venerdì 14 novembre 2014

Nel 1914 nascevano Mario Luzi, Piero Bigongiari ed Alessandro Parronchi,



 
  
 

FIRENZE CELEBRA IL CENTENARIO DELLA NASCITA DI LUZI, BIGONGIARI E PARRONCHI: I TRE POETI ERMETICI SONO LO SPUNTO PER UNA PICCOLA MOSTRA DI RITRATTI FATTI DA VENTURINO VENTURI AGLI AMICI ARTISTI E LETTERATI

   
   
 
pubblicato giovedì 13 novembre 2014

Nel 1914 nascevano Mario Luzi, Piero Bigongiari ed Alessandro Parronchi, tre poeti e protagonisti dell’ermetismo a Firenze. Erano anni d’importante fermento culturale intorno al Caffè delle Giubbe rosse e al Gabinetto Vieusseux e Venturino Venturi (1918-2002), artista nato in Toscana, ma formatosi tra la Francia e il Lussemburgo giunge in questo crogiuolo culturale nel 1936 e da questo momento in poi inizia a frequentare i grandi letterati  e i pittori stringendo sodalizi culturali e d’amicizia anche con Vasco Pratolini, Romano Bilenchi, Giuseppe Ungaretti, Ottone Rosai, Nicola Lisi, Sergio Scatizzi
La mostra "I volti dell’ermetismo" di Venturino Venturi si articola in due sezioni e  mette in luce l’osmosi tra poesia ermetica e arti visive sia attraverso le carte – tra cui diversi ritratti a china – dell’Archivio Contemporaneo Alessandro Bonsanti del Gabinetto Vieusseux sia nelle opere scultoree e su carte presentate a Villa Bardini.  Qui si può seguire una lettura dell’opera di Venturino secondo un doppio binario: alle pareti grandi carte astratte molto "energetiche” e febbrili mentre al centro delle sale sono raccolti a gruppi i ritratti scultorei con i quali l’artista "rende visibile l’invisibile”. Venturino, infatti, nel ritratto cerca di evidenziare l’intima essenza dell’uomo; i suoi non sono ritratti psicologici poiché con l’opera mette a nudo l’uomo facendo coincidere l’essenza con la forma. Ogni uomo, ogni ritrattato, dunque, è quell’uomo! 
Venturino Venturi è, anche, un grande sperimentatore e la sua espressione artistica risulta così molto variegata anche perché utilizza, di volta in volta, materiali molto diversi dal cemento alla pietra lavorata in punta di scalpello, dal legno al bronzo. (Enrica Ravenni)

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