Francesco Varlotta
Diario breve
di Luigi Paolo Finizio
Seguire le note, i pensieri, gli interrogativi, le
esclamazioni che Francesco Varlotta ha
raccolto, in sequenza di numeri romani, sotto il titolo di “Diario breve” è
come introdursi nelle intimità del suo lavoro. Non però quello pratico ed
estroverso del fare, dei montaggi di forme e colori, del metodo o
delle progettuali e intuitive costruzioni delle sue forme astratte in pittura.
La sequenza del “diario” tende a farci riconoscere e
percorrere un campo più interiore, fatto di semplici principi e stabili intenti
sottesi a motivare la sua ricerca artistica. Oggi si propende a considerare le
realtà che ci coinvolgono e impegnano nelle proprietà del complesso, quasi
tutto sembra avvinto all’intrico di plurime sfaccettature, anche se poi ci si
aspetta, o si spera, alla luce di inevitabili relativismi, una spiegazione o
riconduzione a semplici cause.
L’artista svolgendo le sue riflessioni, il suo quotidiano
disporsi all’arte, mostra tenersi fermo con semplicità e chiarezza ad alcune
idee che lo sostengono, non da ora, nel condurre le proprie scelte espressive e
nel porsi a confronto con il corso, non solo attuale, dell’arte contemporanea.
Ci possono essere dati e fattori così elementari e di fondamento, nel fare
arte, che a tenerli saldi nel proprio
agire diventano non solo decisivi nello sfidare ogni convenzione ma anche
consolatori e liberatori verso ogni incombente fallo.
Indubbiamente, malgrado la separatezza dal confuso rumore
della vita, si offre una riconoscibile bellezza nella chiarezza e semplicità
degli orditi razionali e irrazionali della sua pittura astratta. La
complessità delle trame d’immagine sono il frutto di un semplice e autonomo
gioco combinatorio di forme e colori. Come ho già potuto rilevare nella
monografia pubblicata a maggio dello scorso anno sulla sua opera, “L’arte di
Francesco Varlotta, opere dal 2004 al 2011” , risulta più volte, anche nel corso del
“diario”, l’attenzione a due fattori di base nella sua poetica artistica:
quello dell’estetica e quello della forma.
Due fattori interattivi di convinzione interiore e
fattuale per la sua identità nel fare arte che, per quanto di forte profilo
teorico e mentale, comportano una non meno forte dimensione sensitiva e
costruttiva per la sentita concezione e messa in opera delle immagini astratte.
Le opere qui in mostra in occasione di “Spazio aperto 2012” presso lo “Studio Arte Fuori Centro” di Roma e incluse
tra le pagine e i pensieri di “Diario breve”, segnano certo un approdo di
continuità e fermezza nel tenervi fede.
Sorrento Estate
2012
Francesco Varlotta |
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