Cosa mangiavano i romani?
MENS SANA IN CORPORE…..SAZIO !
Fatta la chiusura, il bottegaio raccatta le sue poche cose, fa prima tappa alle terme e poi si avvia affamato verso la sua dimora. Ad attenderlo c’è un lauto banchetto ricco di tutte le pietanze che la terra pompeiana può offrire. Ovviamente le dimensioni e la qualità del banchetto varia a seconda della facoltosità della famiglia.
Ma, al di là delle possibilità economiche …
cosa si trovava sulle tavole da pranzo dei pompeiani?
Sedersi a tavola….ma anche no
Innanzitutto c’è da dire che i pompeiani, così come i romani, non avevano l’abitudine di pranzare seduti ad un banchetto, ma comodamente stesi sulle loro lettighe -dette anche triclinari-.
Le lettighe, poi, avevano un ordine gerarchico: il posto d’onore era quello al centro – lectus medius- e il posto migliore il primo a destra -locus consularis-. Seguiva il letto a sinistra del primo -lectus summus- e a destra -lectus imus-.
E poi mangiavano, mangiavano tantissimo!
Era loro abitudine, infatti, tenere accanto alla lettiga dei vasi, in ceramica o metallo, nei quali vomitavano ciò che avevano trangugiato, per poi riprendere nuovamente col banchetto. Degli insaziabili dévoreurs!
Scopriamo quindi cosa mangiavano i romani.
Com’è stato possibile capire quale tipo di dieta seguivano gli antichi pompeiani?
Alcuni ricercatori americani hanno analizzato dei resti di cibo carbonizzato e pietrificati dalla lava, ritrovati nelle latrine e negli scarichi di alcuni ristoranti. Tra questi si è potuta distinguere della frutta, noci, del pane, lenticchie, fagioli e addirittura dei calchi, ritrovati in un forno, che sembrano essere dei dolci!
A dare un quadro ancora più chiaro di quella che poteva essere l’alimentazione di un pompeiano sono gli affreschi ritrovati in varie domus della città antica. In gran parte di questi vengono rappresentati dei banchetti che offrono gran cesti di frutta, in particolare uva verde e rossa, fichi e melograni. Non dimentichiamoci, poi, che Pompei era una città situata su un porto e su un fiume, e quindi il pesce era un alimento largamente consumato.
In alcune botteghe, invece, son stati ritrovati affreschi rappresentanti dei capponi e delle quaglie, legate per le zampe ed appesi a testa in giù. Venivano mangiati, probabilmente, anche essiccati. C’è da pensare che anche la cacciagione, quindi, fosse una delle risorse dell’alimentazione pompeiana, insieme alla pesca.
Siam quindi giunti alla conclusione, anche grazie ad un’analisi sul tipo di produzione agricola dell’antica Pompei e delle zone circostanti, che l’alimentazione dei pompeiani fosse a base di verdura, frutta e pane. Ovviamente niente junk food per i poveri -o fortunati?- giovani pompeiani – oltretutto la base del junk food, le patatine fritte ed il ketchup, son arrivati giusto qualche secolo dopo, e da parecchio lontano!-.
Anche da queste ricerche possiamo dire cosa mangiavano i romani, cugini acquisiti oramai dei pompeiani, che erano famosi per la loro “passione” per le verdure, al punto che anche il celebre Plauto li definì “mangiatori di erba”.
Così era per Pompei, e tra quelle botteghe che si affacciavano sulle strade della città antica spuntavano ciuffi di carote, cipolle e di lattuga. Sicuramente ci saranno state anche le rape, i broccoli e gli spinaci….Insomma, di certo passeggiando per i cardini e i decumani non avremmo mai incontrato un pompeiano intento a mangiare un cartoccio di mr.Chips, tutt’al più avremmo potuto vederlo sgranocchiare una carota.
“Da dove potremmo iniziare se non dalle viti, per le quali la supremazia dell’Italia è incontestabile, tanto che solo con le sue vigne sembra aver vinto tutte le altre genti, persino quelle che producono profumi; e d’altronde cosa si può preferire alla vista di una vigna fiorita?” (Plinio il Vecchio)
Non dimentichiamoci del vino! A Pompei era la bevanda più apprezzata e bevuta, ma col vino attuale non aveva veramente nulla a che vedere. Conservato nelle dolia, quei vasi in terracotta tipici delle thermopolia, e soggetto quindi ad aria ed agenti esterni, questo vino tendeva a diventare prestissimo qualcosa di simile all’aceto. Per questa ragione solevano “speziarlo”, con cannella o affini, miele, o allungarlo con acqua.
MasterChef…..Indonesia
Non mancavano però nella cucina Pompeiana alcune pietanze bizzarre, come per esempio i ricci ed i fenicotteri che venivano conditi con spezie indonesiane –curcuma e tuberi vari-.
Ma cosa ancor più strana, che ha parecchio stupito gli archeologi a lavoro sul sito, è stato il ritrovamento di un cibo assai esotico: una coscia di giraffa, l’unica mai ritrovata negli scavi di siti archeologici in Italia. Ciò ci dice tanto sul tenore di vita che si svolgeva a Pompei: non è infatti da tutti potersi permettere un cibo così pregiato proveniente da terre così lontane.
Un lusso da non poco! Un po’ come un piatto di ostriche e caviale, o una pietanza a base di tartufo ai giorni nostri.
Curiosità
L’ora della cena pompeiana era anche un momento ludico.
Su una parete della Tomba del tuffatore, a Paestum -colonia greca-, vi è un affresco che rappresenta un tipico momento di convivio, tipico anche dei romani e dei pompeiani. I giovani, stesi sulle loro lettighe, sono intenti a giocare al Cottabus. Tale gioco consisteva nel far saltare una goccia di vino da una coppa che tenevano in mano in uno specifico obbiettivo, magari un vaso o un’urna, posto ad una certa distanza, oppure nella coppa del giocatore steso sulla lettiga davanti. Un’alternativa era l’utilizzo delle noci. Il giocatore che faceva più centri era giudicato il vincitore.
I premi? Fette di dolci o baci da giovani serve, o servi.
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