martedì 20 gennaio 2015

C'erano una volta ad Ostia Lido: Eolo Tomassoni





Eolo Tomassoni - Frammento di Risorgimento di rosa e rosso - mm 30 / 304

Eolo Tomassoni


Le vie dell'Asia
di Marco Del Corona
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Adesso centinaia di mail intasano la sua casella di posta elettronica. Dovrà scegliere, ma ignorarle è impossibile. Le ammiratrici vogliono conoscerlo, o conoscerlo meglio. Eolo Tomassoni è il primo italiano ospite di Feichengwurao (qualcosa come: se non sei sincero non disturbare), celebre trasmissione della tv del Jiangsu, una sorta di “Uomini e donne” alla cinese. 
Il suo assolo è andato in onda sabato scorso: 24 ragazze da corteggiare e da cui farsi corteggiare e lui, Tomassoni, “tronista” lì a destreggiarsi con il suo cinese assimilato in una quindicina d’anni di frequentazione della Cina. “Ho portato all’attenzione dei cinesi la sensibilità comica e la spontaneità degli italiani. Ed è piaciuto. Commedia con il finale amaro. Ho toccato il cuore delle persone, il massimo del risultato”, racconta al Corriere.
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ANTICA ROMA Quarantaquattro anni, nato a Roma, figlio di un restauratore, architetto, Tomassoni alla fine degli anni Novanta ha studiato cinese in Cina e nel ’99 si è iscritto a un corso per stranieri dell’Opera di Pechino. Il suo debutto come Re Scimmia lo ha portato a incrociare qualche set prima di un girovagare che lo ha spinto fino a Sanya, sull’isola di Hainan (la provincia più meridionale della Repubblica popolare, ora uno dei centri turistici più di successo). “Nel 2004 lì ho aperto un ristorante italiano disegnato e realizzato tutto da me, il ‘Roma’, ispirato appunto all’antica Roma. Andava bene, ma quando nel 2009 è scaduto l’affitto non mi èstato possibile rinnovarlo”, un intoppo familiare a molti imprenditori. Sono le tribolazioni di un italiano in Cina, forse – nel caso di Tomassoni – con un tasso di avventura lievemente sopra la media, e includono anche un accoltellamento subìto proprio a Sanya.

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TRA SORDI E PROIETTI La performance televisiva di Tomassoni non ha troppo risentito del fatto che non avesse la padronanza dei meccanismi della trasmissione. Si è fatto notare, ha funzionato, e tanto basta. Complici - ammette – la sua “entrata un po’ all’Alberto Sordi e un sorriso magico alla Gigi Proietti, quando faceva il Mandrake di ‘Febbre da cavallo’ di Steno. Che colpo, ragazzi. Piaccio a tutte…”. Alla fine, ecco le centinaia di mail, “una cosa pazzesca, non solo ragazze ma anche proposte di lavoro e di collaborazione per il mio nuovo progetto: portare in Cina il vero arredamento italiano classico, quello che solo pochi sanno fare e che ho imparato a realizzare da giovane. I nuovi ricchi cinesi sono stanchi di falsi e imitazioni. Cominciano a studiare e conoscere la storia e l’arte. Anche meglio di noi italiani…”.






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