L'iniziativa di Pierantonio Zanettin, Forza Italia, perché si accerti la sussistenza di "profili di incompatibilità, sotto il profilo dell'appannamento dell'immagine di terzietà e imparzialità", a carico dei magistrati che hanno condotto l'inchiesta per "tentata epidemia", accusa da cui la ricercatrice è stata sollevata dopo più di dieci anni "di inferno, anche mediatico"
ROMA - Aprire una pratica sul procuratore aggiunto della Procura di roma Giancarlo Capaldo e sugli altri magistrati che hanno proseguito l'inchiesta su Ilaria Capua, la virologa padovana prosciolta il 5 luglio dal gup di Verona dalle imputazioni di associazione a delinquere, epidemia e tentata epidemia "perché il fatto non sussiste". Lo chiede al Comitato di presidenza il membro laico del Csm Pierantonio Zanettin, di Forza Italia.
Obiettivo, argomenta Zanettin nella richiesta, "valutare se sussistano profili di incompatibilità, sotto il profilo dell'appannamento dell'immagine di terzietà e imparzialità". Il membro laico ricorda i meriti della ricercatrice, "la prima ad aver isolato il virus HSN1", responsabile della "bestia nera dell'influenza aviaria", e di aver poi messo "gratis la sua scoperta a disposizione di tutti gli scienziati del mondo su GenBank".
Dopo aver aiutato l'umanità e dato lustro alla comunità scientifica italiana, nel 2004 la studiosa venne coinvolta "all'improvviso" in un'inchiesta della procura di Roma su una presunta cessione illecita di virus ad aziende farmaceutiche, arrivata alla richiesta di rinvio a giudizio dieci anni dopo. E a carico di Ilaria Capua vennero ipotizzati "reati gravissimi: ricettazione, somministrazione di medicinali in modo pericoloso, corruzione, zoonosi ed epidemia". Di qui l'inizio "dell'inferno, anche mediatico, dal quale è riuscita a liberarsi solo da pochi giorni con una sentenza di non luogo a procedere perché il fatto non sussiste del gup di Verona". Capua, ricorda infine Zanettin, "prostrata dalle lungaggini dell'inchiesta, ha deciso di abbandonare l'Italia" e di accettare la direzione di un Dipartimento di eccellenza dell'Università della Florida.
In realtà, il recente proscioglimento definitivo di Ilaria Capua ha riguardato i reati di associazione a delinquere finalizzata alla concussione e alla corruzione. Dell'accusa più grave, la tentata epidemia per la quale avrebbe rischiato l'ergastolo, la ricercatrice era stata sollevata lo scorso 12 aprile, durante l'udienza preliminare a Verona, perché il principale filone dell'indagine era stato trasferito per competenza a Venezia. Era stata la stessa pm Beatrice Zanotti, con una retromarcia clamorosa, a chiedere il proscioglimento per Ilaria Capua e agli altri indagati, chiedendo invece al gup Laura Donati il loro rinvio a giudizio per gli altri reati contestati.
Oltre a Ilaria Capua, tra gli indagati che hanno vissuto "l'inferno" evocato da Zanettin figurano il marito della studiosa, Richard John William Currie, funzionario della società Fort Dodge per conto della quale era incaricato della vendita del kit diagnostico dell’aviaria, Pierluigi Crippa e Paolo Candoli, rispettivamente amministratore delegato e manager dell'azienda produttrice di vaccini Merial spa, Giovanni Cattoli, dirigente del laboratorio di virologia del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria di Padova, di cui Ilaria Capua era la responsabile.
Una grande ricercatrice, manager di primo piano dell'industria farmaceutica. Finiti nel fascicolo per una storia iniziata nel 1999, quando Candoli, iscritto all’Ordine dei Veterinari di Forlì-Cesena dal 1974 e manager italiano del colosso farmaceutico Merial, fu indagato negli Usa dall'Homeland Security. In aprile, un postino aveva bussato alla sua porta con un pacco al cui interno, secondo l'accusa, immerso in cubetti di ghiaccio, si trovava un ceppo di influenza aviaria altamente patogeno, denominato H9, proveniente dall’Arabia Saudita. Candoli non era in casa, ritirò il pacco sua moglie che, raggiunto il manager al telefono, su sua indicazione mise il pacco nel congelatore. Non esattamente, rilevavano gli inquirenti americani, procedure di sicurezza adeguate. Di qui, il sospetto di un traffico dalle finalità tutte da accertare.
Gli Usa allertarono Roma, la Procura della Capitale nel 2004 avviò le indagini arrivando a formulare le sue accuse, cadute 12 anni dopo perché per il giudice mancano i presupposti per un processo. Senza un processo restano quanto meno senza risposta gli interrogativi sollevati dalle intercettazioni condotte dai Nas nel corso dell'indagine e l'impossibilità di fare definitiva chiarezza in merito a pratiche e relazioni su cui si era stagliata l'ombra di un conflitto, etico oltre che di interessi, particolarmente scabroso. Quello che può investire la ricerca e le grandi case farmaceutiche quando si declinano le emergenze sanitarie nel linguaggio del business.
Obiettivo, argomenta Zanettin nella richiesta, "valutare se sussistano profili di incompatibilità, sotto il profilo dell'appannamento dell'immagine di terzietà e imparzialità". Il membro laico ricorda i meriti della ricercatrice, "la prima ad aver isolato il virus HSN1", responsabile della "bestia nera dell'influenza aviaria", e di aver poi messo "gratis la sua scoperta a disposizione di tutti gli scienziati del mondo su GenBank".
Ilaria Capua: "Sono la testimonianza che in Italia la ricerca si può fare"
In realtà, il recente proscioglimento definitivo di Ilaria Capua ha riguardato i reati di associazione a delinquere finalizzata alla concussione e alla corruzione. Dell'accusa più grave, la tentata epidemia per la quale avrebbe rischiato l'ergastolo, la ricercatrice era stata sollevata lo scorso 12 aprile, durante l'udienza preliminare a Verona, perché il principale filone dell'indagine era stato trasferito per competenza a Venezia. Era stata la stessa pm Beatrice Zanotti, con una retromarcia clamorosa, a chiedere il proscioglimento per Ilaria Capua e agli altri indagati, chiedendo invece al gup Laura Donati il loro rinvio a giudizio per gli altri reati contestati.
Oltre a Ilaria Capua, tra gli indagati che hanno vissuto "l'inferno" evocato da Zanettin figurano il marito della studiosa, Richard John William Currie, funzionario della società Fort Dodge per conto della quale era incaricato della vendita del kit diagnostico dell’aviaria, Pierluigi Crippa e Paolo Candoli, rispettivamente amministratore delegato e manager dell'azienda produttrice di vaccini Merial spa, Giovanni Cattoli, dirigente del laboratorio di virologia del Centro di referenza nazionale per l’influenza aviaria di Padova, di cui Ilaria Capua era la responsabile.
Una grande ricercatrice, manager di primo piano dell'industria farmaceutica. Finiti nel fascicolo per una storia iniziata nel 1999, quando Candoli, iscritto all’Ordine dei Veterinari di Forlì-Cesena dal 1974 e manager italiano del colosso farmaceutico Merial, fu indagato negli Usa dall'Homeland Security. In aprile, un postino aveva bussato alla sua porta con un pacco al cui interno, secondo l'accusa, immerso in cubetti di ghiaccio, si trovava un ceppo di influenza aviaria altamente patogeno, denominato H9, proveniente dall’Arabia Saudita. Candoli non era in casa, ritirò il pacco sua moglie che, raggiunto il manager al telefono, su sua indicazione mise il pacco nel congelatore. Non esattamente, rilevavano gli inquirenti americani, procedure di sicurezza adeguate. Di qui, il sospetto di un traffico dalle finalità tutte da accertare.
Gli Usa allertarono Roma, la Procura della Capitale nel 2004 avviò le indagini arrivando a formulare le sue accuse, cadute 12 anni dopo perché per il giudice mancano i presupposti per un processo. Senza un processo restano quanto meno senza risposta gli interrogativi sollevati dalle intercettazioni condotte dai Nas nel corso dell'indagine e l'impossibilità di fare definitiva chiarezza in merito a pratiche e relazioni su cui si era stagliata l'ombra di un conflitto, etico oltre che di interessi, particolarmente scabroso. Quello che può investire la ricerca e le grandi case farmaceutiche quando si declinano le emergenze sanitarie nel linguaggio del business.
Nessun commento:
Posta un commento