mercoledì 19 dicembre 2012

Eduardo e il Bardo





La tempesta nella traduzione di De Filippo


Nel 1983 un anno prima della sua morte il grande attore partenopeo traduce in napoletano seicentesco l'opera di Sheakeaspeare "La Tempesta" rendendola a sua volta un capolavoro unico nel suo genere.


La tempesta è uno degli ultimi lavori di Shakespeare, rappresentato per la prima volta a Londra il 1° novembre 1611 .
Si tratta di un “romance” che presenta affinità con precedenti lavori del drammaturgo, in particolare con il “Sogno di una Notte di mezza estate”: il folletto monello Puck è un antenato dello spiritello Ariel e l’atmosfera incantata del mondo magico si riflette nelle evocazioni soprannaturali di Prospero, l’indiscusso protagonista della vicenda.
La storia si svolge infatti in un’isola remota dove vivono il potente remago Prosperocon vari spiriti ai suoi ordini, sua figlia Miranda e Calibano, un essere selvaggio e mostruoso.
La tempesta, evocata da Prospero, è lo strumento che porterà nell’isola altri personaggi, tra cui Antonio, fratello del mago e usurpatore del suo regno, Alonso, re di Napoli e complice di Antonio, e suo figlio Ferdinando.
Avendo ridotto tutti in suo potere per mezzo delle arti magiche, la vendetta del re spodestato può quindi iniziare.
La figura del mago onnipotente che tesse trame e manipola a piacimento gli altri uomini come fossero marionette
evoca l’immagine di un creatore con le sue creature, o di un autore coi suoi personaggi.


Nel 1983 Eduardo de Filippo impegna nella traduzione in napoletano antico dellaTempesta di 
Shakespeare per la casa Editrice Enaudi nella collana Scrittori tradotti da scrittori
Nonostante l’età avanzata, i problemi di salute e i diversi impegni che ancora riusciva a portare avanti, ci si dedicò con grande entusiasmo.
Nelle note di traduzione, Eduardo spiega i motivi che lo portarono a scegliere proprio questa opera:


«[…] Ci sono tante […] ragioni che mi hanno fatto preferire La tempesta ad altre splendide commedie scespiriane come Il sogno di una notte di mezza estate, o Come vi piace, o La dodicesima notte, e una delle più importanti è la tolleranza, la benevolenza che pervade tutta la storia: sebbene sia stato trattato in modo indegno da suo fratello, dal Re di Napoli, e da Sebastiano, Prospero non cerca la vendetta bensì il loro pentimento. Quale insegnamento più attuale avrebbe potuto dare un artista all’uomo di oggi, che in nome di una religione o di un “ideale” ammazza e commette crudeltà inaudite, in una escalation che chissà dove lo porterà? E preciso che tra gli “ideali” ci metto anche il denaro, la ricchezza, che appunto come ideali vengono considerati in questa nostra squallida società dei consumi».
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Svolse un lavoro accuratissimo, cominciando a lavorarci in luglio, mentre era a Montalcino, invitato da Ferruccio Marotti, docente di Storia dello Spettacolo alla Sapienza di Roma, a partecipare allo “Studio Internazionale dello Spettacolo”, e proseguì poi nel mese di agosto nella sua casa di Velletri. Una volta terminata la traduzione, Marotti convinse Eduardo, che fece inizialmente resistenza, a registrare la commedia. Fu lui stesso ad interpretare tutte le voci maschili, mentre all’unico personaggio femminile diede voce l’attrice Imma Piro
Fondamentale anche il contributo della moglie Isabella, che si occupò di riportare in italiano il testo originale, che Eduardo tradusse poi in napoletano del Seicento.


«Quanto al linguaggio, come ispirazione ho usato il napoletano seicentesco, ma come può scriverlo un uomo che vive oggi; sarebbe stato inattuale cercare una aderenza completa ad una lingua non usata ormai da secoli».

Molte sono le ragioni che lo inducono a preferire “La Tempesta” ad altre opere scespiriane, come  Il sogno di una notte di mezza estate, a  Come vi piace e alla dodicesima notte.
Eduardo cerca di essere il piu’ fedele possibile al testo originale, ma non sempre ci riesce in alcune scene specie quelle comiche utilizza un linguaggio piu’ vicino alla sua lingua in altre vengono aggiunte battute per far si’  che il pubblico recepisca a fondo il legame d’amore protettivo che lega Prospero a Miranda.
Ariele assume le sembianze di uno scugnizzo napoletano,  furbo e burlone, pur conservando il suo carattere sbarazzino e poetico.
Il linguaggio utilizzato nella traduzione e’ un napoletano del ‘600, Eduardo con le sue parole piane, non tronche, molto musicale, dolce, duttile da far rivivere fatti e personaggi fatati, misteriosi che nessun linguaggio attuale possiede oramai piu’ ma che il buon ha trascritto nel modo in cui puo’ scriverlo un uomo che vive nella nostra epoca.
Uno dei dialoghi di esordio di Ariele  termina con questa frase, che a mio avviso e’ tra le piu’ divertenti:
- “….Mi vado a riposare…ca so stracquo e me fa male ‘o callo”
Nei tanti dialoghi compaiono tante locuzioni, utilizzate nello slang napoletano, nel dialogo tra
Trinculo, Stefanoe Calibano c’e’ questa espressione, simile a quelle che vengono utilizzate normalmente  come “sfottò”

- “Trinculo, miette la lengua a posto, sino t’abboffo, t’ammatunteo, te sgongolo, te ntofo”
che viene tradotto in italiano cosi’:
- Trinculo, metti la lingua a posto altrimenti ti gonfio, ti pesto, ti scortico, ti riempio di botte.
e ancora: - “Si jesce nata vota  miez cu sti fesserie ca dice pe nun lu fa parla’, te juro ‘ncoppa ‘a sta mano: cca’  volano, sgrognune, sciacquadiente, ntronamole e zengardole!
Ovverso sia:
- se dici un’ altra volta ste fesserie ti giuro che volano pugni sul grugno,  ceffoni tali da farti  cadere i denti, botte da rintronare le mole, colpi sul naso, e sulle orecchie.

“Battilocchio”,e’ la traduzione invece di “grullo” e “piecoro” di cretino.
In ogni caso, se volete trascorrere un po’ di ore, con qualcosa da leggere di non molto impegnativo vi consiglio:
“La Tempesta” di 
William Shakeaspeare nella traduzione in napoletano

di Eduardo de Filippo -
Einaudi Editore.

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