Parola di Enrico Letta, che con Massimo Bray lancia il "decreto Pompei"
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pubblicato venerdì 2 agosto 2013
Una nuova soprintendenza speciale, staccata da quella di Napoli e Caserta, tutta per Pompei. E una "unità di coordinamento" che dovrà garantire trasparenza negli appalti, migliorare la gestione del sito, delle spese e definire le emergenze. Niente di meno per il sito archeologico forse più importante del mondo, che oggi è sotto i riflettori di nuovo grazie al Ministro Massimo Bray e al Presidente del Consiglio Enrico Letta, che hanno illustrato le misure del decreto legge relativo agli scavi approvato oggi al Consiglio dei Ministri, in una giornata bollente per la politica italiana e per le sorti del Paese, dopo la condanna all'ex premier Berlusconi. Si rilancia dunque, forse anche per aprire un nuovo capitolo nella tempesta, che possa portare una sorta di onda positiva: «La cultura è una della carte più importanti che il Governo intende giocarsi, per l'immagine del nostro Paese e per la creazione di posti di lavoro. Questo decreto sul tema Pompei, dà una grande risposta al mondo, ovviamente attorno a questa valorizzazione pensiamo di dare grandi risultati in termini di attrazione turistica anche per gli altri siti come la Reggia di Caserta» ha detto Letta.
Ma ci sono anche novità in fatto di musei: il Ministero dei Beni Culturali riavrà completamente gli introiti della vendita dei biglietti che dalla Finanziaria del 2008 (con una contestatissima decisione del governo Prodi) tornavano al Tesoro e venivano riassegnati solo per la metà al ministero. Tra i nuovi stanziamenti, dopo i fondi del Cipe, 8 milioni andranno per il progetto dei nuovi Uffizi, 4 milioni per il Museo della Shoah a Ferrara, 2 milioni per una serie di interventi urgenti. Cinquecento neolaureati under 35 avranno un contratto a termine di un anno per un programma straordinario di inventariazione e digitalizzazione del patrimonio culturale, mentre le Fondazioni lirico sinfoniche potranno accedere a un fondo di 75 milioni di euro che sarà gestito da un commissario straordinario. Però qui le cose saranno meno facili, perché si chiederà di ridurre fino al 50 per cento il personale tecnico-amministrativo. «Erano quasi 30 anni che un governo non dedicava un intero decreto alla cultura, è il segno evidente che dalla cultura si può ripartire per creare crescita, sviluppo e posti di lavoro, per dare un futuro al nostro paese e soprattutto per credere nelle nuove generazioni. È una scelta politica molto molto chiara» ha precisato Bray, nei giorni scorsi in visita proprio a Pompei.
Un altro passo verso quel decreto del "fare" che aveva tralasciato nelle sue voci la parola "cultura". Meglio tardi che mai?
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mercoledì 14 agosto 2013
"La cultura è una delle carte più importanti che il Governo intende giocarsi".
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