Con la spending review a rischio 5.000 posti di lavoro e servizi per 30.000 persone
Venerdì 14 Settembre 2012
10:45
Numerose
Aziende Sanitarie stanno applicando i tagli anche sui servizi gestiti dagli
enti non profit, mettendo a rischio migliaia di posti di lavoro e gettando
nella disperazione decine di migliaia di persone con disabilità e le loro
famiglie.
Si
dicono pronte a consegnare al Presidente della Repubblica le chiavi dei propri
centri: un gesto che le tutte le strutture associative dell’ANFFAS
(Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o
Relazionale) hanno intenzione di compiere per contrastare gli ultimi
provvedimenti derivanti dalla cosiddetta “spending review” (revisione della
spesa pubblica), stabiliti con buona pace dei diritti civili e umani delle
persone con disabilità, sanciti dalla Convenzione ONU, e con la colpevole
indifferenza del Governo e delle forze politiche che lo sostengono.
Una
condizione di profonda crisi che sarà discussa il 27 settembre prossimo in una
riunione straordinaria convocata dall’ANFFAS Nazionale.
I
provvedimenti emanati dal Governo sotto la voce “spending review”, infatti,
prevedono, tra le altre cose, all’articolo 15, comma 13 del Decreto Legge
95/12, convertito dalla Legge 135/12, il taglio lineare, già a partire dal 7
luglio, del 5% sui budget dei contratti e servizi stipulati dalla Pubblica
Amministrazione.
Numerose
Aziende Sanitarie hanno “ritenuto” che tale taglio andasse applicato ipso facto
alla generalità dei servizi, ivi compresi quelli gestiti dagli enti non profit,
fra i quali rientrano appunto i servizi dell’ANFFAS.
Un
provvedimento, questo, che si aggiunge ai pesantissimi tagli già effettuati
negli ultimi anni da parte di Regioni, Province, Comuni e Aziende Sanitarie, in
conseguenza del progressivo azzeramento da parte dei Governi che si sono
succeduti, sia del Fondo Nazionale per le Politiche Sociali che di quello per
la Non Autosufficienza.
"Questa
situazione - dichiara Roberto Speziale, presidente nazionale dell’ANFFAS - solo
per i nostri servizi si traduce immediatamente nella messa a concreto rischio
di oltre cinquemila posti di lavoro e nel gettare nella più buia e cupa
disperazione oltre trentamila persone con disabilità intellettiva e/o
relazionale, insieme ai loro genitori e familiari, nei centri gestiti in regime
di accreditamento, convenzionamento ecc., in tutte le Regioni d’Italia, e
realizzati in cinquantaquattro anni di vita dell’ANFFAS, grazie all’impegno,
alla dedizione e al volontariato di decine di migliaia di familiari che, spesso
in totale assenza dello Stato, si sono fatti carico di realizzare strutture e
servizi, per garantire ai propri congiunti con disabilità una migliore qualità
della vita".
In generale, tirando le somme, sono a rischio oltre trecentomila posti di lavoro, che rappresentano la forza lavoro oggi impiegata nel suo complesso dagli enti non profit in Italia.
Anffa - Lgm Amerigo Vespucci - Ostia Lido - Ponente |
Modifica riforma
servizi sociali, Anffas Ostia: "Battaglia vinta"
"Grazie
alle modifiche apportate alla riforma sui servizi sociali, la figura
dell'assistente familiare non sarà più schiacciata a favore degli operatori
sociosanitari"
di Redazione - 10 gennaio
2013
"Apprendo con
grande soddisfazione personale e professionale le modifiche, auspicate da Anffas Ostia, apportate dalla giunta Capitolina
alla delibera sulla riforma i servizi sociali di Roma Capitale. Grazie a questi
accorgimenti sarà possibile tutelare il tessuto sociale delle famiglie degli
utenti e dare garanzie occupazionali a tutti gli operatori della Capitale che
rischiavano di perdere la propria posizione occupazionale a causa di un
iniziale inquadramento di livello sanitario, piuttosto che sociale previsto
dalla delibera, oggi finalmente chiarito e scongiurato".
Lo dichiara il direttore
generale Stefano Galloni in merito alle modifiche
sulla delibera che riforma i servizi sociali della Capitale specificando che
"senza queste modifiche la figura dell'assistente familiare, fondamentale
e per altro prevista dalla normativa regionale per i servizi sociali, sarebbe
stata schiacciata a favore degli operatori sociosanitari con un aumento dei
costi impossibile da sostenere per le associazioni. E avrebbe richiesto il
reperimento di personale specifico sanitario che a oggi non esiste nel Lazio e
nelle regioni limitrofe, mandando in tilt l'intero sistema dei servizi. Non è
importante a livello manageriale capire di aver effettuato un lavoro innovativo
per il bene sociale, tra le altre cose insieme ai sindacati, ma avere la
certezza che il primo interesse della Repubblica rimangano i cittadini, quindi
i lavoratori ed in nessun caso interessi economici".
Sull'argomento è
intervenuta anche il presidente di Anffas Ostia, Ilde Plateroti: "Le battaglie per
il riconoscimento del rapporto utente-operatore da parte delle associazioni non
terminerà da momento che a oggi è ancora 1 a 5. Ringrazio il direttore generale Stefano
Galloni, la Uil e le altre sigle che hanno operato congiuntamente con le
dirigenze del V dipartimento impedendo un appiattimento del sistema
sull'cooperativismo ai danni dell'associazionismo".
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