martedì 17 febbraio 2015

P U L C I N E L L A NELL’ARTE: IL MITO, LA STORIA, L’ATTUALITA’.





Pulcinelli acrobati
Giandomenico Tiepolo  (Zianigo, 30 agosto 1727  Venezia, 3 marzo 1804 – 



E’ la maschera che impersona il simbolo universale della napoletanità, di cui incarna l’esuberanza, il  potere comunicativo della mimica e del canto, lo spirito ironico, il cuore generoso, la filosofia pratica e disincantata.


La maschera di Pulcinella è stata rappresentata da molti validi artisti come Giandomenico Tiepolo (Zianigo, 30 agosto 1727 – Venezia, 3 marzo 1804) che nel 1791 a Zianigo affrescò la villa di famiglia con opere come “Pulcinelli Acrobati” e produsse una serie di disegni dedicati al “Divertimento per li ragazzi, carte n.104”, riprendendo il personaggio di Pulcinella, e facendo la parodia della società veneziana. La figura di Pulcinella in questa raccolta di disegni appare  spettrale, disorientato e beffardo, ma immerso nel contesto della realtà del Settecento. Giuseppe Bonito  (Castellammare di Stabia, 1707  Napoli, 19 maggio 1789), un pittore del periodo Rococò, nella sua opera “Mascherata con Pulcinella”, oggi al Museo di Capodimonte di Napoli, dà vita ad un’opera di genere popolaresco con un forte chiaroscuro applicato in maniera personale dipingendo un ritratto della sua città e del suo tempo. Cuono Gaglione, nato ad Acerra nel 1947, ha dipinto un “Monumento a Pulcinella”, una sorta di insolita natura morta, un’accumulazione di grandi maschere e decine di figure di Pulcinella come marionette senz’anima.  Ad Acerra c’è un Museo di Pulcinella, del Folklore e della Civiltà contadina, sito in un’ala del Castello appartenuto ai feudatari della città, tra aratri e vecchie suppellettili, si è cercato di far rivivere il folklore e la cultura contadina di Terra di Lavoro, l' antica Liburia, da cui ebbe origine la maschera di Pulcinella, a cui è dedicata una sezione dell' esposizione. Anche nel cuore del centro storico di Napoli, in uno dei palazzi  barocchi più  rinomati, vi è la Casa  Museo di Pulcinella dedicato alla più famosa tra le maschere italiane della commedia dell’arte, caratterizzato da un costume bianco con camicione e larghi pantaloni da servo, con un cappello a pan di zucchero, da una mezza maschera scura, con il naso adunco e doppia gibbosità, buffo e allampanato, con la voce chioccia, dall’uso del dialetto napoletano e dall’inclinazione alla danza, a una comicità leggera e a un accentuato gioco mimico.

Pulcinella è un mixer di comicità e tragedia, di buffonaggine e di filosofia, di esuberanza verbale e di pigrizia, di irriverenza verso ogni istituzione e servilismo per poter sopravvivere, una figura ambivalente di ciò che vuole diventare un essere umano e di ciò che un essere umano combatte in sé e negli altri. E’la personificazione comica dell’abbandono popolaresco a tutti gli istinti peggiori come la golosità, il furto, la furbizia il dolce far niente, la lascivia, l’incoerenza, l’opportunismo, la menzogna ed il pettegolezzo svelando qualsiasi segreto e mettendone tutti al corrente da dove deriva  la famosa locuzione in uso “il segreto di Pulcinella”. Il suo cognome è Cetrulo, cioè citrullo, una variante di origine napoletana della parola cetriolo,  proprio con il significato di persona sciocca che agisce con poco cervello Naviga sempre in un mare di guai e le sue avventure, anzi disavventure, si concludono  col  prendere tante bastonate, anche quando comincia lui a darle. Questa maschera è stata adottata da altre culture europee con denominazioni variamente derivate come Polchinelle in Francia e Punch in Inghilterra.

Secondo la tradizione, è nato ad Acerra, un paese in provincia di Napoli di antichissime origini e tuttora fiorente mercato agricolo. La leggenda legata alle sue origini si riferisce ad un racconto attribuito all’abate Ferdinando Galiani, letterato ed  economista ( Chieti 1728 – Napoli 1787 ),  il suo nome deriva  da Puccio d’Aniello, che era un contadino di Acerra. Un giorno, mentre questi stava vendemmiando allegramente, anche per le abbondanti bevute di vino consumate assieme ad altri contadini sia maschi che femmine, passò di lì una compagnia di Commedianti che “ si videro inaspettatamente sorpresi dai saluti contadineschi, dai loro motti e dai loro frizzi  e…..cominciarono a difendersi e rispondere alle beffe di quelli.”. Puccio d’Aniello che aveva il naso lungo e la faccia annerita dal sole si mostrò particolarmente faceto,  di spirito arguto e capace di deridere e beffare i Commedianti riuscendo “di sopraffarli ond’essi con somma vergogna non seppero trovar miglior difesa, che quella di partirsene.”  In realtà i teatranti si erano divertiti molto negli scontri verbali, legati  nel  sud ai rituali stagionali d’insulto non solo durante la vendemmia, ma anche durante la mietitura, la raccolta delle olive e di altri prodotti della terra. Così chiamarono nella loro compagnia comica quel contadino così faceto ed arguto che incontrò ad ogni rappresentazione il favore del pubblico dando vita alla maschera di Pulcinella come tipo fisso teatrale.

  L’origine teatrale del personaggio nell’ambito della Commedia dell’Arte, secondo le fonti storiche più accreditate, si fa risalire all’attore Silvio Fiorillo che, partendo da Napoli nel 1584, a capo di una sua compagnia, e girando per altre città italiane, rese famoso il capitano spagnolo Matamoros, ma dal 1621, tornato a Napoli comincia ad intepretare la maschera di Pulcinella, ripresa dalla tradizione popolare ed elevata a personaggio teatrale. Anche Eduardo De Filippo (1900-1984) vestì spesso i panni di Pulcinella, soprattutto all'inizio di carriera. Massimo Ranieri (1951), nella stagione teatrale 1986-87 è stato un raffinato interprete dello spettacolo teatrale "Pulcinella" di Maurizio Scaparro. Massimo Troisi (1953-1994) fu anche lui un buon Pulcinella, con il film di Ettore Scola Il viaggio di Capitan Fracassa del 1990 portando la sua versione della maschera napoletana sul grande schermo. Pino Daniele (1955-2015) nel suo album d'esordio Terra mia (1977) interpreta nel brano Suonno d'ajere la parte di un Pulcinella malinconico e rabbioso che, toltosi la maschera, pensando al dolore dei poveri e dei diseredati, medita un'azione di rivolta.
Pulcinella, pur avendo tanti difetti, alla fine è proprio lui che impersona il simbolo universale della napoletanità, di cui incarna l’esuberanza, il  potere comunicativo della mimica e del canto, lo spirito ironico, il cuore generoso, la filosofia pratica e disincantata.

                                                                                            Anna Iozzino 
                                                                                          Storica dell'arte



Gino Severini - Pulcinella e la sua famiglia


Giuseppe Bonito - Mascherata con Pulcinella


Picasso - Costume di scena




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