La tettoia dei contadini

Ho visto a bordo strada, nel pecettese, le ciliegie a 12 euro il chilo. E poi dicono che bisogna andare alla fonte, che la roba è cara perché passa per troppe mani. A bordo strada dovrebbero esserci i produttori, no? Oppure quelli lì sono cassintegrati che arrotondano comprandole alla Metro e rivendendole sul ciglio della provinciale ai gonzi della domenica? Mah! Certo che a 12 euro…
“Al mare 15!” mi dice subito un pendolare del weekend. Alla faccia! Costavano meno sotto Natale quelle argentine: 5 euro. Che i contadini se ne approfittino? Chi va a Porta Pila sa che la roba, sotto la “tettoia dei contadini” costa in media il doppio che dall’altra parte. Strano, visto che in teoria dovrebbe essere roba venduta direttamente dal produttore, mentre quella dall’altra parte passa per molte mani. Eppure, proprio parlando di mani, osservate quelle di chi vende sotto la tettoia. Mani rugose, di chi la vanga la conosce. Anche i vestiti sono vecchi e strafugnati, e i furgoni parcheggiati dietro idem.
Non si arricchiscono certo, i contadini della tettoia. Guadagnano onestamente il prezzo della loro fatica, del loro alzarsi al buio e lavorare tutto il giorno chini sotto il sole. E in più ti portano, in tempi in cui le multinazionali stanno omologando frutta e pomodori in tutto il mondo, varietà e tipi antichi di ortaggi, pesche di vigna, erbette che altrove non si trovano, fiori di aia, specialità come i “povron della rapa” ormai quasi dimenticate. E parlano ancora piemontese. Vale la pena pagare il doppio, che poi è sempre meno della roba ormonata dei supermercati. Dove se dici “cerea” alla cassiera passi per rumeno.

Commento: Manca alla fine il punto di domanda , specialmente quando il prezzo si raddoppia o si triplica.