mercoledì 3 marzo 2021

 

Giuseppe Giaquinto

 

Tra fiori e mare, ricordi e Procida.

Ripercorrendo le opere di Giuseppe Giaquinto che ho avuto il piacere di vedere sia in mostra sia presso il suo studio o sulle pubblicazioni che le riportano, continuo a sorprendermi per le soluzioni compositive che mette in atto per rappresentare la realtà che vive facendone un racconto per immagini aduso a sbalordire per i colori fortemente caldi ed accattivanti  che adopera, per la facilità con la quale li accosta determinando equilibri  che non immaginavo o conoscevo per assonanze con altri mondi espressivi.

I titoli, ma anche senza di essi, mi prendono per mano e mi fanno attraversare tutta la sua storia senza ansie se non quelle determinate dallo stupore offerto dal colore, espresso in maniera antinaturalistica che mi fa  credere di poterlo replicare con la stessa semplicità operativa di Giuseppe Giaquinto.

Per esempio nell’opera “Natura vivente” del 1996 la frutta adagiata sul prato non sembra una perdita della natura, ma tesori alimentari messi apposta lì, al dilà dei simboli che in passato hanno rappresentato,  per rinfrancare il nostro cammino ricordandocene l’indispensabilità nell’alimentazione proprio attraverso quella suggestione che non avremmo mai colta in altre occasioni. I suoi quadri sono una dispensa che potrebbe alimentare fisicamente ed intellettualmente una moltitudine di persone per il benessere coloristico che diffondono aiutandoci a sviluppare i nostri pensieri con le stesse vibrazioni.

Il paesaggio si distende in immagini tranquille e riposanti, ma in una dimensione sempre più distante dalla città, che potremmo ritrovare soltanto in quell’impervia  natura che ancora resiste alla corruzione della civiltà che sicuramente gli darebbe nuovi caratteri più ordinati e statici.

I “Ricordi”, che non mancano, sono giocati invece in toni più contenuti, ma sempre con forme abbreviate che conservano tutta la consistenza di cui hanno pur sempre bisogno per continuare a far tremare l’anima.

Procida resta però, come suo paese d’origine, il motivo dominante della sua pittura. Non può fare a meno di essa sia che la rappresentazione è nitida nei suoi connotati, sia che è soltanto l’emblema di quella realtà, che non lo rattrista nei distacchi, ma che lo sorprende nei ritorni che abitualmente effettua per mantenere contatti con la sua origine isolana e le atmosfere che non vuole perdere diluendole in quelle della residenza abituale anche se più di una volta si è lasciato andare.

Nessun commento:

Posta un commento