo, dal Comune di Macerata,
dal Comune di Urbino, dal
Comune di Treia e dal Liceo Artistico Statale di Macerata.
Nessun commento:
Posta un commento