mercoledì 26 settembre 2012

Jeffrey Deitch sempre più in bilico

pubblicato martedì 18 settembre 2012


al MOCA di Los Angeles. Fa infuriare anche Baldessari che si dimette dal CdA del museo

Circa un mese e mezzo fa, Jeffrey Deitch il direttore del Museo d'Arte Contemporanea di Los Angeles, aveva promesso al mondo che in pochi giorni sarebbero stati annunciati due nuovi "significativi" fiduciari. Ma l'annuncio non è arrivato.
Una situazione che sta imbarazzando non poco le autorità e gli Stati Uniti dell'arte e dei finanziatori, che quotidianamente trovano sulla stampa un attacco al vetriolo. E nei giorni scorsi è arrivata un'altra notizia: al gala autunnale, rimandato, seguirà probabilmente un altro annullamento. Quello del gala primaverile per la raccolta fondi da destinare al museo. Rochelle Gurstein, dalle pagine di The New Republic, ha tracciato una situazione davvero grottesca, a partire sia dai "tempi clintoniani" di Deitch, ovvero quanto possono esser lunghi i "pochi" giorni per nominare i nuovi membri del museo, fino alle dimissioni di John Baldessari dal CdA del MOCA.
Baldessari, che ha costruito una carriera sulla "poetica" della produzione di massa e sul confine tra arte e vita annullato proprio dalle immagini dei media e dello spettacolo, pare che abbia rassegnato la sua uscita all'indomani di un progetto intorno ad una mostra sul tema della discoteca, che ha riportato: «Quando ho sentito parlare di quello show sulla discoteca ho dovuto leggere due volte il comunicato. In un primo momento ho pensato "questo è uno scherzo", ma poi mi sono reso conto di no. Più che divertente, questo è grave».
Et voilà, uno dei più grandi artisti "comunicatori" che rifiuta un tema del genere, ma perché? «Per la giusta indignazione per la prospettiva dei progetti realizzati al MOCA, troppo commerciali o lowbrow» ha scritto Gurstein. Nel frattempo, prosegue la dichiarazione di Baldessari: «Il programma del MOCA mi fa anche pensare che io sia un dinosauro, se Jeffrey Deitch e le sue idee sono il futuro non mi piace». Il vecchio drago schiacciato dalla musica assordante.
Ovviamente il direttore non si è fatto pregare sul diritto di replica, e all'indomani della chiusa della mostra "Painting Factory", che indagava l'astrattismo dopo Warhol e chiusasi qualche settimana fa al museo, ha dichiarato al Los Angeles Times: «Come si può parlare di mancanza di serietà? Questo è il più pesante libro sulla nuova pittura astratta che sia mai stato pubblicato in un lungo periodo di tempo».
Anche qui però Rochelle Gurstein ha una domanda: «Mi chiedo se stia parlando del suo peso specifico, o se abbia davvero contato le pagine come fa di solito». Insomma, le acque non sono buone, anzi, hanno il colore di un'ironia che tradisce una forte rabbia. E molti a Los Angeles ormai sono sicuri che il MOCA non sopravviverà molto più del regno di Deitch.

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