In memoria di Roberto Franceschi e degli anni della speranza italiana. Una giornata d'arte e cultura, con l'Università Bocconi a fare da sfondo
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pubblicato martedì 22 gennaio 2013
Accadeva quarant’anni fa. Una data lontana, ma da ricordare, come ce ne sono state moltissime tra la fine degli anni '60 e dei primi anni '80, dove i giovani, gli studenti, gli operai, cercavano di cambiare le carte della sorte italiana, in cerca di giustizia sociale, progresso economico e civile, lavoro, diritto allo studio, libertà e ed emancipazione femminile, ricerca della felicità. Tra questi giovani vi era Roberto Franceschi, studente all'Università Bocconi, che la sera del 23 gennaio 1973 venne ucciso da un colpo di pistola alla testa, sparato da un agente di polizia che non venne mai condannato e che raggiunse anche, con un altro colpo, l'operaio Roberto Piacentino. I due si trovavano all'ingresso dell'ateneo milanese, in attesa di prendere parte a un'assemblea serale del Movimento Studentesco. In quella occasione avrebbero potuto partecipare alla riunione solo i giovani iscritti alla facoltà, tesserino alla mano. Ovviamente gli allontanati non mancarono di innescare una contestazione che provocò in seguito la tragedia. Dedicata a Roberto Franceschi fu creata una fondazione, nel 1996, che oggi si occupa del supporto dei giovani e dei diritti, e che organizza una mostra, proprio alla Bocconi, per analizzare il decennio 1966-1976 con l'aiuto di una serie di artisti diversissimi, anche per credo politico, che a Milano, in quegli anni, gli anni della grande speranza, come titola l'esposizione, si mobilitarono anche per la realizzazione del monumento a Franceschi, collocato di fronte all’Università Bocconi il 25 aprile 1977. I lavori e le discussioni per la realizzazione dell'opera, posto nel luogo in cui Roberto cadde, durarono dal 1973 al 1977 passando attraverso momenti assembleari degli artisti e la creazione di una commissione di coordinamento, di cui facevano parte Cavaliere, Gallerani, Marzulli, Petrus e Staccioli, in cui si distinse il contributo di Enzo Mari che fu decisivo per la realizzazione dell’opera. Il designer, con Lidia Franceschi, Andrea Sironi e il sindaco Pisapia, sarà presente anche alla celebrazione del monumento come "Patrimonio” della città di Milano, mercoledì alle 11.
Fino al 10 aprile, inoltre, una mostra si svilupperà sia all'interno che all'esterno dell'università «senza intenti commemorativi, ma per concorrere a ricostruire il decennio 1966 - 1976 attraverso le spinte positive e le grandi speranze che lo caratterizzarono» ha affermato la presidente della fondazione Cristina Franceschi. Il progetto, ideato da Ezio Rovida e coordinato da Francesco Poli, Francesco Radino, Anna Maria Consadori, Gabriele Mazzotta, Angela Vettese e Alessandro Dalai, metterà in mostra in via Roentgen 1, tra le altre, opere di Enrico Baj, Eugenio Carmi, Gianni Colombo, Emilio Isgrò, Enzo Mari, Fabio Mauri, Gianfranco Pardi, Arnaldo e Giò Pomodoro, Mario Schifano, Mauro Staccioli, Emilio Tadini, Nanni Valentini e Grazia Varisco, con una serie di scatti, per tematizzare il periodo storico, di Gabriele Basilico, Gianni Berengo Gardin, Carla Cerati, Uliano Lucas e Francesco Radino tra gli altri.
Inoltre, la sera del 23, vi sarà la partecipazione speciale del Teatro dell'Elfo, con la messa in scena dello spettacolo The History Boys tratto dall'omonimo romanzo di Alan Bennett, che vedrà in scena Elio De Capitani. Un'occasione unica per assistere a una delle piéce più acclamate degli ultimi tempi, attualmente non in cartellone a Milano.
Prenotazione obbligatoria a www.fondfranceschi.it, così come appare d'obbligo ricordare una tappa buia della penisola, rivivendola attraverso quello che di buono è stato fatto nascere sotto il cielo degli anni di piombo.
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mercoledì 23 gennaio 2013
In memoria di Roberto Franceschi
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