domenica 7 luglio 2013

I 25 anni di Civita si festeggiano con Ignazio Marino e il desiderio di una nuova Roma: una città che basi la sua economia sulle imprese culturali


pubblicato venerdì 5 luglio 2013

Ignazio Marino

All'assemblea del 25ennale di Civita, stamattina a Roma nella Sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini in Campidoglio si è presentato il nuovo presidente onorario dell'Associazione, Gianni Letta e il suo vice, Nicola Maccanico, già membro del Comitato di Presidenza nonché Direttore Generale di Warner Bros Italia. In sala anche il Presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, e il Sindaco di Roma, Ignazio Marino, che ha lanciato il suo programma "morale” per la capitale.
«Voglio fondare il mio mandato sulla cultura, che sia anche motore economico. È necessario concentrare l'attenzione sulle imprese culturali e farne il fulcro della programmazione di Roma». Marino insomma rimarca quello detto anche la settimana scorsa, alla conferenza annuale del rapporto Federculture, e aggiunge qualche dato: se è vero che il PIL di Roma si regge, per ben il 12 per cento, sul turismo, «è necessario prendere il considerazione questa realtà, come possibilità di crescita» continua il neo "major” della capitale, che insiste sui 157 musei, i 57 teatri e l'area archeologica mondiale più complessa e forse più completa del mondo.
Una ricchezza che secondo Marino dovrebbe prevedere l'ingresso della possibilità di un biglietto unico, come avviene in molte altre capitali europee come Parigi, in un accordo che comprenda non solo i tesori dell'urbe, ma anche quelli del Vaticano. Un unico "portale” telematico, sulla scia di Romaexhibit, che apre anche allo stato che, probabilmente, non aveva proprio in mente Marino quando si parlava del capo della città di Roma. 
«Sogno un museo di Storia Archeologica -come del resto era stato progettato anche sotto la giunta Rutelli- e anche un vero Museo della Scienza, perché non solo l'arte è cultura» continua il Sindaco. Che insomma pressa per un sistema culturale forte di attrazione, anche verso i capitali stranieri. Giustamente, perché d'altronde non si può puntare sui denari delle casse italiane, oggi meno che mai. Di arte contemporanea non si parla però, e dunque nemmeno del futuro del museo di Roma per eccellenza, il MACRO. Che in fondo dovrà collaborare a diventare uno dei tasselli del nuovo sviluppo, turistico e culturale, di Roma. 

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