domenica 16 novembre 2014

Mario Luzi

Mario Luzi





NOUVELLES À GIUSEPPINA APRÈS TANT  

D’ANNÉES
Qu’espères-tu, qu’attends-tu, amie, 
revenant en si sombre voyage 
jusqu’ici où dans le ciel les orages 
ont une très haute voix de deuil, 
de jasmin embaument et d’avalanches ? 

Je me trouve ici à cet âge que tu sais, 
ni jeune ni vieux, j’attends, je regarde 
cette vicissitude suspendue ; 
je ne sais plus ce que j’ai voulu, ce qu’on m’imposa, 
tu entres dans mes pensées et tu en sors indemne. 

Tout le reste qui doit être est encore, 
le fleuve coule, la campagne change, 
il grêle, la pluie cesse, un chien aboie, 
la lune sort, rien ne se réveille, 
rien du long sommeil aventureux. 

Mario Luzi



Natura
 
La terra e a lei concorde il mare
e sopra ovunque un mare più giocondo
per la veloce fiamma dei passeri
e la via
della riposante luna e del sonno
dei dolci corpi socchiusi alla vita
e alla morte su un campo;
e per quelle voci che scendono
sfuggendo a misteriose porte e balzano
sopra noi come uccelli folli di tornare
sopra le isole originali cantando:
qui si prepara
un giaciglio di porpora e un canto che culla
per chi non ha potuto dormire
sì dura era la pietra,
sì acuminato l'amore.
 
 
Da "Avvento Notturno"
Avorio
 
Parla il cipresso equinoziale, oscuro
e montuoso esulta il capriolo,
dentro le fonti rosse le criniere
dai baci adagio lavan le cavalle.
Giù da foreste vaporose immensi
alle eccelse città battono i fiumi
lungamente, si muovono in un sogno
affettuose vele verso Olimpia.
Correranno le intense vie d'Oriente
ventilate fanciulle e dai mercati
salmastri guarderanno ilari il mondo.
Ma dove attingerò io la mia vita
ora che il tremebondo amore è morto?
Violavano le rose l'orizzonte,
esitanti città stavano in cielo
asperse di giardini tormentosi,
la sua voce nell'aria era una roccia
deserta e incolmabile di fiori.
 
 
(Se musica è la donna amata)
 
Ma tu continua e perditi, mia vita,
per le rosse città dei cani afosi
convessi sopra i fiumi arsi dal vento.
Le danzatrici scuotono l'oriente
appassionato, effondono i metalli
del sole le veementi baiadere.
Un passero profondo si dispiuma
sul golfo ov'io sognai la Georgia:
dal mare (una viola trafelata
nella memoria bianca di vestigia)
un vento desolato s'appoggiava
ai tuoi vetri con una piuma grigia
e se volevi accoglierlo una bruna
solitudine offesa la tua mano
premeva nei suoi limbi odorosi
d'inattuate rose di lontano.
 

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