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24 maggio 2016
La via di fuga dei tumori dal sistema immunitario
Le cellule tumorali possono sfuggire alla sorveglianza del sistema immunitario producendo grandi quantità di una proteina che impedisce a una classe di linfociti di distruggere le cellule maligne. La rilevazione delle alterazioni che portano alla sovraproduzione di questa proteina permetterà di individuare i pazienti che possono trarre più beneficio dall'immunoterapia(red)
Sono variazioni nella sequenza del DNA che regola l'espressione di una proteina a permettere alle cellule tumorali di eludere il sistema immunitario che invece dovrebbe distruggere prontamente le cellule anomale. La scoperta - realizzata da ricercatori dell'Università di Kyoto e dell'Università di Tokyo e pubblicata su "Nature" - suggerisce che la presenza di una sequenza di regolazione mutata per quel gene potrebbe essere usata come marcatore diagnostico con cui identificare i pazienti con maggiori probabilità di trarre beneficio dall'immunoterapia.
Normalmente le cellule mutate che possono dare origine a un tumore vengono attaccate dai linfociti T natural killer del sistema immunitario, che le riconoscono come estranee all'organismo. Tuttavia, le cellule tumorali possono sfuggire a questo destino grazie alla produzione di una una particolare proteina che va a collocarsi sulla loro superficie cellulare, la proteina PD-L1. Questa proteina è in grado di legarsi a un recettore, chiamato PD-1, dei linfociti T natural killer. Un legame del genere impedisce sia l'attivazione di questi linfociti, quindi la distruzione della cellula cancerosa, sia la proliferazione, quindi la moltiplicazione delle cellule immunitarie rivolte alla ricerca e alla distruzione di quello specifico tipo di cellule tumorale.
In questi casi l'immunoterapia sfrutta anticorpi che si legano alla proteina PD-L1, impedendole di legarsi a sua volta al recettore PD-1 e permettendo così ai linfociti T natural killer di restare attivi.
Nel nuovo studio Seishi Ogawa e colleghi hanno inizialmente analizzato le sequenze dell'intero genoma delle cellule tumorali di 49 pazienti con leucemia a cellule T/linfoma alla ricerca di traslocazioni, inversioni, duplicazioni di parti del DNA. In questo modo gli autori hanno scoperto
una serie di variazioni strutturali nella parte che regola i livelli di espressione del gene PD-L1, che porta a una marcata sovraespressione della proteina PD-L1, e quindi a una spiccata capacità della cellula di eludere il sistema immunitario anche quando sia attaccata da più linfociti T natural killer.
Successivamente gli autori hanno cercato queste variazioni strutturali in più di 10.000 pazienti differenti affetti da 33 tipi di cancro scoprendo che queste variazioni strutturali sono effettivamente presenti in molti tipi di tumore.
Normalmente le cellule mutate che possono dare origine a un tumore vengono attaccate dai linfociti T natural killer del sistema immunitario, che le riconoscono come estranee all'organismo. Tuttavia, le cellule tumorali possono sfuggire a questo destino grazie alla produzione di una una particolare proteina che va a collocarsi sulla loro superficie cellulare, la proteina PD-L1. Questa proteina è in grado di legarsi a un recettore, chiamato PD-1, dei linfociti T natural killer. Un legame del genere impedisce sia l'attivazione di questi linfociti, quindi la distruzione della cellula cancerosa, sia la proliferazione, quindi la moltiplicazione delle cellule immunitarie rivolte alla ricerca e alla distruzione di quello specifico tipo di cellule tumorale.
In questi casi l'immunoterapia sfrutta anticorpi che si legano alla proteina PD-L1, impedendole di legarsi a sua volta al recettore PD-1 e permettendo così ai linfociti T natural killer di restare attivi.
Nel nuovo studio Seishi Ogawa e colleghi hanno inizialmente analizzato le sequenze dell'intero genoma delle cellule tumorali di 49 pazienti con leucemia a cellule T/linfoma alla ricerca di traslocazioni, inversioni, duplicazioni di parti del DNA. In questo modo gli autori hanno scoperto
Successivamente gli autori hanno cercato queste variazioni strutturali in più di 10.000 pazienti differenti affetti da 33 tipi di cancro scoprendo che queste variazioni strutturali sono effettivamente presenti in molti tipi di tumore.
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