pubblicato domenica 1 febbraio 2015
Era nato a Bologna nel 1922, ma avevo scelto Roma per oltre trent'anni come sua città. L'Accademia di Belle Arti, con i corsi di Giorgio Morandi e Virgilio Guidi, negli anni '40, erano stati la sua scuola. Poi la presentazione di Francesco Arcangeli, le pitture influenzate da Jean Fautrier e la prima consacrazione, con la Biennale di Venezia nel 1956.
Erano stati questi i primi passi di Vasco Bendini, scomparso poche ore fa a 93 anni, proprio a Bologna. Una vita consacrata all'arte, fino all'ultima consacrazione pubblica, al MACRO, nel 2013: la mostra Vasco Bendini 1966-67, curata da Gabriele Simongini, era stato un particolare omaggio che il museo romano gli aveva dedicato, e l'artista aveva donato alla collezione permanente due opere del periodo: "Scatola U" del 1966 e la "Cabina solare" del 1967.
Di lui si erano occupati anche Giulio Carlo Argan, Renato Barilli e Maurizio Calvesi, e nel 1997 aveva vinto il Premio Lissone alla Carriera, occasione che gli era valsa anche la mostra al MAC, curata da Flaminio Gualdoni. E poi i "dialoghi", come quello che era stato con Matteo Montani, a Palazzo de Mayo di Chieti, nel 2012. Due artisti divisi da 50 anni di differenza e uniti da un'affinità di linguaggio e stile, pur nella persistenza delle rispettive identità.
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