giovedì 12 luglio 2018

PERSI E SPAESATI NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA



”Nulla è più pericoloso e mortale per l’anima che occuparsi continuamente di sé e della propria condizione, della propria solitaria insoddisfazione e debolezza”. Hermann Hesse
PERSI E SPAESATI NELLA SOCIETÀ CONTEMPORANEA

Ci sentiamo veramente “persi” e spaesati in una società dove chi sta al potere gioca con la vita dei popoli minacciando una guerra nucleare con un sorriso irresponsabile ed idiota sulle labbra; dove le donne vengono violentate ed uccise come capri espiatori da uomini insoddisfatti della loro vita; dove la conflittualità a livello internazionale scoppia in attentati terroristici, per motivi religiosi e culturali che, al contrario, dovrebbero promuovere  dialogo e cooperazione; dove alcuni giovani, a cui nessuno dà fiducia e lavoro, registrano più di altri il male di vivere della nostra epoca e diventano violenti negli stadi, nelle discoteche, nelle scuole, per le strade e nei mezzi di trasporto; dove nessuno tutela i minori da film ed immagini con scene di violenza estrema che in età adolescenziale possono essere veramente dannose perché stimolano all’emulazione i soggetti più deboli e impressionabili a livello emotivo. Bisognerebbe avere ancora fede nel futuro e nell’uomo, ma, in quest’atmosfera sospesa e greve, abbiamo l’impressione di essere in guerra “con il piede straniero sopra il cuore”, come ha scritto il poeta Salvatore Quasimodo nella poesia “Alle fronde dei salici” pubblicata nel 1945.
Ed è così che è nata l’esigenza di un’Antologia sul tema dei “PERSI”, cioè di quelle persone deboli, sfortunate o disadattate che si perdono nelle strade del mondo, nella droga, nella solitudine, nel vizio, nella religione troppo radicale, nel sogno, nel gioco d’azzardo, nel dubbio, nel nulla, nel tempo, nell’amore per  gli altri dimenticando se stessi, ma auspicando per tutti un riscatto umano e sociale e puntando in maniera particolare sulla condizione delle donne che ancora oggi lottano per essere rispettate con le pari opportunità nella vita familiare, spirituale, sociale e creativa. In questa Antologia vogliamo trasferire le nostre paure, i nostri dubbi, i nostri tormenti le nostre tensioni spirituali, i nostri più intimi dolori e, nella solidarietà con gli altri, tracciare un diario dei sentimenti, come esercizio di una cosciente responsabilità verso noi stessi e verso una società più giusta, più democratica, più capace di valorizzare le energie dei giovani, contribuire alla costruzione del loro senso critico e della loro personalità ed intendere le diversità di una società multiculturale e multirazziale come un contributo alla nostra crescita.
Ogni anno aumentano le persone con problemi abitativi, perché sono  più numerosi coloro che, perdendo il lavoro, non possono pagare gli affitti sempre più cari e le varie utenze. Qualche volta trovano conforto per un breve o lungo termine nelle varie case di accoglienza laiche o cattoliche. Spesso diventano i protagonisti di un dramma rapido e feroce. Gli homeless, infatti, sono  quell’umanità randagia, quasi invisibile, sofferente, senza risorse e senza voce che vive e dorme per strada, rifugiandosi nelle grotte naturali, nelle stazioni dei treni, nei carri merci, nei casolari abbandonati senza luce e senza riscaldamento. I loro volti, segnati da ombre e sentimenti cupi, da mimiche livide ed  alienate, documentano una vita  ed una storia pervase da ogni tipo di difficoltà.
Un aforisma di Hermann Hesse (Calw, Germania, 1877 - Montagnola, Svizzera, 1962) scrittore, poeta, filosofo e pittore tedesco naturalizzato svizzero, insignito del premio Nobel per la letteratura nel 1946, recita così:”Nulla è più pericoloso e mortale per l’anima che occuparsi continuamente di sé e della propria condizione, della propria solitaria insoddisfazione e debolezza”.
Salvatore Dattolo, valente scultore ed incisore, pervaso da una solidarietà sentita e necessaria in senso filosofico, ha iniziato a maturare l’idea di dedicare ai “PERSI“ un’impegnata ricerca attraverso una serie di sculture in legno e in tufo. La scultura più significativa e pregnante in tufo è dedicata a ‘Ntunett, Antonietta, una donna scomparsa per un male che l’ha consumata lentamente: Non si era fatta curare, dimenticandosi di se stessa, ma sempre in prima linea nell’amore per la sua famiglia e per gli altri.  Dattolo ha scolpito a tutto tondo in tufo la sua testa con una grazia delicata ed espressiva, che fa intuire tutto il rimpianto per quella presenza amorevole e discreta. Nessun materiale, meglio del tufo - una roccia magmatica, dal colore caldo, di origine vulcanica, leggera, di media durezza e facilmente lavorabile -  riesce a far emergere e ad esprimere qualcosa di   inatteso, di misterioso e di sorprendente che ti penetra nell’anima. I segni tracciati, ora leggeri ed ora profondi, i vuoti ed i pieni, le luci e le ombre sono il frutto di un lavoro manuale, eseguito con pochi attrezzi, ma usati con maestria. Le figure, i volti con tutte le loro espressioni ed il loro carico emotivo vengono fuori quasi in maniera autonoma senza essere progettate, ma suggerite dalle imperfezioni e dalle inclusioni calcaree della pietra. In generale le sue opere, in tufo o in legno, sfuggono ad ogni mimesi figurativa e descrittiva, ma evidenziano una notevole forza espressiva e testimoniano un profondo impegno sociale e civile.
Daniela Cococcia – scrittrice, poetessa, operatrice culturale e amica di Salvatore Dattolo -  ha  intercettato l’importanza di questo progetto culturale e l’esigenza di ampliarlo invitando poeti, scrittori, pittori, scultori, fotografi e creativi vari a collaborare con i loro lavori dedicati a questo tema. Daniela, oltre a dare il suo contributo personale, si è  impegnata a pianificare tempi e modalità per  stampare un’Antologia dedicata ai “PERSI” e, consapevole del suo contenuto simbolico e valoriale, a curarne gli aspetti organizzativi per la divulgazione. Nessuno meglio di lei può dedicarsi a  questa Antologia, poiché tra i suoi numerosi lavori narrativi, è anche l’autrice del libro “Le stanze della mia esistenza”,  pubblicato nel 2013, con pagine di Luciano Lucarini, una biografia e un’autobiografia, basate su una vera storia di amore e di solidarietà, dove si narra la dolorosa vicenda di Christian, tossicodipendente fin da ragazzo e dei suoi innumerevoli tentativi di ricostruirsi una vita normale, vista dagli occhi di chi non ha mai abbandonato una persona cara nella sofferenza.
All’Antologia dei “PERSI”, oltre alla mia collaborazione, è assicurata anche quella di  Penelope Lazio, l'Associazione delle Famiglie e degli Amici delle Persone scomparse, una organizzazione no profit fortemente impegnata sul territorio per offrire assistenza in varie situazioni di emergenza e bisogno. Sono già pervenute numerose poesie che, pur rinunciando ad una costante identità metrica, obbediscono a criteri di armonia ed esprimono con coerenza i ritmi di una latente musicalità e l’incanto di metafore con trasferimenti di significati dal grande potere evocativo. Sono versi liberi, svincolati da ogni schema metrico ed aperti ad ogni suggestione emotiva, riflettendo costantemente il ricco mondo interiore degli autori. Le parole e le espressioni sono ricercate e, spesso, passando dal senso proprio ad un altro figurato, pur mantenendo un loro rapporto di somiglianza, si caricano di inediti ed analogici significati. I costrutti sono semplici e d’immediata comunicazione, ma includono una loro forte e  luminosa tensione esistenziale.
Le opere  d’arte offrono un panorama quasi completo dell’arte attraverso una serie di quadri, sculture, ceramiche, gioielli, installazioni, di stile astratto, figurativo, impressionista, espressionista, metafisico eccetera, spesso con apporti culturali provenienti dall’archeologia, dalla tradizione e dalla storia. C’è una compresenza di Avanguardia e di Tradizione che mi fa pensare alla teoria di Jean Francois Lyotard, uno dei più celebri filosofi francesi contemporanei che, nel suo rapporto sul sapere nelle società più sviluppate, pubblicato in Italia con il titolo “La condizione postmoderna” ipotizza che “ il sapere ha cambiato di statuto nel momento in cui le società entrano nell’età detta postindustriale e le culture nell’età detta postmoderna”. Questa evoluzione la fa iniziare tra la fine degli anni Cinquanta e gl’inizi degli anni Sessanta che in Europa segnano la fine della ricostruzione dopo la seconda guerra mondiale. La trasmissione del sapere, per l’avanzare incessante e continua della tecnologia robotica circola attraverso i nuovi canali dei mass-media: computers, banche dati,  terminali intelligenti, satelliti per telecomunicazioni,  telex, laser, cavi a fibre ottiche ecc. Come dire che Avanguardia e Tradizione, nella molteplicità delle loro manifestazioni, siano slittate su un unico asse atemporale e siano livellate nel presente senza attriti o contrasti.
                                                                                                Drs. Anna Iozzino
                                                                                                       ( storica e critica d’arte)





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