Abbisci’ ‘o sciummo.
‘O sciummo, per noi stabiesi, è il fiume Sarno che segna il confine del nostro territorio con i comuni di Torre Annunziata e Pompei.
Nasce nei pressi del comune omonimo ad una quota di circa 30 metri sul livello del mare, alle pendici del monte Saro, che fa parte dei Monti Picentini, ed è alimentato nel suo percorso dai rivoli Rio Foce, Acqua di Palazzo e Acqua Santa Marina.. I romani lo chiamavano Draconcello per la sua forma sinuosa anche se oggi non più visibile, poiché nel 800 il suo corso fu ampiamente rettificato. Il nome gli fu dato dai Sarrastri, una popolazione pelasgica, arrivata dal Peloponneso .
Nel centro di Scafati, accanto alla Chiesa Madonna delle Vergini, il fiume viene diviso in due da una traversa determinando il canale Bottaro che rientra nel Sarno a circa un chilometro dalla foce, a monte dello stabilimento farmaceutico sul territorio di Torre. Il Sarno, dopo circa 24 chilometri , conclude la sua corsa nel Tirreno di fronte allo scoglio di Rovigliano.
Nel tempo l’acqua del Sarno è stata utilizzata prima per gli acquedotti cittadini e poi per usi industriali e irrigui determinando la fortuna del bacino agricolo che attraversa favorendo le culture che nel tempo sono diventate famose per le loro qualità organolettiche e per i sapori che hanno introdotto nella cucina locale e mediterranea diffondendo in Italia e nel mondo le specie locali, vedi i pomodori, i carciofi di Castellammare che profumano come un boquet la nostra cittadina tutte le domeniche.
La zona, prossima al fiume, è stata da sempre abitata dai “campagnuole”, che non la mollano neppure oggi nonostante il progresso abbia portato a ridosso delle loro terre insediamenti industriali estranei all’agricoltura, continuando a produrre ortaggi e fiori, che eccellono su tutti i mercati dell’interland e fuori regione. La bellezza ed il fascino di Schito del dopoguerra e degli anni più avanti, sono stati ben rappresentati da Filosa nelle sue opere pittoriche (vedi sito) e da altri pittori di scuola stabiese.
L’acqua del Sarno, nel dopo guerra, l’ho bevuta attingendola direttamente dai canali irrigui fino agli anni cinquanta quando frequentavo le terre di mia nonna, a Torre centrale. Era buonissima e leggera. Oggi è il fiume più inquinato che esiste.
Gioacchino Ruocco
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