lunedì 29 gennaio 2018

Burcardo, il Comune chiude il museo e la Siae (sfrattata) fa causa: 3 milioni

Burcardo, il Comune chiude il museo
e la Siae (sfrattata) fa causa: 3 milioni

A fine gennaio si ferma (per sempre) la sede dietro largo di Torre Argentina. Il Campidoglio ha fatto recapitare alla Società che tutela autori ed editori, che occupa lo stabile dal 1929, lo sfratto e il saldo arretrati. Ma la partita si sposta al Tribunale civile

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Finisce in tribunale, con la Siae sfrattata che chiede tre milioni di euro di danni al Comune, la storia dell’apprezzato Museo Teatrale del Burcardo. Un palazzotto rosso porpora in via del Sudario, dietro largo di Torre Argentina, che dagli anni Trenta custodisce testimonianze e sembianze del teatro e dello spettacolo non solo romani: l’originale cappello piumato di Andrea Maggi per il Cyrano di Bergerac di Rostand, le maschere dei Sartori per l’Arlecchino servitore di due padroni di Goldoni, i gioielli di Eleonora Duse. E tanti altri cimeli «sottratti all’oblio dei bauli» come piace ricordare agli appassionati curatori delle mostre. Eppure la chiusura, a fine gennaio, diventa un epilogo «obbligato» dopo che il Comune di Roma - nonostante le nove raccomandante inviate negli anni per sollecitare il rinnovo di un contratto d’affitto già consistente - ha fatto recapitare alla Siae sfratto e pagamento degli arretrati.

La vicenda del Burcardo rientra nel più ampio capitolo delle «concessioni comunali», spazi pubblici affidati ai privati - con lo sconto dell’80 per cento sul canone di mercato - che con lo scandalo affittopoli sono finite sotto la lente della Corte dei conti. Dall’Accademia Filarmonica Romana alla Comunità di Sant’Egidio, dalla Fondazione italiana per la musica antica ad Emergency, circa ottocento tra onlus e associazioni si sono viste recapitare l’ordine di sgombero dopo che i magistrati contabili hanno ipotizzato il danno erariale.

Nel caso del Burcardo la proprietà viene assegnata alla Siae già nel 1929, all’inizio prezzo simbolico poi nel 1997 si quantifica un corrispettivo: al Comune circa 45 mila euro di affitto all’anno mentre la Siae, dal canto suo, provvede alla manutenzione straordinaria dell’immobile che, per dirla con l’attuale direttore generale dell’ente Gaetano Blandini, «altrimenti sarebbe stato divorato dalle termiti». Due milioni 421 mila euro, ecco la spesa attualizzata, che adesso la Siae deve per forza recuperare: «Io rispondo a 82 mila associati - è rammaricato ma consapevole Blandini -: devo seguire i nostri legali quando consigliano di lasciare senza correre il rischio di diventare abusivi».

L’allora commissario Francesco Paolo Tronca, considerata anche la specificità e l’importanza di moltissime concessioni (nella lista c’era anche la onlus per i malati di Sla…) aveva ipotizzato una mediazione, un contratto-ponte che mettesse il Comune al riparo dalle «pressioni» della Corte dei conti garantendo al contempo l’inquilino. Il tavolo di confronto è aperto, la maggior parte dei casi è appesa al giudizio del Tar ma la Siae sceglie un’altra strada: «Causa civile, chiediamo tre milioni: dal Comune, che perderà un museo ad ingresso gratuito, un affitto certo e soprattutto degli inquilini che hanno provveduto alla manutenzione quotidiana, ci aspettiamo almeno quanto investito in quella straordinaria». Ora si cercano spazi per le collezioni. Una parte potrà essere trasferita nella sede di viale della Letteratura all’Eur. «Speriamo - conclude Blandini - di non dover riaprire troppi bauli».
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