martedì 6 maggio 2014

L’IMMAGINARIO GEOMETRICO ED ANTINARRATIVO DI FRANCESCO VARLOTTA




La ricerca estetica come metafora di un cammino di conoscenza.
L’IMMAGINARIO GEOMETRICO ED ANTINARRATIVO DI FRANCESCO VARLOTTA

Uno dei più interessanti  artisti del nostro territorio è Francesco Varlotta – che vive e lavora ad Ostia dal 1958 con studio in Piazza delle Fiamme Gialle - le cui opere più recenti sono complesse, energiche ed includono le espressioni più alte ed intense della creatività umana come il vigore dei segni di antichi alfabeti, il mistero e la provocazione della pittura astratta, le forme cromoplastiche ed ascensionali della scultura, la razionalità della geometria, la logica costruttiva dell’architettura con strutture modulari e l’armonia della musica in un gioco metaforico ed allusivo ad altri tempi e ad alti spazi, liberi da ogni schema tradizionale e da ogni pretesa narrativa, ma sempre strettamente correlati ad una ricerca estetica e tecnica vissuta come una continua avanguardia e come metafora di un cammino di conoscenza.

Le linee strutturali di ogni sua opera sono duttili, vive, abbreviate come per tracciare visionari percorsi di fantasia e di labirinti emotivi  che cercano di sfuggire al controllo delle forme  della natura.
I colori sono ritmati in timbri preziosi con passaggi delicati e morbidi dando vita nell’insieme a composizioni armoniche negli spazi e nelle forme, riuscendo sempre ad isolare e a mettere in evidenza l’dea centrale della sua poetica: privilegiare l’alterità germinante e magmatica del suo estro creativo, poiché l’arte diventa per lui un ristoro e il suo studio un rifugio dove ritrovare la giusta caratura della vita e lo strumento con cui evadere, feticcio o totem della propria libertà personale.

Francesco Varlotta ama i frammenti e la serialità, perché indaga a fondo su ogni sua ricerca, come nella serie di opere dedicata agli Arabeschi e all’Islam dove si evidenzia l’esigenza espressiva in cui, ora le lettere dell’alfabeto arabo ora i disegni geometrici astratti, si ripetono e si combinano per creare nuove icone di vitale dinamicità, ricche di accenti umani, decorativi ed esistenziali. Con queste opere la sua pittura  si colloca in quella zona ideale dell’arte araba in cui la rappresentazione di qualunque soggetto ha una funzione soprattutto decorativa ed estetica.  Questo modo di pensare e credere, s‘incrocia col percorso della scrittura islamica, anch’essa intesa come una delle forme d’arte più sublimi. L’arabesco, infatti, deriva proprio dal connubio della geometria, della scrittura e dell’arte della decorazione per sublimare le immagini ed evitare il peccato dell’idolatria.

Nella serie dedicata alle Spirali si ritrovano le stesse composizioni ritmiche con la ripetizione di forme concatenate che sembrano non avere né inizio e né fine e la stessa semplificazione geometrica   dei quadri di Giacomo Balla dedicati allo studio della luce e del movimento. 

Nella serie Polis l'armonia esistente fra vari elementi dello stesso tipo  è assimilata  a quella esistente in natura fra il tutto e le sue parti in una compenetrazione di colori che si  amalgamano in un sottile gioco di risonanze, tra esistenza e natura, tra percezione materica e sentimento, costruendo e dissolvendo, eludendo e riaffermando le forme di un’architettura puramente spirituale. L’ultima serie, quella delle Bacheche, che sembra assommare il fotomontaggio al collage, è formata da opere di grande formato con materiali creativi di varie epoche, con frammenti delle sue opere  assemblati con sensibilità in un astrattismo evocativo, capace di dar vita ad una rinnovata emozione tutta visiva con forme cromatiche gonfie di linfa vitale e coinvolte in un movimento puramente mentale, spazi dilatati che tendono a svincolarsi  dal buio emotivo per andare verso la luce di nuovi significati arricchendosi di una forte carica espressiva.

       Mi sembra interessante ripercorrere brevemente la  biografia di Francesco Varlotta che nasce a Rionero in Vulture (PZ) nel 1938, frequenta, all’Accademia di Belle Arti di Roma, i corsi di scultura di Monteleone conoscendo grandi artisti come Guerrisi e Fazzini, e per circa trenta anni insegna disegno e storia dell’arte nelle scuole pubbliche medie e superiori..

E’ sulla scena artistica dal 1966 iniziando con una pittura  figurativa con cadenze neocubiste, ma assorbendo man mano gli apporti culturali provenienti dalle Avanguardie Storiche come l’Informale, la Pop Art, il New Dada- Informale, ma sapendo poi volgere tutto verso l’unità del proprio stile per approdare attualmente ad un immaginario geometrico, ad un’espressione non  rappresentativa, antinaturalistica, antidescrittiva, fuori da qualsiasi narrazione.

Ha partecipato a numerose collettive e personali in Italia e all’estero, tra cui le più significative sono: Museo Generazioni Italiane del 900 “G.Bargellini” Pieve di Cento (BO);  XXVII Premio Sulmona; 2005 Biennale  “A.Roncaglia” San Felice sul Panaro; 2005 Madi Museum & Gallery Dallas (TX); 2010 Università Industria e Tecnica” Banki Donat” Budapest;  2009 Museo Civico di Castelnuovo Maschio Angioino Napoli; 2010 Accademia d’Ungheria Roma; 2004 Alessandria  d’Egitto  Atelier per gli artisti e scrittori; 2003 Centro culturale dell’Ambasciata Egiziana Roma;  Limen Arte 2011 Vibo Valentia ;   2012 Studio Arte Fuori Centro Roma.

                                                                                                              Anna Iozzino Ruocco

                                                                               

















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