giovedì 24 gennaio 2013

ANFFAS:



Con la spending review a rischio 5.000 posti di lavoro e servizi per 30.000 persone

Venerdì 14 Settembre 2012 10:45
Numerose Aziende Sanitarie stanno applicando i tagli anche sui servizi gestiti dagli enti non profit, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e gettando nella disperazione decine di migliaia di persone con disabilità e le loro famiglie.
Si dicono pronte a consegnare al Presidente della Repubblica le chiavi dei propri centri: un gesto che le tutte le strutture associative dell’ANFFAS (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale) hanno intenzione di compiere per contrastare gli ultimi provvedimenti derivanti dalla cosiddetta “spending review” (revisione della spesa pubblica), stabiliti con buona pace dei diritti civili e umani delle persone con disabilità, sanciti dalla Convenzione ONU, e con la colpevole indifferenza del Governo e delle forze politiche che lo sostengono.
Una condizione di profonda crisi che sarà discussa il 27 settembre prossimo in una riunione straordinaria convocata dall’ANFFAS Nazionale.
I provvedimenti emanati dal Governo sotto la voce “spending review”, infatti, prevedono, tra le altre cose, all’articolo 15, comma 13 del Decreto Legge 95/12, convertito dalla Legge 135/12, il taglio lineare, già a partire dal 7 luglio, del 5% sui budget dei contratti e servizi stipulati dalla Pubblica Amministrazione.
Numerose Aziende Sanitarie hanno “ritenuto” che tale taglio andasse applicato ipso facto alla generalità dei servizi, ivi compresi quelli gestiti dagli enti non profit, fra i quali rientrano appunto i servizi dell’ANFFAS.


Un provvedimento, questo, che si aggiunge ai pesantissimi tagli già effettuati negli ultimi anni da parte di Regioni, Province, Comuni e Aziende Sanitarie, in conseguenza del progressivo azzeramento da parte dei Governi che si sono succeduti, sia del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali che di quello per la Non Autosufficienza.
"Questa situazione - dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS - solo per i nostri servizi si traduce immediatamente nella messa a concreto rischio di oltre cinquemila posti di lavoro e nel gettare nella più buia e cupa disperazione oltre trentamila persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, insieme ai loro genitori e familiari, nei centri gestiti in regime di accreditamento, convenzionamento ecc., in tutte le Regioni d’Italia, e realizzati in cinquantaquattro anni di vita dell’ANFFAS, grazie all’impegno, alla dedizione e al volontariato di decine di migliaia di familiari che, spesso in totale assenza dello Stato, si sono fatti carico di realizzare strutture e servizi, per garantire ai propri congiunti con disabilità una migliore qualità della vita".

Grande preoccupazione vi è inoltre per i provvedimenti che si stanno delineando in relazione soprattutto ai Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) e all’ISEE (Indicatore della Situazione Economica Equivalente), con il concreto rischio di vedere da un lato ulteriormente abbassati i livelli delle prestazioni e dall’altro di vedere aumentare la già insostenibile partecipazione alla spesa da parte delle famiglie, nonché di arrivare addirittura a mettere fortemente in discussione le magre indennità di accompagnamento, spesso unica fonte di reddito che garantisce alle persone con disabilità un seppur minimo supporto economico a sostegno di una vita indipendente e di qualità.

In generale, tirando le somme, sono a rischio oltre trecentomila posti di lavoro, che rappresentano la forza lavoro oggi impiegata nel suo complesso dagli enti non profit in Italia.




Anffa - Lgm Amerigo Vespucci - Ostia Lido - Ponente



Modifica riforma servizi sociali, Anffas Ostia: "Battaglia vinta"

"Grazie alle modifiche apportate alla riforma sui servizi sociali, la figura dell'assistente familiare non sarà più schiacciata a favore degli operatori sociosanitari"

di Redazione - 10 gennaio 2013


"Apprendo con grande soddisfazione personale e professionale le modifiche, auspicate da Anffas Ostia, apportate dalla giunta Capitolina alla delibera sulla riforma i servizi sociali di Roma Capitale. Grazie a questi accorgimenti sarà possibile tutelare il tessuto sociale delle famiglie degli utenti e dare garanzie occupazionali a tutti gli operatori della Capitale che rischiavano di perdere la propria posizione occupazionale a causa di un iniziale inquadramento di livello sanitario, piuttosto che sociale previsto dalla delibera, oggi finalmente chiarito e scongiurato".
Lo dichiara il direttore generale Stefano Galloni in merito alle modifiche sulla delibera che riforma i servizi sociali della Capitale specificando che "senza queste modifiche la figura dell'assistente familiare, fondamentale e per altro prevista dalla normativa regionale per i servizi sociali, sarebbe stata schiacciata a favore degli operatori sociosanitari con un aumento dei costi impossibile da sostenere per le associazioni. E avrebbe richiesto il reperimento di personale specifico sanitario che a oggi non esiste nel Lazio e nelle regioni limitrofe, mandando in tilt l'intero sistema dei servizi. Non è importante a livello manageriale capire di aver effettuato un lavoro innovativo per il bene sociale, tra le altre cose insieme ai sindacati, ma avere la certezza che il primo interesse della Repubblica rimangano i cittadini, quindi i lavoratori ed in nessun caso interessi economici".
Sull'argomento è intervenuta anche il presidente di Anffas Ostia, Ilde Plateroti: "Le battaglie per il riconoscimento del rapporto utente-operatore da parte delle associazioni non terminerà da momento che a oggi è ancora 1 a 5. Ringrazio il direttore generale Stefano Galloni, la Uil e le altre sigle che hanno operato congiuntamente con le dirigenze del V dipartimento impedendo un appiattimento del sistema sull'cooperativismo ai danni dell'associazionismo".
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