Nel
colorato mondo artistico di Manuela Moschini, allieva del valente pittore
Giorgio Rollo, convergono idee, luoghi, sentimenti, volti ed atmosfere che evocano
il suo ricco mondo interiore. Le motivazioni che hanno spinto quest’artista ad
intraprendere con passione e costanza il percorso creativo affondano le loro
radici nel profondo della sua anima, traendo ispirazione dalla dimensione
affettiva dei legami e delle energie, quasi una metafora di un cammino di conoscenza
alla ricerca di se stessa e dei propri valori. Le cadenze armoniche delle linee
estremamente semplici e delle forme strutturate da un’efficace pastosità delle
cromie assecondano con docilità la sua ispirazione e le immagini che ne
derivano trovano quella particolare intensità capace di tradurre visioni del tutto interiori, mentali e
fantastiche in immagini reali, ma con note simboliche e magiche.
In
ogni sua opera Manuela Moschini dimostra di avere un’ottima padronanza della
tecnica ad olio con le sue peculiari prerogative di freschezza, morbidezza,
trasparenza e fluidità. I soggetti rappresentati sono ritratti di persone a lei care come la nonna,
la madre, il marito ed il figlio, fiori,
paesaggi ed animali domestici, dipinti con amore come “membri aggiunti” della
famiglia ed animali selvatici visti nel loro ambiente naturale e nella loro
lotta per la sopravvivenza. E’ costante nella sua pittura una sottile
astrazione relativa agli sfondi, che tendono a proiettare il soggetto
principale verso il fruitore.
Notevole
è la sua produzioni di ritratti, in cui con gusto compositivo rivela l’abilità
di delineare e generare somiglianze anche attraverso la ricerca emozionale, sentimentale
ed introspettiva relativa al soggetto dell’ opera, ove la mancanza di una
collocazione specifica nel tempo e nello spazio e di relativi riferimenti con
l’ambiente, ad eccezione dei ritratti dedicati alla nonna e alla madre
rappresentati in uno spazio all’aperto con un paesaggio sereno ed armonioso, tende
a far crescere la sensazione che ogni persona stia vivendo hic et nunc, nel
tempo metastorico degli autentici rapporti affettivi.
Nell’opera
“Composizione floreale”, cm30x40 del 2009, su un fondo dai toni caldi e comunicativi,
le peonie, accumulate in maniera
originale con un punto di vista inconsueto e frontale, nel pieno della loro
bellezza, sembrano esprimere una lirica nostalgia per una perfezione destinata
a perdersi rapidamente ed un accorato sentimento del tempo, evocati dai
delicati e variati ritmi dei colori
chiari e perlacei.
Nella serie
di opere che hanno come soggetto gli animali spiccano per bellezza e perfezione
tecnica quelle dedicate ai felini. Nell’opera “Zeus”, cm40x50 del 2012, il protagonista è un insolito gatto dal pelo blu
e dai grandi occhi gialli, catarifrangenti nel buio, con la pupilla
tondeggiante e contrattile. Come l’antico re dell’Olimpo anche il gatto Zeus siede
su un suo “trono” ed il colore blu del suo pelo, più di ogni altro colore ha un proprio valore
espressivo ed è capace di creare
un’intensa reazione emotiva. L’immagine si compendia in un flusso
cromatico descrittivo e calmante ed in uno spazio simbolico che sembra
canalizzare la luce che ritma l’azzurro in filamenti, ombre, toni e sfumature.
Nella
tela “ Caccia alla tigre”, c’è una forte componente selettiva dell’attenzione,
ancor più chiara proprio nell’espediente tecnico-artistico-espressivo di
mettere a fuoco solo parti del soggetto completo, come per indicare le aree di
attenzione suggerite dall’artista. Infatti, la tigre, è messa a fuoco ed anche
i cacciatori sugli elefanti, mentre la natura circostante è sfumata e soffusa.
Quest’effetto provoca un accadimento dinamico di caduta dell’attenzione proprio
sulla tigre e sul momento drammatico che vive, e poi, in un secondo tempo,
l’attenzione cade sui cacciatori che vigliaccamente si annidano sugli
elefanti in corsa e attentano alla vita
del fiero animale.
Nei
paesaggi Manuela Moschini predilige gli scorci di paesi e vedute di borghi
antichi, che ci fanno provare quell’istinto salvifico di fuggire dal caos delle
nostre città e di varcare i confini delle sue tele per ritrovare un ambiente di
pace e tranquillità a dimensione umana. Come
ogni artista si cimenta anche con mondi immaginari o da favola, ispirati da
letture o da quel gran medium sociale che è il cinema .Ha posto molta cura
esecutiva nell’opera “Il piccolo Imperatore” , cm60x80 del 2010 - ispirato al
film di Bernardo Bertolucci del 1987 che narra le vicende di Aisiu Gioro,
nominato imperatore del Giappone a tre anni - dove un bambino fatica a scendere
dal suo trono, altisonante, prezioso e ricco di dettagli. In quest’opera ci
racconta e ci regala un indizio fondamentale sulla sua natura, cioè che la sua
opera intera si basa su un tipo di composizioni i cui ingredienti base sono la
pittura combinata con la percezione emozionale esterna, in cui l’attenzione
selettiva e soggettiva dell’artista ci rimanda direttamente e con chiarezza a
quelli che sono i suoi canoni di lettura e decodificazione della realtà.
Roma, luglio 2012 Dott.ssa Anna
Iozzino
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