pubblicato sabato 10 settembre 2016
Per decenni, se si diceva guerra del Vietnam, veniva in mente questa immagine. Un gruppo di bambini vietnamiti, tra cui una nuda, in fuga da un bombardamento al napalm. Sembrava di sentirle quelle urla di terrore, era come se quella foto parlasse. Anzi gridasse.
Poche altre immagini si sono attaccate alla memoria collettiva come questa, qualche sequenza di Apocalypse Now di Coppola o del Cacciatore di Cimino. Ma quelli erano film. Questa, invece, roba vera.
E tale è rimasta fino a che quei bacchettoni di Facebook, temendo di finire in un’improbabile lista di aizzatori di pedofilia, hanno deciso di rimuoverla dal loro repertorio di immagini, censurando chiunque la postasse. Come se questa foto fosse roba loro, e non memoria di tutti e – sì, anche – parte della cultura visiva di tutti.
Il primo a protestare è stato un giornale norvegese, l’AftenPosten, che ha messo in prima pagina la foto medesima e una lettera indirizzata a Mark Zuckerberg chiedendogli di tornare sulla sua decisione.
Sarà stato per l’accorato appello o per le proteste rimbalzate in vari giornali del mondo che hanno accusato Facebook di voler cancellare la memoria o per la figuraccia che devono aver capito di aver fatto, fatto sta che il social più potente del mondo ha fatto marcia indietro.
La fotografia, quella vera, ha vinto un’altra volta.
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sabato 17 settembre 2016
L’IMMAGINE CHE NON SI PUÒ CANCELLARE
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