Caran d'Ache
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Autore di vignette di satira politica pubblicate su vari giornali quali Le Chat noir, Le Tout-Paris, La Vie militaire, Le Journal, Le Rire e Le Figaro, prende il nome d'arte dal termine matita in lingua russa (карандаш = matita).
All'epoca del cosiddetto affare Dreyfus, si schierò apertamente con gli antidrefuyssardi sostenendo posizioni antisemite[1].
Influenzato da Rodolphe Töpffer nel 1885 pubblica Histoire de Marlborough sul modello dei lavori del maestro ginevrino. Nel1894 progetta la realizzazione di un'opera rivoluzionaria: un lungo romanzo disegnato (come lui stesso lo definirà in una lettera indirizzata a Le Figaro) dal titolo Maestro, che avrebbe dovuto contare circa 360 pagine[2]. L'opera non verrà mai terminata e il copioso materiale realizzato (comprendente oltre 100 pagine tra tavole ultimate e schizzi) verrà disperso in numerosi lotti dopo la morte dell'autore. Solo nel 1998 il Centre national de la bande dessinée et de l'image ha acquistato gran parte del materiale superstite che è stato pubblicato l'anno seguente. Successivamente altri schizzi del romanzo sono stati identificati tra il materiale dell'autore in possesso del Dipartimento di arti grafiche del museo del Louvre[3]. L'attenzione rivolta negli ultimi anni a questo materiale ha permesso di attribuire a Caran d'Ache un ruolo importante nella storia del fumetto.
Tra le altre sue attività, realizzò uno spettacolo per il teatro d'ombre, intitolato l'Épopée, dedicato alla figura di Napoleone, messo in scena allo Chat Noir; inoltre fu un collaboratore del giornale Arts incohérents pubblicato dall'editore Levy. Ottenne un buon successo al Salon des humoristes con le sue caricature.
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