Painting Forever!
Un gruppo di amici che vivono a Berlino e che regolarmente vanno insieme a visitare mostre ed eventi. Appunti, riflessioni, commenti, sguardi.
Questa volta in occasione di Painting Forever!, il progetto curatoriale che ha coinvolto Berlinische Galerie, Deutsche Bank KunstHalle, KunstWerke e Neue Nationalgalerie in una mostra collettiva organizzata per la seconda Berlin Art Week.
Perché la pittura non solo è presente, ma oggi è più viva che mai.
Il logo della mostra “Painting Forever!”, dal 18 settembre al 10 novembre 2013, Berlino
Berlinische Galerie, “Painting Forever!”. Opening (17.09.2013); Franz Ackermann, Hills and Doubts, 2013. Foto: Maria Lucrezia Schiavarelli
Deutsche Bank KunstHalle, “Painting Forever! To Paint Is To Love Again”, Opening (17.09.2013). Sullo sfondo: Katrin Plavčak, Die Ideen der Frauen, 2013. Acrilico e olio su tela, 155x185cm. Foto: Maria Lucrezia Schiavarelli
Katrin Plavčak, Freddie Mac & Fannie Mae having a ball, 2013. Olio su cotone, 70 x 70 cm. Foto: Mathias Schormann. Copyright: © Katrin Plavčak; Courtesy: Galerie Mezzanin, Vienna
Antje Majewski, Die Insel (I love Europe and Europe loves me), 2013. Olio e tempera su tela, 200x520cm. Foto: Mathias Schormann. Copyright: © VG Bild-Kunst, Bonn 2013; Courtesy: Antje Majewski; Galerie neugerriemschneider, Berlino
Anselm Reyle, Untitled, 2013, © Staatliche Museen zu Berlin, Nationalgalerie / Matthias Kolb
Martin Eder, Der Schein, 2007, © VG Bild-Kunst, Bonn 2013 / Essl Museum Klosterneuburg/Wien. Foto: Uwe Walter, Berlin
KW Institute for Contemporary Art, “Painting Forever! KEILRAHMEN“, Opening (17.09.2013). Foto: Maria Lucrezia Schiavarelli
KW Institute for Contemporary Art, “Painting Forever! KEILRAHMEN“, installation view. Foto © Christine Kisorsy
KW Institute for Contemporary Art, “Painting Forever! KEILRAHMEN“, opening (17.09.2013).
Foto: Maria Lucrezia Schiavarelli
Di Eleonora Farina, in collaborazione con Pierfabrizio Paradiso
Di Eleonora Farina, in collaborazione con Pierfabrizio Paradiso
Commenti di Claudio Gobbi e Maria Lucrezia Schiavarelli
Fotografie di Maria Lucrezia Schiavarelli
"Gli uomini che vogliono spiegare le immagini, abbaiano in genere all’albero sbagliato. Sappiamo tutti che l’arte non è verità. L’arte è una bugia che ci insegna a comprendere la verità, o almeno quella verità che noi uomini possiamo comprendere."
Pablo Picasso, 1935. Citazione al KunstWerke per “Painting Forever!”
Con questa citazione si chiude (o si apre) la nostra visita al KunstWerke.
Una giornata intera passata tra alcune delle più importanti istituzioni berlinesi per il grand opening della Berlin Art Week, che quest’anno ha presentato non solo la quinta edizione della fieraabc – art berlin contemporary ma anche un progetto di mostra unica realizzata nelle quattro sedi espositive. Titolo del lavoro comune: “Painting Forever!”.
Come dice il comunicato stesso un modo, seppur parziale e soggettivo, di mappare la situazione della pittura oggi nella capitale tedesca. E soprattutto di capire se e come questo medium è ancora contemporaneo al nostro mondo contemporaneo per comprenderne quindi la posizione all’interno dell’attuale dibattito artistico.
Quattro progetti curatoriali messi in rete, conclusivi di un anno di ricerca in svariati studi d’artisti, e che hanno ricevuto un supporto economico e logistico non indifferente da parte della città di Berlino.
La conferenza stampa si tiene in una mattinata di metà settembre alla Berlinische Galerie, il museo cittadino d’arte contemporanea.
A far da sfondo a tale evento un’imponente e accattivante installazione di Franz Ackermann (n. 1963). “Hills and Doubts” riempie completamente la grande sala d’ingresso del museo (40 m di lunghezza per 10 di altezza), ci sovrasta nel suo essere su tutta l’intera parete, ci ammalia con i suoi colori fluo e le sue forme pop, ci fa entrare e avventurarci in un’altra dimensione.
Avvicinandoci e cambiando il nostro punto di vista, scopriamo particolari, notiamo che Ackermann ha utilizzato non solo pittura a parete ma anche fotografia, installazione e collage.
Un mondo di forme e di colori che giocano tra loro; una costellazione caleidoscopica – come la definisce il curatore Thomas Köhler; montagne, colline che aprono dubbi e ne risolvono altri (da qui il titolo).
Il pullman, organizzato per l’occasione, ci porta alla Deutsche Bank KunstHalle. Eva Scharrer, la curatrice della mostra “Painting Forever! To Paint Is To Love Again” (titolo preso in prestito da Henry Miller), spiega l’importanza di affiancare e far relazionare quattro diverse posizioni femminili.
E anche due generazioni artistiche: quella della pittrice Jeanne Mammen (1890-1976) e quella delle più giovani Antje Majewski (n. 1968), Katrin Plavčak (n. 1970) e Giovanna Sarti (n. 1967).
Quattro donne che lavorano tra astrazione e figurazione, tra concetto e impetuosità del processo; una narrazione pittorica per evidenziare come oggi, e ancora oggi, Berlino sia fortemente legata ad una tradizione che parte dalla fine dell’Ottocento con movimenti quali la Secessione di Berlino, la Nuova Oggettività e i Nuovi Selvaggi. E funziona, l’accostamento, funziona la mission della Scharrer di ricontestualizzare opere di epoche diverse.
Forse perché, come sottolinea in conferenza stampa Udo Kittelmann (direttore della Neue Nationalgalerie), la pittura non solo non è morta ma ha bisogno di trovare il suo futuro proprio nel ed attraverso il suo passato.
Se solo le sale espositive della KunstHalle non fossero così anguste, così piene di opere (e di persone quella mattina), così poco e male illuminate.
Arriviamo quindi alla magnifica sede della Neue Nationalgalerie (giusto per precisare, quell’edificio tutto luce e ferro costruito da Mies van der Rohe nel 1968).
Difficile, in tal spazio aereo, realizzare una mostra di pittura. I curatori Udo Kittelmann e Melanie Roumiguière ‘risolvono’ la problematicità del luogo innalzando alte pareti bianche per poter installare una collettiva di circa quaranta opere realizzate da pittori (in questo caso quattro uomini!) mid-career.
Anche Martin Eder (n. 1968), Michael Kunze (n. 1961), Anselm Reyle (n. 1970) e Thomas Scheibitz (n. 1968) portano avanti ricerche artistiche evidentemente molto differenti, che i due Ausstellungsmacher mettono in relazione grazie all’ironia del titolo: “Painting Forever! JackReginaReAsso”.
Finiamo il nostro tour al KunstWerke, la cui curatela è da poco affidata alla promettente Ellen Blumenstein. Un display espositivo, quello da lei concepito, che può far discutere. Più di settanta opere a parete provenienti da studi di artisti allo stesso tempo giovani ed affermati, tra loro assemblate a formare un’enorme quadreria.
Al centro di tale difficile equilibrio estetico, uno spazio bianco/vuoto. Vuoto, perché la scelta curatoriale potrebbe andare avanti ancora all’infinito; bianco, perché le relazioni tra i vari lavori potrebbero essere svariate e molteplici.
La Blumenstein sottolinea di essersi soffermata a riflettere su diversi quesiti durante la scelta delle opere, ad esempio: quali sono e come interpretare le qualità della pittura, materialità della tela e del colore, composizione delle forme, luce?
Con quali criteri, secondo il punto di vista di un’istituzione pubblica cittadina quale il KW, scegliere un dipinto quando oggigiorno la pittura è il mezzo più conosciuto tra i non connoisseurs?
Dietro, alle nostre spalle, quasi non notiamo la parete ricca di spunti di riflessioni; frasi di grandi pensatori che ci accompagnano nella lettura della mostra, della pittura, e dell’arte in generale. Ed è questo forse il momento più forte, che ci fa chiudere il nostro percorso attraverso e nella pittura berlinese contemporanea chiedendoci: ma quindi è vero che la pittura oggi è viva più che mai?
Rifletto proprio su questo con l'artista Claudio Gobbi: “Quel che mi viene in mente è che anche la fotografia viene data da anni per defunta o per lo meno agonizzante, ma forse non è mai stata così viva e così presente nell'arte contemporanea, oltre che nella vita di tutti in ogni momento, visto che ormai facciamo foto con qualunque tipo di ammennicolo.
E' ovvio quindi che i linguaggi si modificano e si sporcano, cambiano, ma soprattutto penso che un tratto comune sia quello di non essere mai soli all'interno della biografia di un artista. Ossia un pittore oggi non è quasi mai solo un pittore come un fotografo non è mai soltanto un fotografo; le fonti si moltiplicano.”
E con Pierfabrizio Paradiso, artista: “La cosa che più mi ha fatto riflettere quando ci hai proposto di dire la nostra su questa mostra, che non ho visto (e per questo in proposito non dirò niente), sono state le parole di Udo Kittelmann. E poi il titolo: Painting Forever! Con un punto esclamativo.
Questa ciclicità quasi mistica, tra vivere, morire ed esistere per sempre mi fa alquanto sorridere in un contesto in cui si parla di tecniche espressive.
Quando ho dipinto, l’ho fatto prevalentemente in accademia e di solito erano delle macro-riproduzioni di elementi insignificanti di oggetti che stavo ad osservare per ore ed ore. Così con il disegno.
La questione secondo me non sta tanto nella tecnica espressiva che vive o muore o si impone per sempre a forza di punti esclamativi. Mi sembra una problematica che non problematizza proprio niente.
Quello che mi piacerebbe ritrovare come dibattito in una mostra o come campo d’indagine è l’osservazione del mondo e della realtà. Ritrovare la caparbietà e l’ossessione di quello sguardo sul mondo che lo sviscera a tal punto, andandolo a guardare negli angoli più nascosti, per poi restituirne la visione traslata che questo sguardo ossessivo è riuscito a cogliere.
A questo proposito mi sono tornate in mente le visite ai musei, alle pinacoteche e alle mostre nelle gallerie coi miei docenti di indirizzo in accademia. Era un esercizio continuo dello sguardo: la presenza invasiva o meno della cornice, del piedistallo, la luce, la massima distanza possibile dello spettatore dal lavoro. Tutto ritornava alla condizione dello sguardo.
A lezione di Disegno o Pittura insegnavano a guardare il soggetto della copia dal vero ore ed ore, anche negli angoli più nascosti.
E’ una questione di come osservare la realtà. La crisi della Pittura non consiste tanto in quanti dipinti si producono e vendono in un anno secondo le varie statistiche delle varie fiere o delle gallerie ‘che si occupano prevalentemente di pittura’ che piagnucolano perché non vendono.
E’ una crisi dello sguardo. Un buon video o una buona foto per essere tali e legittimati come Opera d’Arte secondo me devono ereditare questa capacità dello sguardo che deve diventare viscerale nei confronti del mondo.
E questo sguardo si rigetta quasi come una necessità impellente su una tela, su un dvd, stampato piuttosto che montato su dibond o in altre porzioni di mondo ancora al limite tra la realtà e la finzione.
L’ossessione per la tecnica in generale svilisce secondo me la qualità del lavoro, come quando Cézanne osserva “La Sorgente” di Ingres e afferma: «Nel mettere in scena la vergine ideale, non ha per niente dipinto un corpo, […] per colpa dell’idea di un sistema. Un falso sistema e una falsa idea».
Fotografie e commenti di Maria Lucrezia Schiavarelli:
In concomitanza ad un evento fieristico come abc, quanto il periodico ritorno alla pittura è legato a forti interessi economici che fanno fronte ad un lungo momento di crisi finanziaria internazionale?
Berlinische Galerie, “Painting Forever!”, Berlino 18.9.2013-31.03.2014. Conferenza stampa (17.09.2013) davanti all’installazione di Franz Ackermann, Hills and Doubts, 2013. Foto: Maria Lucrezia Schiavarelli
Ci si può oggi interrogare sulla pittura senza considerare l'importanza del luogo e del display espositivo?
Deutsche Bank KunstHalle, “Painting Forever! To Paint Is To Love Again”, Berlino 18.9.-10.11.2013. Opening (17.09.2013); opere di Jeanne Mammen. Foto: Maria Lucrezia Schiavarelli
"Painting Forever!" al Kunstwerke: Una riflessione sulla pittura, o piuttosto una riflessione su come la curatela si pone nei suoi confronti? Uno spazio bianco al centro della quadreria lascia aperta la domanda: tutto è possibile o una tela vale l'altra?
KW Institute for Contemporary Art, “Painting Forever! KEILRAHMEN“, Berlino 18.9.-10.11.13. Conferenza stampa (17.09.2013) davanti all’installazione della mostra collettiva. Foto: Maria Lucrezia Schiavarelli
La pittura come feticcio di se stessa? La giovane pittura si muove alla ricerca di o per il piacere della ricerca in sé?
Berlinische Galerie, “Painting Forever! BubeDameKönigAss”, Berlino 6.9.2013-24.11.2013. Opening (17.09.2013); opere di Michael Kunze. Foto: Maria Lucrezia Schiavarelli
Sperando che altri amici si aggiungano a questo scambio di opinioni, concludo brevemente portando all’attenzione due mostre di pittura che durante questa Berlin Art Week hanno - a mio parere - fatto emozionare e sorridere, che hanno affascinato e che, in sostanza, ci sono piaciute:Tents dell’italiano Francesco Clemente (classe ‘52) nella galleria Blain Southern e la bi-personaleOn the Road to... Tarascon del romeno Adrian Ghenie e dell’iraniano Navid Nuur (rispettivamente classe ‘77 e ‘76) nella galleria Plan B. Sono piaciute a me, che mi occupo principalmente di cinema sperimentale e di video arte.
Questo articolo in formato PDF da stampare
Fotografie di Maria Lucrezia Schiavarelli
"Gli uomini che vogliono spiegare le immagini, abbaiano in genere all’albero sbagliato. Sappiamo tutti che l’arte non è verità. L’arte è una bugia che ci insegna a comprendere la verità, o almeno quella verità che noi uomini possiamo comprendere."
Pablo Picasso, 1935. Citazione al KunstWerke per “Painting Forever!”
Con questa citazione si chiude (o si apre) la nostra visita al KunstWerke.
Una giornata intera passata tra alcune delle più importanti istituzioni berlinesi per il grand opening della Berlin Art Week, che quest’anno ha presentato non solo la quinta edizione della fieraabc – art berlin contemporary ma anche un progetto di mostra unica realizzata nelle quattro sedi espositive. Titolo del lavoro comune: “Painting Forever!”.
Come dice il comunicato stesso un modo, seppur parziale e soggettivo, di mappare la situazione della pittura oggi nella capitale tedesca. E soprattutto di capire se e come questo medium è ancora contemporaneo al nostro mondo contemporaneo per comprenderne quindi la posizione all’interno dell’attuale dibattito artistico.
Quattro progetti curatoriali messi in rete, conclusivi di un anno di ricerca in svariati studi d’artisti, e che hanno ricevuto un supporto economico e logistico non indifferente da parte della città di Berlino.
La conferenza stampa si tiene in una mattinata di metà settembre alla Berlinische Galerie, il museo cittadino d’arte contemporanea.
A far da sfondo a tale evento un’imponente e accattivante installazione di Franz Ackermann (n. 1963). “Hills and Doubts” riempie completamente la grande sala d’ingresso del museo (40 m di lunghezza per 10 di altezza), ci sovrasta nel suo essere su tutta l’intera parete, ci ammalia con i suoi colori fluo e le sue forme pop, ci fa entrare e avventurarci in un’altra dimensione.
Avvicinandoci e cambiando il nostro punto di vista, scopriamo particolari, notiamo che Ackermann ha utilizzato non solo pittura a parete ma anche fotografia, installazione e collage.
Un mondo di forme e di colori che giocano tra loro; una costellazione caleidoscopica – come la definisce il curatore Thomas Köhler; montagne, colline che aprono dubbi e ne risolvono altri (da qui il titolo).
Il pullman, organizzato per l’occasione, ci porta alla Deutsche Bank KunstHalle. Eva Scharrer, la curatrice della mostra “Painting Forever! To Paint Is To Love Again” (titolo preso in prestito da Henry Miller), spiega l’importanza di affiancare e far relazionare quattro diverse posizioni femminili.
E anche due generazioni artistiche: quella della pittrice Jeanne Mammen (1890-1976) e quella delle più giovani Antje Majewski (n. 1968), Katrin Plavčak (n. 1970) e Giovanna Sarti (n. 1967).
Quattro donne che lavorano tra astrazione e figurazione, tra concetto e impetuosità del processo; una narrazione pittorica per evidenziare come oggi, e ancora oggi, Berlino sia fortemente legata ad una tradizione che parte dalla fine dell’Ottocento con movimenti quali la Secessione di Berlino, la Nuova Oggettività e i Nuovi Selvaggi. E funziona, l’accostamento, funziona la mission della Scharrer di ricontestualizzare opere di epoche diverse.
Forse perché, come sottolinea in conferenza stampa Udo Kittelmann (direttore della Neue Nationalgalerie), la pittura non solo non è morta ma ha bisogno di trovare il suo futuro proprio nel ed attraverso il suo passato.
Se solo le sale espositive della KunstHalle non fossero così anguste, così piene di opere (e di persone quella mattina), così poco e male illuminate.
Arriviamo quindi alla magnifica sede della Neue Nationalgalerie (giusto per precisare, quell’edificio tutto luce e ferro costruito da Mies van der Rohe nel 1968).
Difficile, in tal spazio aereo, realizzare una mostra di pittura. I curatori Udo Kittelmann e Melanie Roumiguière ‘risolvono’ la problematicità del luogo innalzando alte pareti bianche per poter installare una collettiva di circa quaranta opere realizzate da pittori (in questo caso quattro uomini!) mid-career.
Anche Martin Eder (n. 1968), Michael Kunze (n. 1961), Anselm Reyle (n. 1970) e Thomas Scheibitz (n. 1968) portano avanti ricerche artistiche evidentemente molto differenti, che i due Ausstellungsmacher mettono in relazione grazie all’ironia del titolo: “Painting Forever! JackReginaReAsso”.
Finiamo il nostro tour al KunstWerke, la cui curatela è da poco affidata alla promettente Ellen Blumenstein. Un display espositivo, quello da lei concepito, che può far discutere. Più di settanta opere a parete provenienti da studi di artisti allo stesso tempo giovani ed affermati, tra loro assemblate a formare un’enorme quadreria.
Al centro di tale difficile equilibrio estetico, uno spazio bianco/vuoto. Vuoto, perché la scelta curatoriale potrebbe andare avanti ancora all’infinito; bianco, perché le relazioni tra i vari lavori potrebbero essere svariate e molteplici.
La Blumenstein sottolinea di essersi soffermata a riflettere su diversi quesiti durante la scelta delle opere, ad esempio: quali sono e come interpretare le qualità della pittura, materialità della tela e del colore, composizione delle forme, luce?
Con quali criteri, secondo il punto di vista di un’istituzione pubblica cittadina quale il KW, scegliere un dipinto quando oggigiorno la pittura è il mezzo più conosciuto tra i non connoisseurs?
Dietro, alle nostre spalle, quasi non notiamo la parete ricca di spunti di riflessioni; frasi di grandi pensatori che ci accompagnano nella lettura della mostra, della pittura, e dell’arte in generale. Ed è questo forse il momento più forte, che ci fa chiudere il nostro percorso attraverso e nella pittura berlinese contemporanea chiedendoci: ma quindi è vero che la pittura oggi è viva più che mai?
Rifletto proprio su questo con l'artista Claudio Gobbi: “Quel che mi viene in mente è che anche la fotografia viene data da anni per defunta o per lo meno agonizzante, ma forse non è mai stata così viva e così presente nell'arte contemporanea, oltre che nella vita di tutti in ogni momento, visto che ormai facciamo foto con qualunque tipo di ammennicolo.
E' ovvio quindi che i linguaggi si modificano e si sporcano, cambiano, ma soprattutto penso che un tratto comune sia quello di non essere mai soli all'interno della biografia di un artista. Ossia un pittore oggi non è quasi mai solo un pittore come un fotografo non è mai soltanto un fotografo; le fonti si moltiplicano.”
E con Pierfabrizio Paradiso, artista: “La cosa che più mi ha fatto riflettere quando ci hai proposto di dire la nostra su questa mostra, che non ho visto (e per questo in proposito non dirò niente), sono state le parole di Udo Kittelmann. E poi il titolo: Painting Forever! Con un punto esclamativo.
Questa ciclicità quasi mistica, tra vivere, morire ed esistere per sempre mi fa alquanto sorridere in un contesto in cui si parla di tecniche espressive.
Quando ho dipinto, l’ho fatto prevalentemente in accademia e di solito erano delle macro-riproduzioni di elementi insignificanti di oggetti che stavo ad osservare per ore ed ore. Così con il disegno.
La questione secondo me non sta tanto nella tecnica espressiva che vive o muore o si impone per sempre a forza di punti esclamativi. Mi sembra una problematica che non problematizza proprio niente.
Quello che mi piacerebbe ritrovare come dibattito in una mostra o come campo d’indagine è l’osservazione del mondo e della realtà. Ritrovare la caparbietà e l’ossessione di quello sguardo sul mondo che lo sviscera a tal punto, andandolo a guardare negli angoli più nascosti, per poi restituirne la visione traslata che questo sguardo ossessivo è riuscito a cogliere.
A questo proposito mi sono tornate in mente le visite ai musei, alle pinacoteche e alle mostre nelle gallerie coi miei docenti di indirizzo in accademia. Era un esercizio continuo dello sguardo: la presenza invasiva o meno della cornice, del piedistallo, la luce, la massima distanza possibile dello spettatore dal lavoro. Tutto ritornava alla condizione dello sguardo.
A lezione di Disegno o Pittura insegnavano a guardare il soggetto della copia dal vero ore ed ore, anche negli angoli più nascosti.
E’ una questione di come osservare la realtà. La crisi della Pittura non consiste tanto in quanti dipinti si producono e vendono in un anno secondo le varie statistiche delle varie fiere o delle gallerie ‘che si occupano prevalentemente di pittura’ che piagnucolano perché non vendono.
E’ una crisi dello sguardo. Un buon video o una buona foto per essere tali e legittimati come Opera d’Arte secondo me devono ereditare questa capacità dello sguardo che deve diventare viscerale nei confronti del mondo.
E questo sguardo si rigetta quasi come una necessità impellente su una tela, su un dvd, stampato piuttosto che montato su dibond o in altre porzioni di mondo ancora al limite tra la realtà e la finzione.
L’ossessione per la tecnica in generale svilisce secondo me la qualità del lavoro, come quando Cézanne osserva “La Sorgente” di Ingres e afferma: «Nel mettere in scena la vergine ideale, non ha per niente dipinto un corpo, […] per colpa dell’idea di un sistema. Un falso sistema e una falsa idea».
Fotografie e commenti di Maria Lucrezia Schiavarelli:
In concomitanza ad un evento fieristico come abc, quanto il periodico ritorno alla pittura è legato a forti interessi economici che fanno fronte ad un lungo momento di crisi finanziaria internazionale?
Ci si può oggi interrogare sulla pittura senza considerare l'importanza del luogo e del display espositivo?
"Painting Forever!" al Kunstwerke: Una riflessione sulla pittura, o piuttosto una riflessione su come la curatela si pone nei suoi confronti? Uno spazio bianco al centro della quadreria lascia aperta la domanda: tutto è possibile o una tela vale l'altra?
La pittura come feticcio di se stessa? La giovane pittura si muove alla ricerca di o per il piacere della ricerca in sé?
Sperando che altri amici si aggiungano a questo scambio di opinioni, concludo brevemente portando all’attenzione due mostre di pittura che durante questa Berlin Art Week hanno - a mio parere - fatto emozionare e sorridere, che hanno affascinato e che, in sostanza, ci sono piaciute:Tents dell’italiano Francesco Clemente (classe ‘52) nella galleria Blain Southern e la bi-personaleOn the Road to... Tarascon del romeno Adrian Ghenie e dell’iraniano Navid Nuur (rispettivamente classe ‘77 e ‘76) nella galleria Plan B. Sono piaciute a me, che mi occupo principalmente di cinema sperimentale e di video arte.
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Berlin Art Week 2013
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Staatliche Museen zu Berlin
Eleonora Farina è laureata all'Università "La Sapienza" di Roma in storia dell'arte contemporanea con una tesi sulla Kunsthalle Portikus di Francoforte sul Meno (al tempo diretta dal Prof. Daniel Birnbaum). Dopo un anno di lavoro a Bucarest presso il dipartimento curatoriale del Museo Nazionale d'Arte Contemporanea, al momento vive a Berlino dove sta portando a termine un dottorato di ricerca presso la Freie Universität (Prof. Gregor Stemmrich) sulla Video Arte in Romania ai tempi della dittatura di Ceauşescu. E’ su questa tematica che ha inoltre realizzato diversi progetti curatoriali, ha partecipato a lecture e ha scritto articoli specialistici. Collabora regolarmente con UnDo.Net e con le riviste “Arte e Critica” ed “Arta”.
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