giovedì 28 aprile 2011

Antichi mestieri: Acquaiuolo.


Chiosco nella città di Napoli


Le immagini riproducono nel tempo il punto di attingimento dell'acqua acetosella e della Madonna ancora in esercizio come dimostrano le immagini appresso, le strutture presenti nel porto per le attività di ristoro consentite soltanto nel periodo estivo, il locale dove esercitava l'acquafrescaio  ......., il punto di vendita gestito da un'altro gestore, dove attualmente è presente un bare quello di corso Vittorio Emanuele dove attualmente è insediata una rivendita di tabacchi.

La presenza di sorgenti di acque minerali  sul territorio di Castellammare di Stabia e la bontà di queste sia per dissetare sia per la cura di gastriti croniche, enterocoliti, calcolosi, malattie del ricambio, del fegato, ecc. era naturale che inducesse qualche paesano a commercializzarle in qualche maniera, ma la presenza solamente stagionale di turisti e le cure mordi e fuggi attuate dall'utenza dei comuni vicini non ha mai conferito all'attività di rivendita dell'acqua minerale un carattere imprenditoriale ben definito e uno sviluppo organico e promozionale.

Ancora oggi dai residenti un bicchiere d'acqua consumato a un chiosco è considerato un fatto eccezionale rispetto alle altre attività di ristoro che continuano a prosperare nonostante tutto.
Sono più quelli che arrivano a Castellammare dai comuni limitrofi con contenitori di plastica per i rifornimenti settimanali che i paesani con un bicchiere in mano a consumare un'acetosella, un'aqua della madonna o a recarsi alle terme che nel concetto popolare vanno quelli che debbono curarsi.
Alle terme quando ci si va, ci si va per assistere a qualche spettacolo serale per farsi vedere dagli amici e dai conoscenti,











L’acquaiuolo

Il primo venditore di acque minerali l’ho conosciuto appena dopo la guerra. Vivevo allora in via Terragneta a Torre centrale. Non era una via di passaggio, ma gli ambulanti non la tralasciavano in quanto la speranza di vendere qualcosa specialmente in una economia disastrata come quella del dopoguerra era l’ultima a morire. Generalmente i residenti che erano una decina di famiglie quando l’occasione rispondeva alle loro esigenze non si facevano pregare più di tanto per acquistare, erano soliti discutere sul prezzo, ma quando raggiungevano l’accordo prendevano quello di cui avevano bisogno senza farsi pregare due volte.
Così, un giorno, arrivò un carretto carico di damigiane, messe in contenitori di legno e coperte con sacchi di iuta che venivano bagnati di tanto in tanto per mantenere l’acqua fresca. I residenti sentendo la voce del venditore uscirono uno dopo l’altro dalle proprie abitazioni e sentendosi offrire dell’acqua  d’acquistare qualcuno ridendo gli rispose: Noi un bicchiere d’acqua non lo neghiamo a nessuno e tu ce la vuoi vendere ?
Ma l’acquaiuolo di rimando, nel porgergli una giarretta che aveva riempita: - Ma miche è comme a chesta ? Assaggia!
Ma chesta è acqua salata !  E l’acquaiuolo: - No, chesta è acqua ‘e San Vicienzo. Te pulizze ‘o stentino e te leva ‘a sete. E cu nu poco ‘e limone è ancora cchiù sapurita. Te ne faie na damigiana.
Dopo uno scambio di battute, una più salace dell’altra, e aver discusso il prezzo a litro don Guglielmo e i suoi fratelli ne comprarono due fiaschi a famiglia, Peppe’o francese non la volle neppure assaggiare e continuò a fumare la pipa davanti casa, mia nonna una damigianetta di cinque litri e un’altra di acqua della Madonna di cui già ci rifornivamo alla sorgente ogni volta che andavamo al mercato di Castellammare dove il cavallo era solito fermarsi all’acqua ferrata e ne beveva un paio di secchi dopo di che ripartiva come se avesse fatto rifornimento di carburante.
L'acquaiuolo, prima di andar, via disse che sarebbe ripassato di lì a quindici giorni, ma dopo una settimana era di nuovo dalle nostre parti e l’accogliemmo come se ci fossimo conosciuti da sempre.
Durarono quasi un anno le sue visite dopo di che capitava soltanto saltuariamente, forse quando si perdeva in mezzo alla campagna o quando la giornata non andava bene.
Gli altri venditori li ho conosciuti tornando a vivere a Castellammare al di là della frequentazione delle terme al mattino presto o al pomeriggio alle quattro quando uscivano gli operai dai cantieri navali che godevano di una franchigia che gli consentiva di accedere alle terme senza pagare e di asportare a piacimento una bottiglia d’acqua da un litro per uso personale estesa anche ai residenti.
Ancora oggi c’è il chiosco vicino all’acqua della madonna che continua a commerciare l’acqua acidula e acetosella e quella della Madonna in bicchieri o nei contenitori di proprietà del cliente che cedono tanto al litro. Mi ci fermo ogni volta che torno e ci passo qualche ora ripercorrendo quei ricordi che non mi vogliono abbandonare
Un altro acquaiuolo vendeva l’acqua vicino al Bar Duemila e un altro un po’ più avanti che ricordo che si chiamava Alfonso ‘o schiavuttiello. Mentre il primo è chiuso, il secondo conserva ancora sull’area antistante  il banco di marmo. L’acqua veniva servita anche in giarrette di vetro che odoravano di limone  che era utilizzato non solo come aggiunta nell’acqua ma anche per lavarle e renderle igienicamente riutilizzabili all’istante.
L’acqua era sempre fresca  e piacevole da bere specialmente con l’aggiunta di succo di limone e di magnesia. Le acque minerali a Castellammare sono tante e hanno tutte un sapore particolare che le rende uniche ed irripetibili.
Un altro acquaiouolo era posizionato sul corso Vittorio Emanuele di fronte al palazzo del Fascio e di fianco al bar Petagna. Lo ricordo frequentatissimo specialmente nelle sere d’estate. Quando terminava una proiezione quelli che tornavano all’aperto dal Supercinema vi si riversano dentro assetati come se avessero attraversato un deserto infuocato.
Qualche anno addietro l’acqua della Madonna la trovai imbottigliata in un supermercato di Ostia per alcuni mesi. Quando non la trovai più mi dissero che lo stabilimento si era incendiato. Generalmente i pompieri adoperano l’acqua per spegnere gli incendi, invece a Castellammare di Stabia, miracolo dei miracoli, l’acqua si era incendiata, cioè avevano incendiato la fabbrica.
Gli unici a vendere ancora acque minerali al banco durante l’estate sono i chioschi posti nel porto e  quello compreso tra la chiesa della Madonna di porto salvo, Via Duilio e Via Benedetto Brin che resta aperto tutto l’anno che non ha mai fatto l’ammaina bandiera.
Se la gente ha sete bisogna darle da bere e se quello che più desidera sono l’Acetosella e l’acqua della Madonna ben vengano a rinnovare il rito della mescita al banco di un liquido delizioso e benefico che non crea problemi per la guida se non qualche fermata in più per il ricambio che richiede. Il mestiere non è e non era tipicamente stabiese, qualcuno la deve pur amministrare e quindi farne commercio. I chioschi chiusi nel porto sono uno scandalo, ma se il commercio dell'acqua fosse una cosa tipica tutti gli stabiesi avrebbero avuto un'occupazione certa dandola a bere a tutti.
                                                                         Gioacchino Ruocco


Nota bene: Di rubriche sui mestieri scomparsi Internet è piena. La mia è un reportage del mio vissuto.

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