Di lei si sa ancora poco. Un’intervista è l’occasione perfetta per conoscere meglio l’esordiente Maria Vittoria Barrella, attrice protagonista del film Aquadro, visibile su Cubovision in streaming in modo gratuito.
Hai debuttato al cinema con Aquadro (a parte un corto trovato su Youtube, in cui reciti una brevissima parte), ma in realtà tu provieni dal teatro. Da quanto studi recitazione?
– Da bambina mi sono iscritta ad una scuola di teatro di Trento, la mia città, in seguito ho partecipato a stage di teatro e teatro-danza in Italia e all’estero. Poi, sono approdata alla Scuola di teatro dello Stabile di Bolzano. Ho lavorato per diverse compagnie ed ora faccio parte del cast artistico di Aida, del Teatro Stabile di innovazione di Verona.
Ho capito che la recitazione sarebbe stata la mia vita grazie ad un’interpretazione teatrale per bambini dellaTurandot a cui mi portarono i miei genitori. Ho sentito che, per quanto bello possa essere uno spettacolo, la vera magia avviene dall’altra parte del palco e il mio posto era quello, dove avvengono le cose fantastiche.
Ho capito che la recitazione sarebbe stata la mia vita grazie ad un’interpretazione teatrale per bambini dellaTurandot a cui mi portarono i miei genitori. Ho sentito che, per quanto bello possa essere uno spettacolo, la vera magia avviene dall’altra parte del palco e il mio posto era quello, dove avvengono le cose fantastiche.
Continuerai a lavorare nel cinema, o preferisci il parquet, l’occhio di bue puntato e l’applauso vivo del pubblico?
– Che domanda difficile in questo momento…ho visto la mia vita sempre proiettata nel teatro, ma dopo aver visto la prima proiezione di Aquadro inevitabilmente qualcosa è cambiato. Nel teatro, il pubblico è una strana ed enorme creatura che tu, quando sei nascosta dietro le quinte, prima di entrare in scena, senti vivere e respirare insieme a te. Tutto avviene nell’hic et nunc. Lo sviluppo del personaggio e della storia vengono condivisi con lo spettatore nel momento stesso in cui si realizzano. Insomma, in teatro entri in empatia con il pubblico. Al cinema è tutto diverso, non potrai mai vedere o sentire coloro che vedono ciò che tu hai creato nei mesi di ripresa, se si stanno commuovendo, o se magari interromperanno la visione per sbaciucchiarsi o se sono così presi dal film da non riuscire nemmeno più a mangiare i pop corn…In ogni caso, grazie a Aquadro, ho conosciuto un mondo meraviglioso che in realtà forse prima mi faceva un pò paura. L’immagine filmata è solo il frammento di una storia che vedrai al termine delle riprese, la creatura con cui ti confronti magari non è il pubblico, ma la camera; è lei che fa la magia, ed è una magia bellissima. Ora più che mai, vorrei continuare col cinema…sempre se il cinema continuerà a volermi.
Torniamo a Aquadro. Quello di questo film, è un cast di giovanissimi, compreso il regista. Che tipo di rapporti si sono creati sul set?
– Girare Aquadro è stata un’esperienza unica, anche grazie all’intera troupe (la cura e l’amore che hanno messo sembra fuoriuscire dalla pellicola). Essendo giovani, avevamo una grandissima voglia di dimostrare a tutti il meglio di noi e delle nostre capacità per giocarci al meglio la grande possibilità che ci era stata data. Questo ha portato ad una grande complicità tra tutti. Lorenzo Colombi (protagonista maschile) ed io eravamo alla nostra prima esperienza di cinema. Tutti ci hanno aiutato e supportato e questo ci ha spinto a dare il massimo. Si è creata una sinergia fantastica. Per esempio, le ragazze dei costumi non si sono solo occupate dell’immagine del mio personaggio, ma sono state anche delle ottime confidenti e mi sono state molto vicine soprattutto nelle scene chiamiamole così più “delicate”. Lo sceneggiatore ha condiviso con noi la sua opera permettendoci di entrare nei personaggi e interpretare al meglio ciò che aveva scritto. Ma, quello che più mi rimarrà è il lavoro col regista, perché Stefano Lodovichi, con pazienza, coraggio e fiducia, mi ha fatta entrare nel mondo sia di Amanda che del film in generale. È stato tutto molto umano, molto vero ed è incredibile come la camera abbia colto questo clima dando profondità a tutto il film.
Come sei stata scelta per il ruolo di Amanda? Un provino e via o si sono susseguiti più step?
– Ero a Berlino con degli amici (si sperimentava il teatro di strada) quando mi è arrivato un messaggio di Christian Mair (un regista teatrale con cui avevo lavorato in Bosnia) che mi ha proposto di fare questo provino, anche a Berlino se avessi voluto. Qualcosa mi diceva che era importante farlo e farlo bene, quindi sono tornata con un car-pooling e ho sostenuto il provino a Bolzano. Dopo un primo incontro con il regista e lo sceneggiatore (non so dove ho trovato il coraggio, ma sono stata davvero molto spigliata devo riconoscerlo) si svolge un secondo provino e poi un terzo, quello finale, dove ho incontrato Lorenzo per la prima volta. Gaia Igini (l’attrice che interpreta l’amica di Amanda) la conoscevo già, ma è li che ci siamo uniti e abbiamo capito che “funzionavamo”. Così come ci hanno detto poi il regista e lo sceneggiatore. E’ stato lì che mi sono giocata il tutto e per tutto e ha funzionato.
A proposito del tuo personaggio. Amanda non ha pregiudizi. Il personaggio ha 16 anni, senza esperienze in termini di sesso e relazioni con i ragazzi e si basa sulle esperienze della sua amica. Ma, quando scopre che il ragazzo di cui si sta innamorato, è ossessionato dall’idea che tutto vada filmato, per non parlare della sua fissazione con le chat erotiche, acconsente senza batter ciglio, senza affrontare quello che, in realtà, è considerata una patologia. Secondo te, Amanda può rappresentare una generazione di ragazzi che pur di non parlare di fatti che in realtà stanno alla base di una relazione, preferisce tacere e assecondare?
– Non penso che Amanda si sottometta, credo piuttosto che, per amore e per l’incoscienza dei suoi 16 anni, si lanci nel vuoto in una sorta di “prova di volo”, una sperimentazione di crescita in cui si rapporta con qualcosa di diverso. Sbaglia e non le importa, anche se ancora non immagina le conseguenze del suo errore. Se il mondo virtuale ti aiuta a fare una ricerca scolastica, ti insegna a far crescere una piantina, ti fa parlare a tutte le ore con la tua migliore amica, riempie i vuoti di genitori distratti e assenti, allora come può farti del male diventando il tuo peggior nemico? Nessuno l’ha messa in guardia davvero dalla confusione e dalla commistione non controllata fra il mondo reale e il mondo virtuale. Ma Amanda, attraverso l’incontro di Alberto, si scontra con una realtà che non comprende, ma che nonostante i tabù, non vuole che ciò le impedisca di conoscerlo, così sperimenta. Anche se sbaglia a non affrontare il problema, sono i fatti che comunicano le azioni e le decisioni, e infondo sono questi ad avere le conseguenze più incisive e drammatiche. La telecamera di Alberto non cattura l’amore e quel video mostra solo la scorza di cui solo gli attori conoscono la bellezza.
In Aquadro, è chiara la differenza tra il mondo maschile e quello femminile accentuato ancora di più dalla giovane età. Il personaggio di Amanda è forte, passionale, gioca a hockey su ghiaccio, picchia con il casco Alberto che, di contro è, anche a livello fisico, il più fragile, è insicuro e ha bisogno di filtrare, attraverso lo smartphone, i suoi sentimenti. Secondo te, c’è tra le nuove generazioni questa dicotomia?
– Credo ci sia. Sia Amanda che Alberto hanno bisogno di una corazza per affrontare le varie partite che si giocano a quest’età, sia fisiche che sentimentali, cercando di non ferirsi. Ma alla fine bisogna sempre sporcarsi un pò per poter crescere, per poter capire e poter conoscere…Credo comunque che sia Amanda, in quanto donna, quella che paga di più. Un tempo, la donna era più vulnerabile perché doveva comunque “salvare la reputazione di brava ragazza”, altrimenti pagava con la solitudine, l’ostracismo sociale e il disprezzo. Oggi, per quanto i tempi e i valori siano cambiati, l’immagine della donna viene comunque usata ed abusata. Anche il mondo virtuale può essere strumento di questa mancanza di rispetto scatenando gli stessi risultati. È lei che si vede nel video, non chi la registra. Inoltre, credo che ci sia un grosso scontro fra la fragilità di una crescita e la forza che dobbiamo dimostrare. Per affrontare le tragedie a testa alta c’è bisogno di coraggio e Amanda e Alberto trovano la loro “potenza” in A².
Ricordiamo che Aquadro è in concorso al Riff 2013, Rome Indipendent Film Festival, che si svolgerà dal 4 al 11 aprile, presso il Nuovo Cinema Aquila.
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