Raccoltad’ArteContemporanea
di Marcella
Cossu
Una dépendance
nascosta all’interno del parco della raccolta Manzù, un semplice
parallelepipedo bianco dall’interno rivisitato in chiave fluo, tra verde e
arancio, da Nino Incardona, nel decennio di scorribande architettoniche legate
alla serie dei miglioramenti introdotti dal 2005, e anche prima, da
Alessandro Maria Liguori e da lui, una squadra per me insostituibile negli
allestimenti istituzionali dentro e fuori il museo.
Ad oggi, finalmente,
la possibilità di un forse breve ma intenso sfruttamento di questo altro “luogo
di Manzù”, con la serie sperimentale dei primi quattro eventi espositivi del
“ManzùLab” di altrettante artiste del territorio – sempre e comunque nello
spirito del “Manzù, l’arte e il Territorio”- unite dal denominatore comune di
personalità forti e incisive, nell’uso di tecniche tradizionali e multimediali,
almeno quanto la loro consapevole ed ostinata ricerca del “bello”.
Un’altra delle
innumerevoli storie episodiche e rapsodiche di quella “Scuola Pontina” così
vivace e poliedrica come il suo ispiratore e animatore Fabio D’Achille (MAD,
Museo d’Arte Diffusa), il quale cura anche l’iniziativa odierna del
“ManzùLab”, nel sud estremo dell’ecomuseo del contemporaneo su cui da
anni insiste e scava nel vissuto di tanti e diversi artisti del territorio.
Un’occasione
ulteriore, a prescindere da qualsiasi possibilità di sviluppi futuri nella vita
della Raccolta Manzù, per proseguire nel solco di quanto richiesto dall’artista
stesso nell’atto testamentale di donazione alla GNAM: rendere questo luogo
centro di ricerca viva e attualizzante, precorrendo di alcuni anni il concetto
dell’ecomuseo, così ben radicato in Agro, virgiliano come pontino.
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