lunedì 16 ottobre 2017

GIGI VIFRIS - Un arista istriano da ricordare



Mostra "Gigi Vidris", un artista istriano da ricordare a palazzo Moroni dal 13 febbraio al 6 marzo 2016 Eventi a Padova

Nell'ambito delle celebrazioni del Giorno del ricordo, sabato 13 febbraio, alle ore 11, presso le Scuderie di Palazzo Moroni (via del Municipio), si terrà l'inaugurazione della mostra "Gigi Vidris" un artista istriano da ricordare. Sarà presente l'assessore alla cultura Matteo Cavatton.
Saranno presenti il vice sindaco Eleonora Mosco, Italia Giacca, presidente dell'Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, Tullio Canevari, sindaco del Libero Comune di Pola in Esilio e Giuliana Donorà, presidente Famiglia Dignanese e curatrice della mostra.
L'esposizione rimarrà aperta al pubblico fino a domenica 6 marzo. Orari: 9.30 - 12.30 e 14 - 18. Lunedì chiuso. Ingresso libero.
L'evento è promosso da: Comune di Padova, Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, in collaborazione con Famiglia Dignanese e Libero Comune di Pola in Esilio.
Biografia
Luigi Vidris, nato Vidrich, nacque a Pola il 25 gennaio del 1897. Trascorse l’infanzia in quel particolare momento storico che vide il prepararsi, da parte delle nazioni europee, alla prima guerra mondiale. E’ sui banchi di scuola che Luigi Vidris inizia a disegnare, facendo le caricature di maestri, professori e compagni di studi. 
Gigi Vidris avrebbe voluto recarsi a Monaco per studiare arte, ma per le precarie condizioni economiche del dopoguerra deve rinunciare e rimanere quell’autodidatta che è sempre stato per tutta la vita. Collabora con diversi periodici locali: “La Mosca”, “La Tarma”, “L’Unico” ed “El Grizolo”. 
Nel 1924 viene assunto quale segretario presso l’Istituto Tecnico “Leonardo da Vinci” di Pola, dove insegnerà disegno e calligrafia. Nel 1928, in seguito all’italianizzazione dei cognomi, cambia definitivamente il suo in Vidris. Partecipa nel frattempo a sempre più numerosi concorsi regionali, nazionali ed internazionali; espone in personali e collettive in tutta Italia. Sempre più numerosi i premi che egli si merita, finanche alla Biennale di Venezia. 
Alla conclusione della seconda guerra mondiale, allorché Pola viene occupata dal Governo Militare Alleato, egli illustra con abilità e sentimento la dolorosa situazione delle genti adriatiche della Venezia Giulia, collaborando attivamente a “El Spin”, settimanale satirico pubblicato a Pola dal 1945 al 1947. 
Nella primavera del 1947, per le tristi e dolorose conseguenze del Trattato di Pace, deve abbandonare la sua città natale come la maggior parte della popolazione. Si stabilisce a Torino, assunto quale segretario presso la Biblioteca Provinciale. Qui egli inizia una nuova forma di espressione artistica, ispirata alla vita semplice dei “barboni” della periferia torinese. Con tale nuova sua produzione artistica, subito apprezzata da tutti, Gigi Vidris partecipa con successo al “Salone dell’Umorismo” di Bordighera, del quale diverrà Presidente della Giuria internazionale. Nello stesso tempo continua la sua collaborazione con la stampa degli esuli ed anche con quella torinese e nazionale. Dal 1950 al 1956 è presente settimanalmente sul “Candido”, illustrando gli avvenimenti politici mondiali, sia con i famosi paginoni, che con molteplici vignette, che lo rendono apprezzato e noto in tutta Italia ed anche all’estero (U.S.A., Inghilterra, Portogallo, Jugoslavia), dove vengono spesso riprodotte le sue migliori vignette. 
Nel 1967 espone all’Expo di Montreal (Canada). A Torino collabora attivamente con “La Voce della Giustizia”, la “Gazzetta del Popolo”, la “Gazzetta della Sera” e “Pasquino”; a Milano è presente spesso su “L’esule” e “Sport Italia”, a Roma su “Difesa Adriatica” e sul “Travaso delle idee”, a Gorizia su “L’Arena di Pola”. 
Nel 1974 l’Editrice Bietti di Milano ha pubblicato il volume “Prigionieri del cielo”, nel quale ha raccolto ben 100 cartoni rappresentanti i “barboni”, che aveva l’abitudine di chiamare “pupoli”. Muore a Torino il 3 marzo 1976. 
Nel 1978 il Centro di Cultura Giuliano Dalmata realizza una mostra itinerante di 120 sue opere. E nel 1997, nel centenario della nascita, l’Istituto Regionale di Cultura Istriana gli dedica un’altra mostra e la pubblicazione di un catalogo. 
Introduzione storica
Le vignette qui rappresentate non possono essere comprese pienamente se non si tiene presente il loro contesto storico che è, quanto al periodo, l’immediato dopoguerra (anni 1945-1947) e quanto all’argomento, la controversa definizione del confine orientale d’Italia. La questione del confine vedeva, localmente, la netta contrapposizione tra l’Italia, uscita sconfitta dalla guerra, e la Jugoslavia di Tito, uscitane vittoriosa; a livello internazionale, con la Conferenza della Pace di Parigi nel 1946, la contrapposizione tra i Tre Grandi occidentali (americani, inglesi e francesi) e l’Unione Sovietica di Stalin che appoggiava pienamente le richieste jugoslave. E’ questa la situazione politica che fa da sfondo alle vignette di Vidris, tutte attinenti a Pola e all’Istria, cioè a una parte sola della Venezia Giulia. Questa regione era stata provvisoriamente divisa nel giugno del 1945 dalla cosiddetta linea Morgan in due zone di occupazione: quella alleata, la Zona A, comprendente Gorizia, Trieste e Pola; quella jugoslava, la Zona B, comprendente tutto il resto della regione, Fiume compresa. La città di Pola era perciò una enclave della Zona A nella Zona B. Questa situazione durerà fino all’entrata in vigore del Trattato di Pace del 10 febbraio 1947 e cioè fino al 15 settembre dello stesso anno. 
Le vignette
Esse comparvero quasi tutte sul settimanale satirico “El Spin” che “usciva e punzecchiava” a Pola ogni sabato dal 20 ottobre 1945 al 14 gennaio 1947, vale a dire nel periodo compreso tra la fine della guerra con la successiva istituzione delle due zone A e B della Venezia Giulia e la firma del Trattato di Pace di Parigi. 
“El Spin” era un foglio che volgeva in umorismo le vicende della città, ne raccoglieva l’essenza e ne interpretava l’anima con genuina sincerità. Un umorismo spesso amaro perché i tempi non volgevano al sereno e l’esodo stava per abbattersi come scelta irreversibile sui destini della città e della regione. “El Spin” è stato una grande lezione di giornalismo perché diceva ciò che era vero, senza smarrimenti nella retorica. E’ questa la grande lezione dell’umorismo che sa trovare conforto nel sorriso; e la satira ed il sarcasmo sono certamente un’arma efficace per castigare i costumi di una protesta moralistica. 
Le vignette de “El Spin” vanno perciò viste ed interpretate come un estremo tentativo di riaffermare l’italianità dell’Istria e di Pola di contro a chi voleva cederle alla Jugoslavia di Tito. Tra costoro Vidris annovera e quindi fa oggetto delle sue “punzecchiature” non solo Tito e gli slavi, unitamene alla minoranza italiana filo-titina di Pola, ma anche i Quattro Grandi che a Parigi decidono delle sorti della Venezia Giulia; tutti e quattro, non solo i sovietici, ma anche i tre occidentali che non si oppongono alle pretese di Tito e così facendo tradiscono gli ideali di giustizia contenuti nella Carta Atlantica fin dal 1941 e da loro continuamente sventolati. In particolare tradiscono il diritto di autodeterminazione dei popoli, nella fattispecie degli italiani dell’Istria. Le vignette sono dunque rivolte ai lettori di “El Spin”, ai polesani principalmente e fanno puntuale riferimento alla situazione critica dell’Istria sullo sfondo di quanto si decide, nella Conferenza di Parigi del 1946: ciò spiega perché esse non contengono riferimenti agli altri territori giuliani come il goriziano, Trieste, Fiume, nonché alla dalmata Zara.


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