Nota.
Lo scritto dimostra quanta manipolazione viene effettuata ogni sulla nostra pelle per ingenerare il discredito sulle intenzioni altrui.
Se Dio creò il mondo a sua immagine e somiglianza, io dico ...... e lo mando al diavolo.
Lo scritto dimostra quanta manipolazione viene effettuata ogni sulla nostra pelle per ingenerare il discredito sulle intenzioni altrui.
Se Dio creò il mondo a sua immagine e somiglianza, io dico ...... e lo mando al diavolo.
Riascoltando in viva voce quanto trasmesso dalla Radio Vaticana, a partire dal minuto 4′28” della registrazione, si ode papa Francesco concludere così la sua omelia di stamane, martedì 6 maggio, nella cappella della Casa di Santa Marta:
“E oggi, pensando a queste due icone – Stefano, morendo, e la gente, i cristiani, fuggendo, andando dappertutto per la violenta persecuzione – domandiamoci: come è la mia testimonianza? Sono un cristiano testimone di Gesù o sono un semplice numerario di questa setta? Sono fecondo perché do testimonianza, o rimango sterile perché non sono capace di lasciare che lo Spirito Santo mi porti avanti nella mia vocazione cristiana?”.
Sì, proprio così: “numerario di questa setta”. Espressione non certo onorevole nel ragionamento fatto dal papa.
Con prevedibile disappunto dell’Opus Dei, di cui proprio i “numerari” costituiscono il nucleo duro, formato da laici con il vincolo del celibato.
Era ad esempio un “numerario” dell’Opus Dei il predecessore di padre Federico Lombardi a capo della sala stampa vaticana, Joaquín Navarro-Valls.
Ed è un “numerario” anche l’attuale “consulente per la comunicazione” della segreteria di Stato, l’americano Greg Burke (nella foto).
L’ufficio della segreteria di Stato al quale Burke presta la sua consulenza, capeggiato da monsignor Carlo Maria Polvani, nipote del nunzio negli Stati Uniti Carlo Maria Viganò, sovrintende anche a “L’Osservatore Romano”.
E una traccia del disappunto dell’Opus Dei la si è vista proprio nel modo con cui “L’Osservatore Romano” di questo pomeriggio ha riportato – come fa ogni giorno – l’omelia mattutina del papa.
Infatti, nel paragrafo finale del resoconto la parola “numerario” non c’è più, sostituita dalla più innocua “membro”:
“Papa Francesco, in conclusione, ha ricordato come dalle ‘due icone’ proposte dalla liturgia – Stefano che muore e i cristiani che danno testimonianza dappertutto – scaturiscano per ciascuno alcune domande: ‘Com’è la mia testimonianza? Sono un cristiano testimone di Gesù o sono un semplice membro di questa setta? Sono fecondo perché do testimonianza o rimango sterile perché non sono capace di lasciare che lo Spirito Santo mi porti avanti nella mia vocazione cristiana?’”.
Senza scomodare la storica avversione per l’Opus Dei da parte della Compagnia di Gesà, di cui Jorge Mario Bergoglio è membro eminente, ha fatto certo impressione l’uso spregiativo fatto dal papa del termine “numerario”, associato a “setta”.
Curiosamente, su “L’Osservatore Romano” di oggi, c’è a pagina 5 un articolo di monsignor Polvani, proprio il capo di quell’ufficio che tre pagine più avanti ha purgato l’omelia di papa Francesco.
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POST SCRIPTUM – Poche ore dopo la pubblicazione di questo post, un autorevole membro dell’Opus Dei, docente alla Pontificia Università della Santa Croce, mi ha trasmesso questa puntualizzazione:
“Papa Bergoglio è di lingua madre spagnola, e in spagnolo ‘numerario’ significa semplicemente membro stabilmente incorporato in una istituzione. Così, un ‘profesor numerario’ di una università si distingue da un ‘profesor supranumerario’. Questa terminologia si applica a tanti tipi di istituzioni diverse e in spagnolo non ha niente a che vedere specificamente con l’Opus Dei. Quindi ‘L’Osservatore Romano’ ha semplicemente corretto uno spagnolismo del nostro papa, nel quale mi sembra fuorviante leggere un’allusione all’Opus Dei”.
Ringrazio. Aggiungo solo che di spagnolismi nell’eloquio di papa Francesco ce ne sono molti, che non vengono poi “corretti”. Ma questo lo è stato.
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