La ricerca estetica come metafora di un cammino di conoscenza.
L’IMMAGINARIO GEOMETRICO ED
ANTINARRATIVO DI FRANCESCO VARLOTTA
Uno dei più interessanti artisti del nostro territorio è Francesco Varlotta
– che vive e lavora ad Ostia dal 1958 con studio in Piazza delle Fiamme Gialle
- le cui opere più recenti sono complesse, energiche ed includono le
espressioni più alte ed intense della creatività umana come il vigore dei segni
di antichi alfabeti, il mistero e la provocazione della pittura astratta, le forme
cromoplastiche ed ascensionali della scultura, la razionalità della geometria, la
logica costruttiva dell’architettura con strutture modulari e l’armonia della
musica in un gioco metaforico ed allusivo ad altri tempi e ad alti spazi,
liberi da ogni schema tradizionale e da ogni pretesa narrativa, ma sempre
strettamente correlati ad una ricerca estetica e tecnica vissuta come una
continua avanguardia e come metafora di un cammino di conoscenza.
Le linee strutturali di ogni sua
opera sono duttili, vive, abbreviate come per tracciare visionari percorsi di
fantasia e di labirinti emotivi che
cercano di sfuggire al controllo delle forme della natura.
I colori sono ritmati in timbri preziosi con passaggi delicati e
morbidi dando vita nell’insieme a composizioni armoniche negli spazi e nelle
forme, riuscendo sempre ad isolare e a mettere in evidenza l’dea centrale della
sua poetica: privilegiare l’alterità germinante e magmatica del suo estro
creativo, poiché l’arte diventa per lui un ristoro e il suo studio un rifugio
dove ritrovare la giusta caratura della vita e lo strumento con cui evadere,
feticcio o totem della propria libertà personale.
Francesco Varlotta ama i
frammenti e la serialità, perché indaga a fondo su ogni sua ricerca, come nella
serie di opere dedicata agli Arabeschi e
all’Islam dove si evidenzia l’esigenza espressiva in cui, ora le lettere
dell’alfabeto arabo ora i disegni geometrici astratti, si ripetono e si combinano
per creare nuove icone di vitale dinamicità, ricche di accenti umani, decorativi
ed esistenziali. Con queste opere la sua pittura si colloca in quella zona ideale dell’arte
araba in cui la rappresentazione di qualunque soggetto ha una funzione
soprattutto decorativa ed estetica. Questo modo di pensare e credere, s‘incrocia
col percorso della scrittura islamica, anch’essa intesa come una delle forme
d’arte più sublimi. L’arabesco, infatti, deriva proprio dal connubio della
geometria, della scrittura e dell’arte della decorazione per sublimare le
immagini ed evitare il peccato dell’idolatria.
Nella serie dedicata alle Spirali si ritrovano le stesse
composizioni ritmiche con la ripetizione di forme concatenate che sembrano non
avere né inizio e né fine e la stessa semplificazione geometrica dei quadri di Giacomo Balla dedicati allo
studio della luce e del movimento.
Nella serie Polis l'armonia esistente fra vari elementi dello stesso tipo è assimilata a quella esistente in natura fra il tutto e le
sue parti in una compenetrazione di colori che si amalgamano in un sottile gioco di risonanze,
tra esistenza e natura, tra percezione materica e sentimento, costruendo e
dissolvendo, eludendo e riaffermando le forme di un’architettura puramente
spirituale. L’ultima serie, quella delle Bacheche, che sembra assommare il
fotomontaggio al collage, è formata da opere di grande formato con materiali
creativi di varie epoche, con frammenti delle sue opere assemblati con sensibilità in un astrattismo
evocativo, capace di dar vita ad una rinnovata emozione tutta visiva con forme
cromatiche gonfie di linfa vitale e coinvolte in un movimento puramente
mentale, spazi dilatati che tendono a svincolarsi dal buio emotivo per andare verso la luce di
nuovi significati arricchendosi di una forte carica espressiva.
Mi sembra interessante
ripercorrere brevemente la biografia di
Francesco Varlotta che nasce a Rionero in Vulture (PZ) nel 1938, frequenta, all’Accademia
di Belle Arti di Roma, i corsi di scultura di Monteleone conoscendo grandi
artisti come Guerrisi e Fazzini, e per circa trenta anni insegna disegno e
storia dell’arte nelle scuole pubbliche medie e superiori..
E’ sulla scena artistica dal 1966 iniziando con una pittura figurativa con cadenze neocubiste, ma
assorbendo man mano gli apporti culturali provenienti dalle Avanguardie
Storiche come l’Informale, la Pop Art, il New Dada- Informale, ma sapendo poi
volgere tutto verso l’unità del proprio stile per approdare attualmente ad un immaginario
geometrico, ad un’espressione non rappresentativa, antinaturalistica,
antidescrittiva, fuori da qualsiasi narrazione.
Ha partecipato a numerose collettive e personali in Italia e all’estero,
tra cui le più significative sono: Museo Generazioni Italiane del 900
“G.Bargellini” Pieve di Cento (BO); XXVII Premio Sulmona; 2005 Biennale “A.Roncaglia” San Felice sul Panaro; 2005
Madi Museum & Gallery Dallas (TX); 2010 Università Industria e Tecnica”
Banki Donat” Budapest; 2009 Museo Civico
di Castelnuovo Maschio Angioino Napoli; 2010 Accademia d’Ungheria Roma; 2004
Alessandria d’Egitto Atelier per gli artisti e scrittori; 2003
Centro culturale dell’Ambasciata Egiziana Roma;
Limen Arte 2011 Vibo Valentia ;
2012 Studio Arte Fuori Centro Roma.
Anna Iozzino Ruocco
Anna Iozzino Ruocco
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