domenica 20 dicembre 2015

Diospyros kaki

Diospyros kaki

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Kaki
Kaki5.jpg
Albero di cachi
Classificazione Cronquist
DominioEukaryota
RegnoPlantae
SottoregnoTracheobionta
SuperdivisioneSpermatophyta
DivisioneMagnoliophyta
ClasseMagnoliopsida
SottoclasseDilleniidae
OrdineEbenales
FamigliaEbenacee
GenereDiospyros
SpecieD. kaki
Classificazione APG
OrdineEricales
FamigliaEbenaceae
Nomenclatura binomiale
Diospyros kaki
L.f.1782
Il cachi o kaki (Diospyros kaki L.f.1782) (initaliano[1] anche diòspiro o diòspero) è un albero da frutto originario dell'Asia orientale appartenente alle Ebenacee, una famiglia di angiospermedicotiledoni.
È anche noto come loto del Giappone, sebbene con questo nome si debba intendere più correttamente il Diospyros lotus.

Storia

Il Diospyros Kaki è una delle più antiche piante da frutta coltivate dall'uomo, conosciuta per il suo uso in Cina da più di 2000 anni. In cinese il frutto viene chiamato 柿子 shìzi[2] mentre l'albero è noto come 柿子树 shizishu. La sua prima descrizione botanica pubblicata risale al 1780[3][4]. Il nome scientifico proviene dall'unione delle parole greche Διός Diòs (caso genitivo di Zeus) e πυρόςpyròs (grano)[5], letteralmente "grano di Zeus".
È originario della zona centro-meridionale della Cina, ma comunque mai al di sotto dei 20° di latitudine Nord, e nelle zone più meridionali spesso in zone collinari o montane più fredde; sopporta male i climi caldo-umidi, soprattutto se con suolo mal drenato.
Detto mela d'Oriente, fu definito dai cinesi l'albero delle sette virtù: vive a lungo, dà grande ombra, dà agli uccelli la possibilità di nidificare fra i suoi rami, non è attaccato da parassiti, le sue foglie giallo-rosse in autunno sono decorative fino ai geli, il legno dà un bel fuoco, la caduta dell'abbondante fogliame fornisce ricche sostanze concimanti. Dalla Cina si è esteso nei paesi limitrofi, come la Corea e il Giappone.
Kaki coltivati a Misilmeri, in Sicilia
Un cachi intero e uno affettato
Intorno alla metà dell'Ottocento fu diffuso in America e Europa. I primi impianti specializzati in Italia sorsero nel Salernitano, in particolare nell'Agro Nocerino, a partire dal 1916, estendendosi poi in Emilia. In Italia la produzione si è stabilizzata intorno alle 65.000 tonnellate: la coltura è sporadicamente diffusa su tutto il territorio, ma è importante solo in Campania e Emilia con produ zioni rispettive di 35.000 tonnellate e 22.000 tonnellate. In Sici- lia è più diffuso il kaki di Misilmeri.
Il cachi è oggi considerato "l'albero della pace", perché alcuni alberi sopravvissero al bombardamento atomico di Nagasa-
ki nell'agosto 1945.

Biologia

Gli alberi di D. kaki sono a foglia caduca, con altezza fino a 15–18 m ma di norma mantenuti con potature a più modeste dimensioni. Le foglie sono grandi, ovali allargate, glabre e lucenti. Nelle forme allevate per il frutto si riscontrano solo fiori femminili essendo gli stami abortiti, e la fruttificazione avviene spesso per via partenocarpica o in seguito ad impollinazione da parte di alberi della stessa specie provvisti di fiori maschili.
I frutti sono costituiti da una grossa bacca tendenzialmente sferoidale, talora appiattita e appuntita di colore giallo-aranciato, normalmente eduli solo dopo che hanno raggiunto la sovramaturazione e sono detti ammezziti (con polpa molle e bruna).
La preponderante consuetudine di coltivare piante fruttificanti in maniera partenocarpica non esclude la possibilità della esistenza di cultivar che hanno completamente o parzialmente la proprietà di produrre frutti ottenuti da fecondazione, spesso già eduli alla raccolta; questi frutti, ovviamente provvisti di semi, hanno polpa bruna, soda. Esistono anche kaki che producono frutti partenocarpici non astringenti, quindi già pronti per il consumo fresco al momento della raccolta allo stato apparente di frutto imma- turo (duro).
In Italia, per l'assonanza del termine cachi con parole volgari, i frutti commestibili alla raccolta sono detti loti o kaki mela (questi ultimi vengono consumati sia più acerbi e denominati commercialmente "loti vaniglia" sia ad uno stato avanzato di maturazione e denominati commercialmente "loti morbidi").

Esigenze colturali, allevamento, propagazione[modifica | modifica wikitesto]

È ritenuto una specie subtropicale, ma pur essendo una pianta idonea al clima mediterraneo, con la scelta di opportuni portinnesti riesce a sopportare nella pianura Padana e nel Trentino temperature inferiori ai 10 °C sotto zero. Si adatta bene a qualsiasi tipo di terreno, compresi quelli argillosi, purché ben drenati, profondi e di scarso contenuto in sodio e boro; quindi non ama terreni ed atmosfere sali- ne. Per le sue caratteristiche il kaki viene perfettamente coltivato nel territorio siciliano e specialmente nelle località della Conca d'Oro o limitrofe alla cittadina di Misilmeri, nella città metropolitana di Paler -mo, nella quale ogni anno vengono organizzate sagre e manifestazioni nei mesi autunnali.
La propagazione per seme ha il fine di ottenere dei semenzali da utilizzare come portinnesti, mentre per la propagazione delle cultivar si ricorre all'innesto. I semi estratti dai frutti possono essere conservati in sabbia o in apposite celle con temperatura e umidità controllate, per essere posti in semenzaio e le piantine ottenute sono trapiantate dopo un anno in vivaio, dove vengono innestate nella seguente annata vegetativa. Gli innesti a gemma mostrano scarso attecchimento e allora si opera con le marze (spacco diametrale, corona).
Parallelamente si sta sviluppando anche la tecnica della micropropagazione e della talea per l'otteni- mento di piantine autoradicate. Il portinnesto più usato è il D. lotus che è dotato di buona resistenza a freddo e siccità; risulta disaffine con le cultivar non astringenti, mentre presenta buona affinità con quelle astringenti. L'innesto su franco (D. kaki) è poco diffuso perché non molto resistente al freddo ed a eccessi d'acqua, ma è adottato negli ambienti meridionali per le cultivar non astringenti (sempre eduli).
Kaki coltivati a Cantarana regionePreglio
L'impianto si fa tenendo conto delle minime termiche invernali e l'adattabilità della specie ai diversi tipi di clima. La preparazione del terreno è come quella che serve per gli altri fruttiferi ma bisogna fare attenzione al drenaggio e alla presenza di nema- todi (la pianta è molto sensibile). Non tollera il reimpianto. La messa a dimora avviene in autunno-inverno usando astoni, che poi sono allevati a vaso, piramide, palmetta (quest'ultima forma avvantaggia l'ingresso in campo di carri a piattaforme laterali per la raccolta e la potatura). Sesti di 5,5 m per il vaso e di 4,5 X 4 m per la palmetta.
La presenza di impollinatori è consigliata non solo per ottenere i kaki-mela (non astringenti) dalle cultivar che producono frutti fecondati eduli al momento della raccol- ta, ma anche, in generale, per aumentare l'allegagione. È doverosa un'adeguata potatura di allevamento, mentre quella di produzione è inutile dato che le piante mantengono una buona attività vegetativa. Il diospiro si avvale di concimazioni azotate in autunno, (per favorire l'accumulo di sostanze di riserva necessarie per il completamento della differenziazione delle gemme riproduttive alla ripresa vegetativa). La raccolta rappresenta l'operazione più onerosa nella coltivazione; i frutti staccati manualmente sono posti in plateaux o cassette dove vengono mantenuti sia per la conservazione che per la commercializzazione.
Non sono in uso degli indici di maturazione in grado di indicare il momento migliore per la raccolta. L'unica indicazione viene dalla valutazione colorimetrica del contenuto in tannini attraverso l'immersione del frutto, sezionato trasversalmente, per 30 secondi in una soluzione di cloruro ferrico; altri parametri sono la completa scomparsa della clorofilla (colore verde) nel frutto, e la consistenza della polpa. Con la tecnica del freddo può anche essere conservato per 2 mesi. È finalizzato al consumo fresco. Una tecnica per accelerare la maturazione consiste nel conservare i kaki in celle frigorifere insieme a frutti che producono etilene (mele) con atmosfera ricca di ossigeno e temperatura intorno ai 30 °C.

Coltivazione

Si distinguono oltre che per le caratteristiche vegetative (vigoria, produttività, forma dei frutti) anche per il loro comportamento a seguito della impollinazione. La classificazione pomologica dei frutti di diospiro è determinata dagli effetti dell'impollinazione sulle caratteristiche organolettiche dei frutti al momento della raccolta e, su tale base, le cultivar possono essere suddivise in due gruppi principali:
  1. Costanti alla fecondazione (CF): Coltivazione con frutti che mantengono la stessa colorazione della polpa (costantemente chiara) sia nei frutti fecondati sia in quelli partenocarpici.
  2. Variabili alla fecondazione (VF): Coltivazione con frutti che modificano le caratteristiche della polpa che risulta chiara e astringente nei frutti partenocarpici, mentre diviene più o meno scura e non astringente in quelli fecondati.
Sulla base di questa classificazione ci sono cultivar che producono frutti costantemente astringenti, non eduli alla raccolta (YokonoSajo); altre costantemente non astringenti con frutti eduli alla raccolta (Hana fuyuJiroIzuSuruga); cultivar variabili all'impollinazione, con frutti gamici (da fecondazione e con semi) eduli alla raccolta (kaki-mela) e frutti partenocarpicinon eduli alla raccolta (WaseTriumph).
Coltivazioni diffuse in Italia:
  • Loto di Romagna
  • Vaniglia della Campania
  • Fuyu
  • Kawabata
  • Suruga.
Principali zone di produzione sono la Campania (in particolare il Napoletano e l'Agro Nocerino Sarnese), la Romagna (in particolare il Forlivese), la Sicilia.

Avversità

Tra le malattie da funghi rivestono importanza il deperimento causato da Phomopsis e i marciumi radicali provocati da Armillaria mellea e Rosellinia necatrix. Tra gli insetti più importanti che attaccano il kaki vi sono alcune cocciniglie, tra cui la cocciniglia mezzo grano di pepe (Saissetia oleae), la cocciniglia a virgola del kaki (Mytilococcus conchyformis) e il cotonello del kaki (Pseudococcus obscurus).

Proprietà nutrizionali

Il kaki apporta circa 272 kJ (65 kcal) per 100 g. È composto da circa 18% di zuccheri, il 78,20% di acqua, lo 0,80% di proteine, lo 0,40% di grassi oltre ad una ragionevole quantità divitamina C. È ricco di beta-carotene e di potassio.
Ha proprietà lassative e diuretiche ed è sconsigliato a chi soffre di diabete o ha problemi diobesità.
Se consumato acerbo il frutto risulta astringente a causa della notevole quantità di tannino.

Conservazione

Il kaki non ancora completamente maturo si presta ad essere essiccato e conservato per diversi mesi. Il frutto sbucciato deve essere tagliato in 8 spicchi, denocciolato e messo ad essiccare al sole o in un essiccatore ad aria calda sino a quando la sua consistenza diventa gommosa e in superficie si forma un leggero strato bianco zuccherino, mantiene così tutte le sue proprietà organolettiche.

Curiosità

Il kaki è comunemente chiamato in dialetto napoletano "legnasanta". L'origine del nome è dovuta al fatto che è possibile, una volta aperto il frutto, "vedere" al suo interno una caratteristica immagine del Cristo in croce.

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