Barbara Fässler intervista Alex Katz
Lasciandosi dietro questioni come figurazione e astrazione, superando temi come innovazione e tradizione, saltando il conflitto tra costruttivismo e realismo, Alex Katz indaga le problematiche pittoriche dall'interno.
Indipendentemente dalla dimensione o dai colori, i suoi dipinti possiedono una rara densità energetica e un'eccezionale concentrazione mentale, tradotte in vibrazioni metafisiche queste qualità si manifestano con grande rigore. Superfici che sprofondano. Pennellate che picchiano. Paesaggi che avviluppano. Colori che risucchiano.
Katz si autodefinisce un pittore post-astratto: da un lato dichiara che "non ha mai voluto dipingere in modo astratto", dall'altro che "la grammatica della sua pittura è astratta".
Una contraddizione?
Dorothea Strauss, direttrice di Haus Konstruktiv a Zurigo - dove si sta svolgendo la mostra "Landscapes" dell'artista americano - definisce nel suo testo in catalogo, questo momento specifico un "punto critico di capovolgimento" tra astrazione e figurazione, tra costruzione e sensazione, tra geometria e fluttuazione.
In effetti, Alex Katz vede la pittura come un fatto a parte, piuttosto che riflettere sugli oggetti che appaiono e spariscono e che ci illudiamo di percepire. Tematizzare la pittura stessa significa interrogare lo status di un'immagine, di una qualsiasi immagine.
Ebbene: che cos'è un'immagine? Come ci insegna Magritte, un'immagine di una pipa non è la pipa stessa, ma soltanto una riproduzione bidimensionale di un oggetto tridimensionale che chiamiamo "pipa". Una visione pragmatica ci dice che la pittura consiste di pigmenti colorati con un qualche legante posti su una superficie come la carta, il lino oppure il cartone.
Come ci spiega la fisica, una pittura è composta da una massa di atomi, costituiti a loro volta da elettroni, protoni e neutroni in perpetuo movimento. Ogni immagine è un'illusione, ogni rappresentazione è una mera apparenza, che ci invita a raccontare delle storie, a sognare e a viaggiare con la nostra immaginazione.
L'artista americano Alex Katz, classe 1927, è considerato uno dei più importanti pittori contemporanei.
Ha studiato tra il 1946 e il 1949 alla "Cooper Union School of Art" di New York e più tardi alla "Skowhegan School of Painting and Sculpture" nel Maine. Nonostante egli tratti da allora temi classici come ritratto, paesaggio o natura morta, spinge ognuno di essi oltre il proprio limite storico.
Il genere pittorico così come il soggetto rappresentato, funge in effetti da pretesto per far passare il vero contenuto di un'opera sconfinata: l'atto e l'esperienza del dipingere come una pratica e un processo di apprendimento continuo. La concentrazione sul produrre creativo stesso, porta a una comprensione e una traduzione molto particolare della tematica paesaggistica nell'oeuvre di Alex Katz: lo spettatore si ritrova a confronto con superfici di colore piatte, pulite e chiare, dipinte "all over", opere gigantesche che seguono una loro precisa composizione geometrica.
Questi paesaggi raggiungono una tale dimensione da essere in grado di avvolgere gli spettatori, di coinvolgere il loro intero corpo. Il concetto di "Land-scape" torna
al suo significato
originario: "land-shape", la forma del paese, concepita proprio dalla
percezione dell'osservatore.
Nella "Convenzione Europea del Paesaggio", leggiamo la seguente definizione: "Paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dalle popolazioni, il cui carattere deriva dall'azione di fattori naturali o umani e dalle loro interrelazioni".
Questa definizione ci dice che un paesaggio non è un "oggetto" dato con un'esistenza a sé stante, ma piuttosto un "soggetto" che nasce dall'osservazione e dalla percezione umana: è una costruzione culturale. Ciò che chiamiamo "paesaggio" esiste soltanto attraverso il nostro sguardo: il concetto è nato in un momento storico preciso, in concomitanza con i primi paesaggi dipinti dagli artisti olandesi alla fine del Cinquecento. Prima, durante il Rinascimento, la campagna dipinta limitava la sua esistenza al ruolo di sfondo per rappresentazioni teologiche.
La parola "paesaggio" nacque con la raffigurazione pittorica dello spazio contadino in un'immagine che incorniciò la Natura: quando lo sguardo degli artisti discese dal cielo alla terra, dal divino al mondo sensibile; soltanto allora in quello spazio dove si svolge la vita quotidiana dei comuni mortali acquisì il diritto di cittadinanza nell'universo dell'arte. In questo senso, il "paesaggio" divenne una sorta di metafora per il processo del vedere in sé. Come Alex Katz dichiara in un'intervista per lo "Standard" austriaco: "il vedere è culturalmente definito" e alla Radio svizzera SRF 2 aggiunge, "tu pensi che ciò che vedi con gli occhi sia reale, ma in realtà è culturalmente costruito."
Ciò significa che quando ammiriamo una campagna, realmente presente davanti ai nostri occhi, vediamo questo spettacolo attraverso gli occhiali di tutta la tradizione paesaggistica, partendo dal Trecento di Giotto, passando dal Rinascimento di Leonardo, dal Cinquecento dell'arte olandese, dai romantici Corot, Constable o Turner fino agli impressionisti e postimpressionisti Monet e Cezanne.
Nella seguente conversazione, Alex Katz rivela le sue tematiche, le sue tecniche, le sue convinzioni, le sue lotte e i suoi dubbi: divertendosi parecchio, apparentemente...
Intervista realizzata il 18 marzo 2013
Maggiori informazioni sulla mostra Landscapes fino al 12 maggio Museum Haus Konstruktiv di Zurigo
Questo articolo sarà pubblicato anche sul prossimo numero della rivista Studija in inglese e lettone
Barbara Fässler, artista zurighese, formatasi alla Villa Arson a Nizza, opera prevalentemente con i linguaggi della fotografia, del video e dell'installazione. Dagli anni '90 cura mostre per varie instituzioni (ProjektRaum a Zurigo, Istituto Svizzero a Roma, Belvedere Onlus a Milano). Scrive regolarmente per la rivista d'arte contemporanea "Studija" di Riga e insegna 'Arti visive' al liceo della Scuola Svizzera di Milano.
Maggiori informazioni sulla mostra Landscapes fino al 12 maggio Museum Haus Konstruktiv di Zurigo
Questo articolo sarà pubblicato anche sul prossimo numero della rivista Studija in inglese e lettone
Barbara Fässler, artista zurighese, formatasi alla Villa Arson a Nizza, opera prevalentemente con i linguaggi della fotografia, del video e dell'installazione. Dagli anni '90 cura mostre per varie instituzioni (ProjektRaum a Zurigo, Istituto Svizzero a Roma, Belvedere Onlus a Milano). Scrive regolarmente per la rivista d'arte contemporanea "Studija" di Riga e insegna 'Arti visive' al liceo della Scuola Svizzera di Milano.
Nessun commento:
Posta un commento