pubblicato martedì 18 settembre 2012
al
MOCA di Los Angeles. Fa infuriare anche Baldessari che si dimette dal CdA del
museo
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Circa un mese e mezzo fa, Jeffrey Deitch il direttore del Museo d'Arte
Contemporanea di Los Angeles, aveva promesso al mondo che in pochi giorni
sarebbero stati annunciati due nuovi "significativi" fiduciari. Ma l'annuncio
non è arrivato.
Una situazione che sta imbarazzando non poco le autorità e gli Stati Uniti
dell'arte e dei finanziatori, che quotidianamente trovano sulla stampa un
attacco al vetriolo. E nei giorni scorsi è arrivata un'altra notizia: al gala
autunnale, rimandato, seguirà probabilmente un altro annullamento. Quello del
gala primaverile per la raccolta fondi da destinare al museo. Rochelle Gurstein,
dalle pagine di The New Republic, ha tracciato una situazione davvero grottesca,
a partire sia dai "tempi clintoniani" di Deitch, ovvero quanto possono esser
lunghi i "pochi" giorni per nominare i nuovi membri del museo, fino alle
dimissioni di John Baldessari dal CdA del MOCA.
Baldessari, che ha costruito una carriera sulla "poetica" della produzione
di massa e sul confine tra arte e vita annullato proprio dalle immagini dei
media e dello spettacolo, pare che abbia rassegnato la sua uscita all'indomani
di un progetto intorno ad una mostra sul tema della discoteca, che ha riportato:
«Quando ho sentito parlare di quello show sulla discoteca ho dovuto leggere due
volte il comunicato. In un primo momento ho pensato "questo è uno scherzo", ma
poi mi sono reso conto di no. Più che divertente, questo è grave».
Et voilà, uno dei più grandi artisti "comunicatori" che rifiuta un tema del
genere, ma perché? «Per la giusta indignazione per la prospettiva dei progetti
realizzati al MOCA, troppo commerciali o lowbrow» ha scritto Gurstein. Nel
frattempo, prosegue la dichiarazione di Baldessari: «Il programma del MOCA mi fa
anche pensare che io sia un dinosauro, se Jeffrey Deitch e le sue idee sono il
futuro non mi piace». Il vecchio drago schiacciato dalla musica
assordante.
Ovviamente il direttore non si è fatto pregare sul diritto di replica, e
all'indomani della chiusa della mostra "Painting Factory", che indagava
l'astrattismo dopo Warhol e chiusasi qualche settimana fa al museo, ha
dichiarato al Los Angeles Times: «Come si può parlare di mancanza di serietà?
Questo è il più pesante libro sulla nuova pittura astratta che sia mai stato
pubblicato in un lungo periodo di tempo».
Anche qui però Rochelle Gurstein ha una domanda: «Mi chiedo se stia
parlando del suo peso specifico, o se abbia davvero contato le pagine come fa di
solito». Insomma, le acque non sono buone, anzi, hanno il colore di un'ironia
che tradisce una forte rabbia. E molti a Los Angeles ormai sono sicuri che il
MOCA non sopravviverà molto più del regno di Deitch.
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mercoledì 26 settembre 2012
Jeffrey Deitch sempre più in bilico
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