Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
100E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. —
Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio cosí.
E quello che cercai mattina e sera
104Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,
Sotto questi cipressi, ove non spero
Ove non penso di posarmi piú:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
108Tra quegli altri cipressi ermo là su.
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
100E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. —
Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio cosí.
E quello che cercai mattina e sera
104Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,
Sotto questi cipressi, ove non spero
Ove non penso di posarmi piú:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
108Tra quegli altri cipressi ermo là su.
Ansimando fuggía la vaporiera
Mentr’io cosí piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schieraAnnitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardoE a brucar serio e lento seguitò.
Note
A ilustrare, come si dice e forse qui è proprio, questi versi, ecco il tratto d’un libro di Leopoldo Barboni, intit. Giosué Carducci e la Maremma(Livorno, Giusti, 1885), del qual libro vorrei dir bene se l’autore non troppo bene di me: a ogni modo gli sono grato pe ’l fedele amore onde ritrae i paesaggi maremmani. “Segregato, rimpiattato due miglia in dentro alla nostra destra, tra i rami sfrondati dei gàttici e dei pioppi, si cominciava a veder Bólgheri.... Un quarto d’ora fermavamo all’oratorio di San Guido. Il qual oratorio e il magnifico vialone omonimo che dalla via regia si slancia fino a Bólghieri per tre chilometri in circa in un rettilineo perfetto determinato da due ale di cipressi, si presenta benissimo al viaggiatore che corre su la strada ferrata Pisa-Roma„. Narrando poi di una visita al signore del luogo Walfredo conte della Gherardesca, scrive riferendone le parole: “Ella vede: di que’ cipressi ve ne ha che hanno sofferto, e ci sarebbe bisogno atterrarli tutti e fare una piantata novella. Ma il Carducci gli ama, e però io gli rispetto. Toglierò, via via, i malandati, rimpiazzandoli con piante giovini; e cosí il vialone serberà la sua vera fisionomia oramai celebrata.„ Grazie, signor conte; non per la celebrità, ma per l’amore.
Sette fiasche di lacrime ho colmate,
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
100E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. —
Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio cosí.
E quello che cercai mattina e sera
104Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,
Sotto questi cipressi, ove non spero
Ove non penso di posarmi piú:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
108Tra quegli altri cipressi ermo là su.
Sette lunghi anni, di lacrime amare:
Tu dormi a le mie grida disperate,
100E il gallo canta, e non ti vuoi svegliare. —
Deh come bella, o nonna, e come vera
È la novella ancor! Proprio cosí.
E quello che cercai mattina e sera
104Tanti e tanti anni in vano, è forse qui,
Sotto questi cipressi, ove non spero
Ove non penso di posarmi piú:
Forse, nonna, è nel vostro cimitero
108Tra quegli altri cipressi ermo là su.
Ansimando fuggía la vaporiera
Mentr’io cosí piangeva entro il mio cuore;
E di polledri una leggiadra schiera
112Annitrendo correa lieta al rumore.
Ma un asin bigio, rosicchiando un cardo
Rosso e turchino, non si scomodò:
Tutto quel chiasso ei non degnò d’un guardo
116E a brucar serio e lento seguitò.
Note
- ↑ [p. 713 modifica]A illustrare, come si dice e forse qui è proprio, questi versi, ecco il tratto d’un libro di Leopoldo Barboni, intit. Giosué Carducci e la Maremma(Livorno, Giusti, 1885), del qual libro vorrei dir bene se l’autore non dicesse[p. 714 modifica]troppo bene di me: a ogni modo gli sono grato pe ’l fedele amore onde ritrae i paesaggi maremmani. “Segregato, rimpiattato due miglia in dentro alla nostra destra, tra i rami sfrondati dei gàttici e dei pioppi, si cominciava a veder Bólgheri.... Un quarto d’ora fermavamo all’oratorio di San Guido. Il qual oratorio e il magnifico vialone omonimo che dalla via regia si slancia fino a Bólghieri per tre chilometri in circa in un rettilineo perfetto determinato da due ale di cipressi, si presenta benissimo al viaggiatore che corre su la strada ferrata Pisa-Roma„. Narrando poi di una visita al signore del luogo Walfredo conte della Gherardesca, scrive riferendone le parole: “Ella vede: di que’ cipressi ve ne ha che hanno sofferto, e ci sarebbe bisogno atterrarli tutti e fare una piantata novella. Ma il Carducci gli ama, e però io gli rispetto. Toglierò, via via, i malandati, rimpiazzandoli con piante giovini; e cosí il vialone serberà la sua vera fisionomia oramai celebrata.„ Grazie, signor conte; non per la celebrità, ma per l’amore.
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