martedì 19 novembre 2013

Non avevo vent’anni…




Non avevo vent’anni,
ma fui un partigiano.
Quando la guerra ti segna
sei anche tu in quel libro
di chi non si consegna
mani e piedi agli altri.
Anch’io ho sempre da ridire
perché la retta via
non passa sul confine
con un taglio netto.
Qualcuna che ci aspetta
sa di aspettare sempre
fino a che l’ora
non imbrunisce
e non capisce
che è arrivata l’ora
di guardarsi negli occhi
per capire il senso della verità.
Senza ammazzar nessuno
la guerra è impossibile
e ogni posizione è indifendibile
se per primo ti butti nel fossato
che hai scavato
con le tue mani.
Un uomo deve piangere
soltanto quando a sera
quando ammaina la bandiera
della libertà
 e si addormenta
senz’essere convinto
di ritrovarla all’alba,
che il giorno appresso
ce l’ha ancora in pugno
oltre che nel cuore.
Un partigiano muore,
ma non son morto.
Nascosto dietro l’orto
della casa
mando segnali ancora
sul nemico
che non si è arreso
e vive a un passo
dalle mie pretese
per evitar sconfitte
che a memoria d’uomo
creano veleni
indigeribili
nella sostanza umana.

Gioacchino Ruocco

Dedicata a Roberto Roversi
Scrittore, poeta, giornalistalibraio e partigiano dell'idea di essere.

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