Leone d'Oro alla carriera della Biennale di Venezia 2011, negli anni
'60 firmava come Sturtevant le opere di Warhol e Duchamp da lei
ripetute pari pari. Barbara Fässler e Beatrix Ruf ci parlano dell'artista
americana.
Sturtevant in un ritratto di Loren Muzzey
Di Barbara Fässler
Di Barbara Fässler
"Il mio
lavoro non ha nulla a che fare con l'appropriazione, con la nuova
focalizzazione sulla Storia, con la morte dell'arte, la messa in questione
negativa dell’originale. Piuttosto il contrario, poiché involve il potere e
l’autonomia dell’Originalità e la forza pervasiva dell’arte" Elaine
Sturtevant (1)
Elaine Sturtevant, oggi ottantaseienne, corre sempre un passo avanti agli
altri. Anni prima della filosofia della ripetizione di Deleuze, che indaga le
nozioni di ripetizione e differenza in rapporto alla Storia delle teorie della
conoscenza e che vede l'ente come attualizzazione di un campo virtuale d’idee,
l’artista americana rompe, all’inizio degli anni Sessanta, con il tabù dell’autorialità.
Decine di anni prima che la cosiddetta "Picture Generation"
problematizzi "originale" e "copia" nell’arte (Sherrie
Levine, Cindy Sherman, Richard Prince oppure Barbara Kruger), Elaine mette in
questione la "sacra" originalità e verità dell’arte e comincia a
imitare le opere dei suoi colleghi maschili una a una.
Un’eternità prima che si realizzino viaggi virtuali dei Cyborgs e
Internauti nel Cyberspace e che Internet diventi cultura di massa, l’artista
americana anticipa l’era digitale nell’arte.
Ciò che potrebbe sembrare superficialmente come copia banale e come
provocazione trasgressiva e ciò che ha fatto infuriare gli artisti della sua
generazione (così tanto che si è vista costretta a dismettere la sua produzione
dal 1974 al 1986), è in realtà da considerare reverenza e profondo rispetto nei
confronti dell’arte e della sua capacità di generare processi riflessivi.
La Storia le ha dato ragione. Con il discorso postmoderno negli anni
Ottanta che ha santificato la citazione, Sturtevant non è soltanto stata
riabilitata, ma è stata riconosciuta come artista visionaria, capace di
anticipare le problematiche culturali delle generazioni future. La vincitrice
del Leone d’Oro alla carriera della Biennale di Venezia 2011 "cerca di
aprire lo spazio dietro le opere e di provocare una discussione critica sulla
superficie, il copyright, l’autonomia e il potere silenzioso dell’arte" (2)
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