Un origami a forma di cuore con la scritta "Verità per Giulio". E' il biglietto che
Ahmed Abdallah, l'attivista egiziano consulente della famiglia Regeniarrestato dal governo di Al Sisi con l'accusa di terrorismo, ha fatto avere ai genitori di
Giulio Regeni il 7 maggio, quando Ahmed è sfilato in aula per rispondere ad accuse che le organizzazioni non governative hanno bollato come "assurde e prive di ogni fondamento". Abdallah, presidente della ong 'Egyptian Commission for Rights and Freedoms', è stato arrestato il 25 aprile scorso. Abdallah (prelevato alle 3 di notte nella sua abitazione da un corteo di quattro van della polizia) - "è colpevole - si legge nel capo di imputazione a lui contestato - di istigazione alla violenza per rovesciare il Governo, la Costituzione e il sistema Repubblicano; di istigazione all'assalto di stazioni di polizia a fini terroristici; di uso della violenza e delle minacce per impedire al presidente di esercitare i suoi poteri e adempiere ai suoi doveri costituzionali; di partecipazione a un gruppo terroristico; di istigazione alla minaccia terroristica attraverso il web; di istigazione a manifestazioni di piazza non autorizzate per mettere a repentaglio la sicurezza pubblica; di diffusione di notizie false e tendenziose per colpire la sicurezza pubblica e alimentare la sfiducia della cittadinanza nello Stato; di possesso di materiale propagandistico inneggiante al cambio di regime e alla modifica della Costituzione". "Tutte falsità" dicono le ong che hanno chiesto la sua immediata scarcerazione, mentre il tribunale ha deciso che dovrà rimanere in carcere almeno per i prossimi 15 giorni. La 'Egyptian Commission for Rights and Freedoms' di Abdallah proprio nelle scorse settimane aveva preparato un lungo report nel quale documentava come tra il 1° dicembre 2015 e il 31 marzo 2016 i casi di sparizione illegale in Egitto sono stati 204 (a cui vanno sommati i 340 dall'agosto al novembre 2015). E di 103 scomparsi non si è avuta più alcuna notizia. "Le vittime di questi sequestri - scrivevano Abdallah e la sua 'Egyptian Commision' - sono regolarmente vittime di tortura e trattamenti disumani da parte di agenti della Sicurezza Nazionale per costringerli, in taluni casi, a confessare reati che non hanno commesso". Parole che, probabilmente, gli sono costate l'arresto.
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