giovedì 8 giugno 2017

Chiude un altro negozio storico



CAMPIDOGLIO

I Berardo salutano dopo 50 anni. Chiude un altro negozio storico

Addio all’ingrosso di casalinghi. E i commercianti criticano le multe
Chiude un altro negozio storico in borgo Campidoglio. La famiglia Berardo, che da cinquant’an ni vende articoli casalinghi all’in grosso in via Balme 25c, la scorsa settimana è stata costretta a tirare giù le serrande del suo negozio per sempre.
Durante la svendita degli ultimi oggetti per la casa, nell’ultimo mese, la signora Maria Berardo si è rivolta a tutti i suoi clienti esponendo un cartello sulla vetrina: «Dopo cinquant’anni di attività la ditta Berardo è giunta al termine. Cogliamo l’occasione per ringraziare tutti coloro che ci hanno accompagnato in questa lunga avventura e i colleghi con i quali abbiamo condiviso ogni giorno lavorativo e creato ottimi rapporti. Speriamo di avervi dato un ottimo servizio. Grazie di cuore. Senza di voi tutto questo non sarebbe esistito».
Parole di certo nostalgiche che celano però la consapevolezza della fine di un’era. Il fulcro del problema della chiusura inesorabile dei negozi storici del quartiere, secondo i commercianti, risiede infatti nella «mancanza di un ricambio generazionale». E i motivi che impediscono ai figli di seguire le orme di genitori sono sempre le stesse: «concorrenza impari con i grandi colossi delle multinazionali e affitti troppo cari». «Sono sempre di più i locali rimasti vuoti nel quartiere Campidoglio» afferma preoccupato Pietro D’Alessio, che gestisce da 45 anni il pastificio Profeta in via Fabrizi 29. «Esempi concreti tra i tanti – aggiunge D’Alessio -, oltre alla ditta Berardo, sono la macelleria Fabrizi al civico 30 di via Nicola Fabrizi che ha cessato l’at tività a fine 2016, l’immobiliare Nuova Posta e la storica pelletteria Remondino, chiusi negli ultimi mesi». «Nel caso dell’oggettistica per la casa – sostiene Vito Gioia, direttore del Centro Commerciale Naturale Campidoglio a capo di un centinaio di attività commerciali nella zona -, il problema è dato dalla presenza di negozi cinesi che vendono oggetti scadenti a basso costo». Ma il calo delle vendite che ha portato alla chiusura molti negozi nell’ultimo periodo, secondo Gioia, è anche imputabile alla lotta alla malasosta portata avanti dalla giunta 5 Stelle. «Le multe continue – conclude Gioia -, hanno diminuito le vendite nel borgo del 20%».

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