Da NABA l'ultimo atto del concorso “Dove c'è pasta c'è...”
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pubblicato venerdì 7 giugno 2013
Si potrebbe iniziare in molti modi a raccontare quello che è successo ieri sera al Campus NABA di Milano, dove Barilla ha premiato i giovani partecipanti al progetto "Dove c'è pasta c'è...”. Si può dire sia stato un successo per l'azienda di Parma, che ha visto una nuova declinazione creativa del suo prodotto, e che ha avvicinato un nuovo target al "concetto” di pasta, come ha ricordato durante la premiazione Pierpaolo Susani, Brand development & Innovation Director di Barilla, ma si può anche dire sia stato un successo di NABA, che ha dimostrato di sfoderare «giovani dal grande talento» come ha ribadito Anna Mattirolo, direttrice di MAXXI Arte, anch'essa nella Giuria del concorso. Eppure, forse, la questione più interessante riguarda direttamente una teoria dell'arte "di oggi" nel vero senso della parola. Vuoi perché il concorso è stato coordinato dal Dipartimento di Arti Visive, Performative e Multimediali diretto da Marco Scotini; vuoi perché l'argomento "pasta” riguarda in qualche modo la "tradizione italiana”, ma le opere collettive che sono uscite allo scoperto ieri sera hanno tutte un'impronta fortemente legata all'avanguardia: dalla Body all'Arte Povera, i sei gruppi in scena, composti ognuno da tre studenti, si sono confrontati con un sapere che ha a che fare con la ritualità, con il gesto, con una messa in scena poetica.
«Barilla sulla scia della positivissima esperienza avuta l'anno scorso con gli studenti dell'Istituto Italiano di Fotografia, ha pensato di cercare nuovi stimoli sul tema della pasta attraverso nuovi linguaggi per interpretare il suo prodotto più famoso. La "performing art” di NABA quest'anno ci è sembrato il canale ideale» ci racconta Chiara Canedoli, responsabile del marketing dell'azienda emiliana.
Ma cos'hanno realizzato, insomma, questi ragazzi? Iniziamo con il tour delle performance.
La prima, Senza fili, richiama proprio l'idea dei messaggi in codice: attraverso una serie di cavi morbidi, da una finestra all'altra di due edifici del NABA un gruppo di studenti si scambia parole formate dall'associazione delle lettere riportate su penne, rigatoni, mezze maniche: basta con i canali virtuali, ma una maniera fisica, e silenziosa, per parlarsi quasi in codice. Dove c'è Barilla c'è...natura è invece il campo di grano (spaghetti) realizzato da Gianmaria Cerutti, Yoogin Kim e Marco Imperiale. Una vera "collaborazione" dell'elemento green con il cibo, che richiama il lavoro agricolo e sottolinea anche la ritualità di un'operazione fisica -i ragazzi infatti, al momento della performance, continuano ad infilare spaghetti nel piccolo "terreno” in cattività: il rito italiano, anche della campagna. Indovinate un po' a chi va il primo premio, un viaggio di due settimane a Berlino all'A.i.r. ABA? Esatto, proprio ai tre giovani. Per un'opera forse poco performativa, ma di certo più impattante, anche a livello visivo, che si contende su questo piano il primato con B&iera. Qui Chiara Principe, Veronica Gisondi e Matteo Montagna hanno allestito una grande "piazza” tricolore, con un gruppo di tovaglie bianche, rosse e verdi, residuati di pranzi e cene consumati a ritmo di pasta, a raccontare uno dei simboli del Belpaese.
Vince invece la menzione del web Segno al dente, dove un grande vetro appannato dall'acqua di cottura della pasta diviene una superficie "magica” per disegnare, dove continuamente i segni si sovrappongono su se stessi, in un perpetuo rigenerarsi e cancellarsi.
E poi c'è il tenero gesto di Feedback, dove la condivisione e la convivalità passano per la cura dell'altro, nell'atto di portare alla bocca del compagno di tavolo non solo la pasta, ma anche un bicchiere d'acqua. Anche qui il silenzio è d'oro, mentre si interrompe nella lotta di Circle, dove due giovani si sfidano in un corpo a corpo su una "spianata” di farina, illuminata da un effimero video che inquadra un piatto fumante. Entrambi restano a bocca asciutta, ma completamente infarinati in una dimensione dell'arte che, se non fossimo ancora in aule scolastiche e alla presenza di un concorso per un grande brand, racconteremo come di un resoconto sociale.
Anche se, in fondo in fondo, di un'operazione sociale si tratta: per Marc Ledermann, CEO Laureate Italian Art & Design Education questo appuntamento è stato un'esperienza in grado di aprire l'orizzonte sia all'azienda sia ai ragazzi di NABA, sperimentando uno spostamento verso un rapporto più performativo, artigianale e forse anche intimo, a quelli che sono gesti quotidiani.
Per Susani trattasi di «una questione di business, per ricercare nuovi linguaggi per promuovere il prodotto, attraverso una visione che Barilla con i suoi soli occhi non sarebbe riuscita a vedere». Un progetto di comunicazione, per la multinazionale, ma che forse gli studenti hanno vissuto in maniera diversa. Confrontandosi con una scadenza, con il lavoro, con la regolarità di un progetto da portare a termine. Valori antichi: dell'arte come della pasta.
E lo ricorda anche Vicky Gitto, dell'agenzia Y&R, mentre Grazia Quaroni, curatrice alla Foundation Cartier di Parigi ha rimarcato la capacità dei giovani di NABA di ottenere risultati molto diversi partendo da un tema comune piuttosto rigido: «Non è facile il lavoro di gruppo. Necessita uno sforzo di coesione, per creare l'opera finale, e qui l'amalgama ha funzionato perfettamente».
A chiudere, data anche l'assenza di Jens Hoffman, Michelangelo Pistoletto, che parla di un significativo supporto dell'industria verso l'arte, ma anche viceversa. «Per formare questo nuovo Rinascimento, che in comune con l'antico deve avere una prospettiva di condivisione di intenti di tutte le maestranze possibili. E la grande crisi che si spalanca nel mondo deve permettere di lavorare insieme, ora come non mai». Dulcis in fundo: per l'opera dei tre vincitori la promessa di finire nella collezione permanente nella sede dell'azienda, a Parma, in mezzo ai grandi Maestri del '900.
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venerdì 7 giugno 2013
Barilla premia un "Campo di spaghetti".
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