"Una targa trasforma un mal riuscito intervento urbanistico in opera d'arte?" Ancora sulla Fontana di Plensa, intorno alla quale si consuma una nuova polemica
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pubblicato venerdì 30 agosto 2013
È passato un mese dall'innesco della nuova Miccia a Nocera Umbra, dove un gruppo di cittadini capitanati da Alessandro Frillici e Bruno Corà erano scesi in piazza per "sostenere” la Prodigiosa Fontana Individuale di Jaume Plensa, contro l'idea di "restauro” della piazza del paese da parte dell'Amministrazione Comunale. Che vorrebbe vedere rimossa una fontana "malriuscita”, per spianare la strada all'omologazione di una piazza con centinaia di altre colleghe italiane. Un po' come è accaduto qualche giorno fa a Molfetta, dove una colata di nero catrame si è abbattuto accanto al Duomo romanico, con un effetto devastante. Ma anche da questa Amministrazione fanno sapere che si tratta solo di interventi temporanei, che presto in tutta l'area torneranno le bianche chianche, anche al posto del già esistente e corroso asfalto. Speriamo. A Nocera invece non c'è verso di voler tenere la fontana, e l'assessore alla cultura Luciano Morini, dalle pagine del giornale locale "L'altra Nocera”, ha inviato una lettera in cui fa fagotto di cent'anni di storia dell'arte per giungere alla conclusione che "il ready-made si conclude in atto performativo”.
Letta tra le righe quest'affermazione sottintende che sono finiti i giochi per salvare quella che viene reputata una "brutta opera” che «già la Miccia innescata nel 1993 non seppe trasformare, ma semmai rese più facile la bevuta per gli assetati avventori» scrive l'assessore. Insomma l'intervento di Plensa non è paragonabile alle sue altre "produzioni” in giro per il mondo e, visto che nessuno ha mosso obiezioni dopo il consiglio comunale in cui si è decisa la rimozione della Prodigiosa Fontana Individuale, ora si può avanzare con le ruspe. Ovviamente la risposta di Frillici, promotore di questa salvaguardia per il contemporaneo, che ha portato a Nocera non solo una nuova Miccia ma anche 300 firme per la tutela dell'opera, tra cui quella di Jannis Kounellis, non si è fatta attendere. «Dalla vicenda della fontana di piazza Caprera nascono tre diverse riflessioni. La prima è d'ordine economico: la totale mancanza di una strategia per lo sviluppo della città. Poco importa che quella fontana sia un elemento di valore per chi si interessa d'arte contemporanea e, dunque, una potenziale attrazione turistica. La seconda riflessione è di tipo politico: L'assessore dimentica che ci sono stati pubblici dibattiti, articoli sui giornali, attraverso i quali numerosi dissenzienti hanno cercato di far sentire la loro voce: quale sarebbe il principio in base al quale le proposte contrarie non meritano accoglimento, ma anzi, devono essere ignorate e discriminate? Quali sono gli oggettivi motivi per cui richieste, motivate e documentate di cittadini, non devono essere accolte e neppure discusse? La terza riflessione è d'ordine artistico: l'Assessore entra nell'analisi delle opere dello stesso Plensa disconoscendone la fontana di Nocera. Poco importa se confonde il Ready Made con la Performance Art, con la Miccia, ed ignora il valore di testimonianza che può essere associato ad un'opera d'arte». Questo il sunto della missiva in riposta al politico. Che chiude la sua lettera al giornale con un'affermazione quantomeno contradditoria all'azione di distruzione promossa: "L'arte sboccia dove c'è una cultura consapevole del patrimonio che si ha a disposizione”. Eppure bisognerebbe almeno tentare di vederlo, questo patrimonio, per non distruggerlo.
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sabato 31 agosto 2013
Galleria d'arte: Ancora sulla Fontana di Plensa,
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