martedì 25 ottobre 2011

L'avvenire dei nostri figli...

Ero ragazzo quando mi trovai davanti il problema di che cosa fare per guadagnarmi da vivere una volta diventato maggiorenne.

Nonostante la condizione sociale delle mia famiglia che per la propria sopravvivenza poteva contare solamente sullo stipendio di mio padre che era dipendente della Compagnia Meridionale del Gas con stabilimento a Castellammare di Stabia e sull'intraprendenza amministrativa di mia madre che non so come riusciva sempre a far quadrare il bilancio familiare mese per mese i sette figli messi al mondo sono stati cresciuti, istruiti, avviati al lavoro, sposarti e/o ammogliati.

Siamo andati a scuola tutti e sette alla faccia di chi metteva in dubbio la possibilità di farlo. Alcuni di noi si dono diplomati e qualche altro è arrivato quasi a laurearsi. Io ho due diplomi e ho intrapreso diverse volte la strada dell'Università in Economia e commercio e in materie letterarie con specializzazione in storia dell'arte.
Sono iscritto all'albo professionale dei Periti industriali di Napoli dal 1978. Ho collaborato a diversi giornali senza rapporto di dipendenza e senza retribuzione, soltanto all'estero ti pagano per ogni collaborazione.  Nel dopo guerra non sempre era possibile frequentare le scuole pubbliche perciò feci buona parte delle elementari presso le suore alcanterine e le medie dai salesiani. Nella scuola pubblica c'erano turbolenze di tutti i tipi e un sovaffollamento che arrivava qualche volta a 30, 40 alunni per aula.

Ho imparato più cose dalla vita reale che su i banchi di scuola dove erano pochi a farti capire ed innammorarti della voglia di apprendere.

Navigando sia in marina militare che in marina mercantile ho appreso ben poco. Se la nave camminava era per l'esperienza fatta nel bacino di carenaggio dell'Arsenale di La Spezia, dove stanco di stare su un dragamine in disarmo, mi ero offerto come equipaggio per accompagnare in bacino quelli che vi andavano per la manutenzione periodica.

Ne accompagnai diversi. Oltre a pulire la carena dai denti di cane e dalla vegetazione che vi si depositava, si approfittava per verificare anche l'efficienza dei motori di propulsione che erano rimasti inattivi per diverso tempo. All'andata era il rimorchiatore a portarci, il ritorno avveniva quasi sempre con i  mezzi di propulsione del natante.  

La prima volta mi vennero i brividi. Una volta svuotato il bacino il dragamine restava sugli ancoraggi come sospeso per aria. All'epoca non soffrivo ancora di vertigini, ma era lo stesso uno spettacolo da brividi: sembrava di galleggiare nell'aria, di essere sospesi nel nulla e ad ogni scricchiolio dell scafo tremavo come un matto.

Durante il tempo dei lavori ci feci l'abitudine e la notte in cuccetta ero come una pietra, tanta era la stanchezza che il lavoro procurava affiancando gli operai dell'arsenale. Lo svuotamento del bacino lasciva  sul fondo tanto di quel pesce che ne raccogliavamo da restarne satolli per diversi giorni. Quando il bacino non era utilizzato diventava il rifugio di molte specie di pesci che vi trovavano da mangiare e una vita  più tranquilla di quella del porto a un centinaio di metri di distanza e del mare aperto.

Ho imparato lì tutto quello che so fare praticamente sui motori ed è sempre li che ho sottoposto a verifica tutto quello che avevo appreso a scuola apportando le necessarie correzioni a quegli argomenti che, alla prova dei fatti, non corrispondevano alle mie convinzioni. 

Io che avevo studiato per vivere sul mare la mia vita, mi arresi alla prima difficoltà, di fronte ad un malore che mi era capitato a Suez per una indigestione che mi tenne fuori servizio per quattro giorni senza avere un'idea di quello che mi era capitato.

Trovai un posto a terra quando pensavo di sostenere gli esami per abilitarmi alla qualifica di direttore di macchine in marina mercantile.

Dovetti trasferirmi a Torino perchè all'interno dell'ente dove ero stato assolto non concepivano la mia presenza sul territorio di origine. Cose dell'altro mondo! Guadagnavo uno stipendio che avrebbe potuto dare respiro all'economia della mia famiglia e invece dovevo spenderlo lontano da casa! L'Italia sabauda è stata sempre uno strano paese! Ancora oggi in piena repubblica ci portiamo appresso momenti della storia che ha unito il paese sperperandone l'economia a favore di un nord che ci rimprovera da sempre la nostra esistenza. le nostre tradizioni, la nostra storia che sono invece le uniche a salvare tutta la nazione.

Con l'avvento della televisione siamo diventati nuovamente sudditi di chi ce la racconta come vuole, facendo di tutte le storie un grande fratello, un racconto di spot e non di coscienze libere, raccomandandoci una nuova morale che consente a chi può di fare tutto quello che vuole e a chi non può la scelta della sottomissione fisica e mentale per un utilizzatore finale che cerca di rendersi esente da tutte le responsabilità che lo vedono incapace di risolvere i problemi reali del paese e di articolare un modello di vita che corrisponde semplicemente alle leggi fondamentali dell'universo che vedono ognuno responsabile delle proprie azioni e gli sprechi incrementare l'entalpia della terra con il rischio di una distruzione dell'economia generale che vuole semplicemente la ripartizione delle ricchezze e dei frutti che dalla cura della terra scaturiscono a prezzi di una retribuzione che deve servire a coprire i costi delle esigenze vitali.

Non ho mai pensato a prostiturmi, a regalare il mio tempo agli altri se non per provate necessità che scaturiacono dalla socialità condivisa.

I migliori che sono il frutto delle nostre esperienze non possono accaparrarsi il potere che hanno invece il dovere di amministrare nel rispetto delle regole e delle libertà che abbiamo saputo riconoscerci.

Oggi che l'avvenire dei nostri figli è  in pericolo più di qualche anno addietro quando erano le bombe atomiche a minacciarlo, dobbiamo fare in modo che ciò non avvenga e a quelli che percorrono la strade della violenza o della convenienza dire che è ora di cambiare atteggiamento e di ritrovare la ragione prima di dover richiamare Cristo sulla terra a farsi crucifiggere per un rinnovato "ama il prossimo tuo come te stesso".

                                                                             Gioacchino  Ruocco

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